Pagina on-Line dal 07/04/2011


Autoritratto di Edward Bradley, da The Adventures of Mr Verdant Green (edizione del 1870).

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Introduzione.

L’articolo di cui presentiamo in questa sede la prima traduzione italiana è stato scelto, in un certo senso, per il suo valore storico. Si tratta, per quel che ne sappiamo, della prima trattazione descrittiva di uno dei manoscritti più studiati e discussi della tradizione alchemica, il Ripley Scrowle. L’articolo venne pubblicato in due parti su Notes and Queries, a medium of inter-communication, second series, volume second, London 1856, pp. 481-483 e pp. 501-502. Dopo questa trattazione, per ritrovare tracce tangibili di un interesse filologico per il Ripley Scrowle bisognerà aspettare il 1876, quando W. Moncrieff e J. Small pubblicheranno il loro Account of an Alchemical Roll on Parchment presented by the Earl of Cromarty in 1707 to the Royal College of Physicians of Edinburgh nei Proceedings of the Society of Antiquaries of Scotland. Vol XI. Session 1875-76. (Edinburgh. pp 561-575). La copia analizzata dall’autore, proveniente da una collezione privata, presenta notevoli ed interessanti varianti (soprattutto nella parte testuale, ma non solo), come gran parte delle altre ventuno copie oggi conosciute. Non sapremmo dire se la copia descritta in questo articolo sia oggi sopravvissuta e sia tra le ventuno oggi censite, oppure se sia dispersa.
Cuthbert Bede era il nom de plume di Edward Bradley (1827-1889), nato a Kidderminster il 25 marzo 1827, secondogenito di Thomas Bradley, chirurgo. Educato prima alla scuola del paese di origine e dopo all’università di Durham, egli si laureò nel 1848 in teologia. Gli anni di Durham sono anni decisivi nella vita e nella memoria di Edward, che trarrà il suo nom de plume proprio dagli anni dell’esperienza universitaria. I due patroni di Durham sono infatti San Cuthbert e Beda il Venerabile, ed è per questo motivo che Edward adotterà per tutta la sua carriera di scrittore la firma di Cuthbert Bede. Troppo giovane per prendere i voti, trascorrerà un anno ad Oxford e, successivamente, nel 1850, verrà ordinato pastore cominciando la sua carriera nella chiesa anglicana. Sarà dapprima curato di Glatton-sith-Holme, per quattro anni, ed in seguitò continuerà ad assolvere le medesime mansioni a Leigh, Worcestershire. Successivamente, nel 1857, verrà nominato vicario di Bobbington, nello Staffordshire, e, due anni dopo, rettore di Denton-with-Caldecote, nello Huntigtonshire, dove rimarrà fino al 1871. In quest’anno venne infatti nominato rettore di Stretton, Rutland, carica che occuperà fino al 1883. In seguito, fino alla morte, sarà vicario di Lenton, nel Lincolnshire, e qui particolarmente intenso sarà il suo impegno nell’azione sociale (gli si deve la fondazione di una biblioteca pubblica, di una banca scolastica e di varie associazioni benefiche). Nel 1858 si sposa con Harriet Amelia, dalla quale avrà due bambini. Colto studioso di antichità, bibliofilo, cultore del folklore locale e scrittore abile e prolifico di letteratura leggera, nella sua vasta e varia produzione spicca soprattutto il celebre libro umoristico The adventures of Mr Verdant Green (uscito per la prima volta in tre parti tra il 1853 ed il 1857, poi divenuto un best-seller oggetto di numerosissime riedizioni ed ancor oggi ristampato), con il suo seguito Little Mr Bouncer and his friend Verdant Green. Tales of College Life (1873). Oltre alla accattivante scrittura, Cuthbert Bede dovette il suo successo anche ai bei disegni con i quali accompagnava le sue opere, di cui egli stesso era l’autore.
Suoi studi riguardanti i più disparati argomenti vennero pubblicati su diverse riviste, ed, in particolar modo, proprio sul Notes and Queries di cui fu collaboratore assai assiduo.
Ad Edward Bradley è dedicata una brevissima pagina di Wikipedia; ulteriori e più rilevanti informazioni sul popolare autore il lettore potrà però reperirle on-line in un bell’articolo della scrittrice Susan Watkin.
Il lettore potrà accompagnare il lavoro di Edward Bradley con le illustrazioni a stampa del Ripley Scrowle tratte da David Beuthers, Universal und Particularia, worin die Verwandelung geringer Metalle in Gold und Silber klahr und deutlich gelehret wird: nebst einem Anhange von unvergleichlich curieusen Alchymischen Kupffern, darin die Kunst von Anfang bis zum Ende vorgemahlet ist: und einer Vorrede von Beuthers Person und Schrifften Dr. Joh. Christoph Sprögels … Hamburg 1718. Si potranno così confrontare in parallelo anche le versione tedesche di alcune delle iscrizioni riportate nello studio di Bradley.

On line si può trovare anche la bellissima versione – divisa per segmenti – del Ripley Scrowle della Yale University, anche disponibile riunita in un fotogramma unico in una versione provvidenzialmente approntata da Wikimedia. Per quanto riguarda le traduzioni, laddove queste presentavano passi e lemmi controversi, abbiamo, in genere, fornito indicazioni sulle scelte compiute.
Il Ripley Scrowle, con il suo affascinante apparato iconografico, ha avuto innumerevoli commentatori moderni. Tra questi, per un primo approccio storico-critico ed ermeneutico, ricordiamo il breve corso introduttivo in sette lezioni approntato da Adam McLean e le pagine dedicate all’argomento da Jacques van Lennep in Alchimie, contribution à l’histoire de l’art alchimique, Dervy Livres Bruxelles 1985, pp. 425 e sgg.. On line si può anche consultare l’articolo introduttivo del Prof. R. I. McCallum.

Massimo Marra © – tutti i diritti riservati – riproduzione vietata con qualsiasi mezzo e con qualsiasi fine.

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Descrizione di un curioso manoscritto illustrato riguardante la pietra filosofale (Ripley Scrowl).
B. A. Couthbert Bede (Edward Bradley).

Traduzione e note di Massimo Marra ©, tutti i diritti riservati – riproduzione vietata con qualsiasi mezzo e per qualsiasi fine.

Risalendo sul lato destro della strada che porta da Powick a Oixham Ferry (Worcestershire) c’è una bella, vecchia casa dal tetto spiovente – per metà fattoria e per metà dimora – che, negli ultimi settant’anni è sempre stata conosciuta col nome di Most-House, ma che è oggi conosciuta come White House. Essa ancora mantiene alto il suo fascinoso vecchio stile; mostra una bella scalinata, stanze con arazzi e molti altri oggetti di interesse. Pochi anni or sono la vedova dell’ultimo proprietario stava vuotando il contenuto di una vecchia libreria, quando, nascosto dietro qualche in-folio scritto in gotico, scoprì un rotolo di pergamena. Della storia dell’oggetto lei non aveva notizie. Tenendolo in gran conto, lo preservò con la massima cura, e molti di coloro ai quali lei ha concesso una occhiata al manoscritto hanno desiderato acquistarlo, o, fallendo tale obiettivo, almeno di farne una copia. Tale favore è stato sempre rifiutato. Io comunque, sono più fortunato, e la signora, ha acconsentito, molto cortesemente ed amichevolmente, a mettere il suo tesoro nelle mie mani al fine di permettermi di farne una copia.
Esso è montato su rulli di legno ed è di dimensioni inusuali, essendo dieci piedi e dieci pollici in lunghezza, e quindici pollici e mezzo in larghezza. Il rotolo è composto da sette pezzi di pergamena cuciti insieme ed è in buono stato di conservazione, come fosse stato fatto ieri. I curiosi disegni sono eseguiti in maniera molto artistica e con la più elaborata cura; i colori, brillanti e vari, sono adornati di oro ed argento, secondo l’uso dei manoscritti illustrati il cui segreto oggi sembra perduto. Un amico, ferrato in antichi manoscritti, congettura che la data di esecuzione debba risalire a pochi anni prima della riforma.
Dare un’esatta descrizione della sua bizzarria non è cosa facile, ma, in assenza dell’aiuto dell’illustrazione, proverò a sforzarmi di darne un’idea con la mia penna.
In cima al rotolo, in un nastro ondeggiante, è scritto:

EST: LAPIS: OCCULTUS: SECRETO: FONTE: SEPULTUS: FERMENTUM: VARIAT: LAPIDEM: QUI: CUNCTA: COLORAT.

Poi comincia la porzione superiore della figura di un uomo con un cappuccio bianco, capelli scuri e barba, ed una veste di colore grigio bordata di rosa, circondata in vita da una cintola sempre rosa. Questa figura è la più grande del rotolo, e misura ventitre pollici dalla cima del cappuccio fino alla fine delle dita. Porta un vaso a doppia impugnatura alto diciotto pollici e mezzo, parzialmente colmo con un ondeggiante liquido chiaro. Dal turacciolo procedono una serie macchie, come di sangue, che pervadono il vaso, e sono etichettate in tre punti SPIRITUS: ANIMA. In un angolo del vaso, una rana fa zampillare avanti un fluido rosso, e cinque piume sono sistemate intorno. Sui manici del vaso è scritto: YE: MUST: MAKE: WATER: OF: YE: FIER: &: EARTH: OF: YE: AYRE: &: AYRE: OF: YE: FIER: & FIER: OF: YE: EARTH.
Il corpo del vaso è riempito da otto figure circolari che formano un anello.
Esse sono incatenate le une alle altre, e sono anche attaccate con una catena ad un libro che è posto al centro di una figura circolare centrale, in cui due figure vestite, apparentemente ecclesiastici, stanno passando le mani sopra le catene e stringono il libro. Intorno è scritto:

SPERITUS:ANIMA:CORPUS:SPERITUS:ANIMA:CORPUS:SPERITUS: Aqua: of: Aqua: Anima.

Gli otto circoli intorno sono riempiti così:

1 – Due figure nude, apparentemente Adamo ed Eva, stanno su un prato, con l’albero della vita dietro loro. Nel cielo ci sono il sole e la luna, da cui scendono giù onde rosse fino al petto dell’uomo e della donna. Dall’albero spicca il volo un uccello, e vicino all’uomo c’è una figura vestita con una corta veste blu, che tiene una linea rossa che parte dalla testa dell’omo. Ai piedi dell’uomo c’è un drago alato, ai piedi della donna un leone rosso e verde. Vicino la donna c’ una figura drappeggiata di giallo e rosso, con qualcosa come ali; tiene un martello alzato, come se volesse colpire la donna. Questa figura è collegata alla figura centrale, non da un catena, come le altre sette, ma da un nastro su cui è scritto «Prima Materia». Intorno alla figura c’è l’iscrizione: «Speritus. Anima. Corpus. Leo. Rubens. Viridis».

2 – Quattro monaci tengono in mano un alambicco sopra una costruzione circolare che ha tre aperture anteriori, ripetuta nelle altre sei figure, che io definisco fornace: su di essa c’è scritto «Solutio». Nell’alambicco ci sono le figure dell’uomo e della donna che galleggiano in una sostanza chiara e fusi insieme, per così dire, all’altezza delle gambe. Sopra di essi vi sono un uccello e gocce di una sostanza rossa – le quali gocce nelle altre figure sono ripetute all’interno dell’alambicco. Intorno c’è l’iscrizione: «The. soule. forsooth. is. his. Sulpher. Not. Breninge».

3 – Le figure sono in un alambicco, come prima, sebbene in un liquido rosso; ma su di esso c’è una storta, dalla quale fuoriesce una figura umana racchiusa in una vescica piscis d’oro, con l’uccello che volteggia tra tre piccoli alambicchi, piazzati su di un banco vicino alla fornace, sulla quale è scritto «blacke», e dai cui sportelli fuoriescono fiamme. Tre frati stanno sulla sinistra, con le mani sollevate in alto come per stupore.
Intorno c’è l’iscrizione: «Acalido. &. Humido. Primo. Ex. Illis. Pasce. Quoniam. Debilis. Sum».

4 – Tre frati tengono un alambicco nel quale ci sono le figure dell’uomo e della donna, come prima, in un fluido chiaro, ognuno con un uccello che gli vola sopra. Sulla fornace è scritto «blacker» e sul banco a lato ci sono due piccoli alambicchi su cui stanno appollaiati un uccello ed una figura umana.
Intorno c’è l’iscrizione: «Leniter. Degestus. Animatus. Sum. Exalta. Me. Grassioribus».

5 – Un monaco tiene l’alambicco, e nell’altra mano regge un alambicco più piccolo. Tre altri frati si inginocchiano come in adorazione. Dentro l’alambicco grande ci sono le figure dell’uomo e della donna, sebbene qui le gambe del maschio siano avvolte intorno al quelle della donna, e quest’ultima si regga tra esse agganciata con le mani. Due uccelli volano su di loro. Sulla fornace c’è scritto: «&:blacker». Intorno c’è la legenda: «Exalto. Separo. Subtilia. Me. Ut. Posim. Reducere. Ad. Simplex».

6 – La figura della donna, in piedi in un fluido chiaro, è la sola figura nell’alambicco. Attorno a lei cinque frati, tre dei quali reggono piccoli alambicchi. Sulla fornace c’è scritto: «&.white». Attorno c’è la legenda: «Sitio. Deficio. Pota. Me. Me. Albifica».

7 – Nell’alambicco, la figura nuda della donna con capelli fluttuanti e le mani incrociate sul petto. Sei frati stanno intorno, tre dei quali con piccoli alambicchi. Sulla fornace è scritto: «white» ed in torno c’è la legenda: «Vidui. sumus. &. A. Domo. Propria. FLÕUSATFNOS. Ad. Spû. Reduct. Ut. Corpus. Nos. Amplectatur. &. Nobis. Fiat. Amicabilis.».

8 – La donna è nell’alambicco come in precedenza, e sette frati sono intorno, tre dei quali con piccoli alambicchi. Sulla fornace c’è scritto: «&. white», ed attorno c’è la legenda:

«Leniter. Cum.Igne. Amicabili. Fac. Ut. Aliqua. Vistentia. Nos. Separare. Non. Possit».

Alla base del vaso contenente queste figure c’è un’ellisse nera, bordata di bianco, sui cui due lati è scritto: «Ye blacke sea: ye blacke Soll». Sotto di ciò, in lettere rosse, c’è: «Here: is: ye: last: of: ye: whit: stone: &ye: begining: of: ye: red: stone».

Seguono poi queste righe:

«Of the Sunne take the light
The red Gum that is so bright
And of the Moone doe alsoe
The white gum there keep to
The Philosopher sulphurs wife
This Ycald withouten strife
Kibert and a Kivert I celd allso
And another names many mõ
Of him draw a white tincture
And make them a Mariage pure.
Between ye husband and ye wife
Yspowsed with the wather of life
But of this water you must beware
Or else thy worke will be full bare
He must be made of his owne kinde
Marke you well now in thy minde
Acetum of the philosophers me call this
And Water abiding so it is
The Maids milk of the dew
That all our worke alone renew
“Terra Stat Unda Lauat Pir”
The spirit of life called allso
And other names many moe
The which causeth our generation
Betwixt the Man and the Woman
See lookt that there be noe division
Be there in the coniunction
Of the Moone and of the Sonne
After the Marriage is begun
And all the while they be a wedding
Give him to her drinking
Acetum that is good and fine
Better to him than any wine
Now when this marriage is done
Phillososphers call this a stone
The which hat great Nature
To bring a stone yt is pure
Soe he have kindly nourishing
Perfect heate and decotion
But in the Matrix where the bee put
Looke never the vessel be unshut
Till they have ingendred a Stone
In all the woorld is not such a one
Purgat spiritus intrat
.» (1)

Tra questi versi è rappresentata l’apertura nera della bocca di una fornace, dalla cui parte superiore stanno uscendo delle fiamme dorate: Sotto vi sono dieci sostanze con ramificazioni (come schemi di un cervello) alternativamente forniti delle didascalie “Spr” e “Anā” (2). Da questo discende una figura umana dai lunghi capelli con le gambe di un rospo (che porta la didascalia Spr) che sta cadendo sopra la figura di un uomo molto rosso, che sta (in una posizione da danzatore di hornpipe) in un’aureola d’oro. Nell’angolo a sinistra c’è la testa d’oro del sole, con due piume (con la didascalia Spr e Anā) che escono dalla sua bocca. Nell’angolo destro c’è l’argenteo corno crescente della luna, con tre piume incrociate contrassegnate SprAnā. Su ciascun lato dell’uomo rosso c’è la figura di un frate con un alambicco invertito posto in una torretta e la didascalia “2 Bibinge”, “3 Bibinge”. Ci sono altre 5 torrette simili, etichettate nello stesso modo, divise l’una dall’altra da mura merlettate che racchiudono uno spazio eptagonale pieno d’acqua, con la didascalia SprAnā. Nel centro di questo spazio cresce un tronco d’albero (con la didascalia Spr), intorno al quale sono intrecciate due vitigni coperti di grappoli d’uva; questo tronco è sormontato dal suddetto uomo rosso. In piedi con l’acqua quasi fino alle ginocchia, aggrappate ai grappoli di vino, ci sono le figure nude di un uomo (anch’egli assai rosso) e di una donna, entrambi con la didascalia “corpus”. Entrambi hanno piazzato le loro bocche sui grappoli d’uva; vicino alla testa dell’uomo c’è la figura del sole; vicino alla donna la luna. Delle cinque rimanenti torrette, tre sono occupate da frati che reggono alambicchi; la quarta contiene la figura vestita di un uomo barbuto che indossa un cappuccio appuntito come quello dei tempi di Enrico VI, e regge un alambicco; la quinta contiene la figura di una donna che regge un alambicco invertito, e che indossa una pettinatura col turbante (di foggia non dissimile alla cupola di San Paolo) dalla cima del quale cade un lungo drappeggio che passa intorno al corpo e sopra il braccio sinistro – come la stoffa cadeva dalle pettinature delle dame del regno di Eduardo IV.
Intorno all’esagono turrito ci sono piume, etichettate Spr, ed Anā. Alla sua base è scritto: «The White Sea: The White Luna: The White Soll». La base si trova su di una colonna ornamentale, su cui è scritto: «Terra fier Stat», e poi «fyer – terra Terra». La colonna è abbracciata dalla figura barbuta e nuda di un uomo alato, con la didascalia “Terra”. Alla sua destra c’è la figura nuda di un uomo alato, ed alla sua sinistra la figura nuda di un uomo (con la didascalia “Anā – oyle”) che è avvolto da un’aureola dai raggi d’oro. Le due ultime figure sono in dimensioni più piccole rispetto alla figura centrale; tutte e tre sono in piedi immersi fin quasi alle ginocchia in un fluido rossastro, etichettato Spr Anā; questo è racchiuso da un muro merlato, dalla forma quadrata con torri ai quattro angoli. La prima torre è contrassegnata dalla scritta “Terra stat”; la seconda dalla scritta “Unda lauat”; la terza “Pir purgat” e la quarta “Spr Intrat”. Tutte reggono alambicchi, rispettivamente contrassegnati “Dry” (contenente un fluido nero); “Cold” (con un fluido chiaro); “Hot” (con delle fiamme); “Moyat” (con fluido grigio ed un uccello); gli alambicchi sono a loro volta sormontati da etichette, su cui è scritto “Earth – Water – Fyre – Ayer”. Sul frontone della schiera più bassa di merli, è scritto: «The red See: The Red Luna: The Red Soll». Sotto di ciò un grande dragone verde che vomita un rospo, ed a lato del rospo “The tininge Venume”. Su di un rotolo sotto è scritto:

«On the ground there is a hill
Also a Serpent in a well
His Tayle is longe with wings wide
Allready to flye by every side:
Repaire the well fast about
That the serpent gett not out
For if that he bee there agone
Thou losest the Vertue of thee Stone
What is the Stone thou must know here
And allsoe the well that is soe cleare
And what is the Dragon with his tayle
Or else thy worke shall little avayle
The well must bren in water cleare
Take good heede for this thy fyer
The fyre with water Brente shalbe
And water with fire wash shall hee
Thone earth on fire shal be pitt
And water with the eyre shalbe knitt.

Thus you shall goe to putrifaction
And bringe the Serpent to redemptiõ
First he shalbe black as crow
And Downe in his Dene shall lye full low
Swolne as a toade yt lyeth on the ground
Blast with bladers sitting soe round
And shalbe Burst and ly full playne
And thus with craft the Serpents slayne
He shall change collers many a one,
And turne as with as whall by bone
With the water he was in
Wash him cleane from his sinn
And let it drinke alite and lite
And that shall make it fayre and with
The which withnes is euer abydinge
Loe here is the very full finishing
Of the white stone and the red
Here truly is the very deede. » (3)

A di sotto del rotolo che riporta queste righe c’è la bocca di una fornace da cui provengono fiamme; sul frontone della fornace c’è la scritta: «Ye Mouth of Colrick: Beware»; e, sull’altro lato, un dragone rampante rosso e verde (“The Red lyone – The Green lyone”). Sotto c’è l’iscrizione: «Here is Ye last of Ye red and Ye begining to put awaye Ye dead Ye Elixir Vita».

Viene poi la grande testa dorata del sole che esce da quelle che io presumo essere nuvole. Su ciascun lato sono disegnati dei rotoli sui cui vi sono queste righe:

«Like thy father that phoebus soe bright
That sit soe highe in Maiestie
Whit his beames that shinet bright
In all plases whereuer he bee
For he is father too All thinges
Maintainer of lyfe too crop and Roote
And causeth Nature for too spring
Why the Viffe being sote
For he is salue too every sore
To bringe aboute this precious worke
Take good heede into this lore
I say too lawes and too clarke
And Omogena is his name
Which Good shaped with his hand
And Magnesia is his dame
Thou shalt verily understand
Now I shall here Begine
For too teach the Redye waye
Or else little shalt thou weene
Take good heede what I saye» (4).

«Divide phebus in Manye partes
With his beames that be so bright
And this with nature them coarte
The which is Mother of all lyghte
This phebus hat full Many a name
Which is now full hard too know
And but ye take the verye same
Therefore I counsell ere ye begine
Know thou well what he bee
And that is thicke Make it thyn
For then it shall right well like the
Now understand what I meane
And take good heede theretoo
Thy woork els shall litell seene
And turne to the full myckell wooe
As I have saide in this lore
Many a name I wisse he hath
Sum behind and some before
As philosephers there him gave
»(5).

Dal sole stanno cadendo fiocchi rossi e bianchi. Di sotto c’è un’aquila coronata dalla testa umana che morde la sua stessa ala, e che poggia su di un globo coperto da onde su cui sono fissate otto penne, ognuna con la didascalia “Aquila, Sp.r An.a“. Ai piedi del globo c’è un rotolo, con queste parole:

«In the sea withouten lees
Stonde the Byrd of Hermes
Eating his winges variable
And maketh him selfe there full stable
When all his Virgis byre a gone
He stood still there as a stone
Here in sow both white and red
And allsoe the stone too quicken the dead
All and same without an fable
Both hard and niche and malleable
Understand now well a right
And thãcke God of this Sight
» (6)

Al di sotto di queste righe c’è un secondo rotolo, su cui c’è scritto: “The Red Sea, The Red Soll. The Red Elexir Vitae”. E sotto ciò, un terzo rotolo con su scritto: “THE BYRDE OF HERMES IS MY NAME EATING MY WINGS TO MAKE ME TAME” (7).
Al di sotto c’è un cerchio d’oro, con raggi dorati e neri; nel cerchio ci sono tre sfere – rossa, bianca e nera – incatenate insieme e contrassegnate “The white stone, the red stone, the Elixir vite”. Al di sotto di ciò c’è la luna crescente dorata e nera, contrassegnata dalla scritta “Luna Crescane”. Essa è tenuta nella bocca di un dragone, la cui coda attorcigliata passa anch’essa attraverso la sua bocca. Esso sta su di un globo alato, e vi lascia su delle gocce cremisi. Sulla parte più bassa del globo ci sono tre sfere nere. Sotto c’è un rotolo su cui c’è scritto:

«I shall tell without leesinge
How and what is my generation
Omogenie is my father
And Magnesia is my mother
And Azocke truly is my sister
And Rebirth forsooth is my brother.
The serpent of Araby is my name
The which is leader of all this game
That sumetime was woucle and wilde
And now I am both meeke and milde
The suune and moone with their might
Hat chased me that was so light
My wings that me braughte
Hether and thether where I thought
And with their might they downe pull
And bringeth me wether they wull.
The bloode of my harte I wise
Now causeth both ioye and blisse
And desolueth the verie stone
And kniteth him or he hat done
Now maketh hard that was light
Causeth him too ben fixte
Of my bloode and water I wisse
Plentie in all the world there is
It rennet in euery place
Who him finde might have grace
In the world he renneth over all
And goeth rounde as a balle
But thou understand well this
Of thy worke thou shallt misse
Therfore know ere thou begine
What he is and all his kynn
Many a name he hath full suer
And all is but on nature
Thou must part him a three
And them knit as the trinitie
And make them all three but one
Loe here is the philosephers stone 
(8).

Sotto questo rotolo ce n’è un altro, su cui c’è scritto:

«In the name of the Trinitie
Hark here and ye shall see
Myne Author that formith this warke
Both first last breye and darke
Some of them I shall you tell
Both in Rime and in spell
Mallapides, plat and peion
And the books of turba philosophorum
Both Aristotle Geber and Hermes
Also Luly, Morien and Rosaries
Bonelles Raymondus and Albert
Arnold and Percy the Monk soe blacke
Aros and Rasces and also Dessrima
The sister of Moises Mary prophitis
Baken also the Grate Clarke
Firmith I wisse all this worke
All these accordeth now in one
That here is the philosophers stone
Otherwise it may not bee
Understand this I counsell the
And praye thou God of his grace
That thou maest have tyme and space
Too have the troth of his parable
Thancke thou God that is so stable
For many a man desireth this
* * Pope Empror * * I wisse
Prest and Clarke and also frier
And not so * but the very begger
Now Jesus * it be thy will
Kepe us from the paine of hell
And us thou madest daies
Bring us to the blese of heaven
All maner good men in his degree
Amen amen for Charitie
»(9).

(Verso la fine di queste righe ci sono alcune parole che sono parzialmente cancellate dall’arrotolarsi e srotolarsi del manoscritto).
Il rotolo su cui sono scritte queste righe è sorretto da due figure (otto pollici in altezza), un re ed un mendicante. Il re ha una veste scarlatta su di una blu, con barba e capelli lunghi, una corona ed un scettro d’oro. I mendicante porta lacere vesti grigie e blu con un cappuccio; una piccola borsa sul lato destro, una fascia scarlatta sospesa sulla spalla destra, che regge una borsa sul lato sinistro.- Le sue gambe sono mezze nude, ha calze sciolte e stivali neri. Sotto il suo braccio destro c’è un lungo bastone con uno zoccolo di cavallo, che porta un rotolo avvolto sull’estremità superiore. Sotto queste figure c’è la riga seguente, che sembrerebbe essere la morale del tutto: «Si queras in merdis Secreta Philosophorum Expensum Perdis Opera Tempus Quem Laborem».

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NOTE DEL TRADUTTORE:

(1) I versi presentati da Bradley presentano peculiari varianti rispetto a molte delle versioni del Ripley Scrowle oggi studiate. Proponiamo qui una traduzione il più letterale possibile che, data la evidente corruzione del testo originario (impossibile, a parte ciò, non disponendo dell’originale, far congetture sull’esattezza della trascrizione proposta dall’estensore dell’articolo), ricco di lemmi che presentano talvolta ancora una parentela con l’old english medievale, non può che essere approssimativa: «Del sole prendi la luce/ la gomma rossa che è tanto lucente/ E della luna prendi anche/ la gomma bianca che è dentro di lei/ Lo zolfo sposa dei filosofi/ Questa io chiamo senza lotta/ Kibert e Kivert io li chiamo anche/ E con altri nomi ancora/ Da lui estrai una tintura bianca/ E di essi fai un puro matrimonio/ Tra il marito e la moglie/ Sposati con l’acqua della vita/ Ma a quest’acqua devi stare attento/ O altrimenti il tuo lavoro sarà stato completamente vuoto / Esso deve essere fatto dalla sua stessa specie./ Sta bene attento ora nella tua mente/ L’acetum dei filosofi io chiamo questo/ Ed acqua stabile, così esso è pure/ Il latte di fanciulla della rugiada/ Che tutta la nostra opera da sola rinnova

| “Terra stat unda lauat Pir” |

Lo spirito della vita è anche chiamato / E con molti nomi ancora / È questa che causa la nostra generazione / Tra l’uomo e la donna / Ma attento che non ci siano divisioni / E che stia lì in congiunzione / Della luna e del sole / Dopo che il matrimonio sia iniziato/ E che tutto il tempo stiano in matrimonio./ Dai a lei da bere lui (o da a lui ed a lei da bere)/ Acetum che sia buono e fine/ Per lui migliore di ogni vino / Ora, quando il matrimonio è compiuto / I filosofi chiamano questo pietra / La quale ha gran natura. / Prendi una pietra che sia pura / Che abbia buon nutrimento / Perfetto fuoco e cottura / Ma nella matrice in cui sono messi (abbiamo interpretato the bee come corruzione di they be e non come l’ape) / Guarda che mai il vaso sia aperto / Fino a quando non abbiano concepito una pietra / In tutto il mondo non ce n’è una simile.
Purgat spiritus intrat |

(2) Evidentemente abbreviazioni di Spiritus ed Anima.

(3) Con le premesse esposte in precedenza (che varranno anche per la traduzione delle strofe successive), ecco una proposta di traduzione il più letterale possibile: «Sul terreno c’è una collina / Ed anche un Serpente in un pozzo / La sua coda è lunga ed ha ali larghe / pronto a volare da ogni lato / Ripara prestamente il pozzo / Affinché il serpente non possa uscire / perché se se ne andasse / Perderesti la virtù della pietra / Che è la pietra che tu devi conoscere / Ed anche il pozzo che è così chiaro / Ed il dragone con la sua coda / O altrimenti il tuo lavoro avrà scarso vantaggio / Il pozzo deve avere acque chiare / E per questo fai attenzione al tuo fuoco / Il fuoco con l’acqua splendente sarà incendiato (abbiamo accettato Brente come corruzione di burnt) / E l’acqua con il fuoco laverà / Terra sottile sarà posta sul fuoco / E l’acqua con l’aria sarà unita.
Così tu andrai alla putrefazione / E porterai il serpente alla redenzione / Prima sarà nero come il corvo / e giù nella sua tana giacerà tutto abbattuto / Gonfio come un rospo abbattuto al suolo (a partire da questo verso, e per i prossimi due il testo sembra particolarmente corrotto) / Si mortifica con vesciche, seduto lì (l’interpretazione di blast come mortificazione, avvizzimento, vedi The J. Eastwood – W. Aldis Wright, Bible word book: a Dictionary of Old English Bible words, London and Cambridge 1866, p. 67, voce blasting) / E sarà esploso e giacerà pieno di lamenti / E così abilmente uccidi il serpente / Esso cambierà più di un colore / E diventerà tanto bianco come ossa (accettiamo whall come corruzione di well e non di whale, interpretazione preferita da altri studiosi che invoglierebbe invece a tradurre ossa di balena). / Con l’acqua in cui era / Lavalo pulendolo dai suoi peccati / E lascialo bere a poco a poco (abbiamo interpretato alite and lite come variante attestata di lut, dall’anglosassone lyt, col senso di parvum, poco, vedi F. H. Stratmann, A dictionary of old English language, cit., p. 368 e 375 voce lut; l’etimo è evidentemente correlato al moderno little) / E questo lo renderà chiaro e bianco / E questa bianchezza sarà sempre stabile / Il che è la totale conclusione / Della pietra bianca e rossa / Di cui hai qui la vera operazione».

(4) Traduzione: «Come tuo padre che Febo tanto lucente (il verso è qui palesemente corrotto: altre versioni, tra cui quella della Yale University, riportano l’istruzione “Take the father“, prendi il padre)/ Che siede così alto in maestà /Con i suoi raggi che splendono lucenti / In ogni luogo, ovunque egli sia / Per questo egli è padre di tutte le cose / Conservatore della vita, che semina e mette radici / E causa dello sbocciare della natura / Per mezzo della Moglie si placa / Esso è balsamo per ogni sofferenza / Per fare quest’opera preziosa / In questa scienza poni buona attenzione / Dico a laici ed a chierici (abbiamo interpretato lawe per lay) / Ed Omogena è il suo nome / Dio la formò con la sua mano / E Magnesia è il suo titolo / Tu devi comprendere veramente / Ora qui comincerò / Ad insegnare la via rapida / più breve di quanto tu possa immaginare / Fai buona attenzione a ciò che ti dico.

(5) Traduzione: «Dividi Phebo in molte parti / Coi suoi raggi così lucenti / e questo con la natura li costringe (il verso è evidentemente corrotto, Yale riporta ad es. “and this with nature him convert”) / Questa è madre di ogni luce / Questo Febo ha molti nomi / Che è ora arduo sapere / Ma tu prendi proprio quello / Perciò ti consiglio, prima di cominciare / Che tu conosca bene cosa esso sia / E che ciò che è spesso tu faccia sottile / Allora sarà buona e pronta come vuoi / Ora comprendi ciò che voglio dire / E fai buona attenzione a ciò / o altrimenti il tuo lavoro sarà poca cosa (abbiamo accettato litell come forma del lemma Litel – o lutel – per “piccolo”, “poco” – vedi F. H. Stratmann, op. cit. p. 375, voce lutel) / E porterà molto dolore (mickell per forma di micel, mikil etc., con il senso di molto – vedi F. H. Stratmann, Op. cit. p. 405)/ Come ho detto in questa scienza / Insegno che ha molti nomi (su Wisse col significato di insegnare vedi N. Bailey, An universal etymological dictionary, 1675, voce wisse )/ Qualcuno dietro e qualcuno avanti / Come i filosofi lo chiamano».

(6) Traduzione proposta: «Nel mare senza fecce / Sta l’Uccello di Hermes / Mangiando, mutevole, le sue ali / E lì si rende da sé pienamente stabile. / Quando tutta la sua Vergine è (non siamo riusciti a tradurre byre, forse contrazione di by there) andata / Egli ancora stava lì come una pietra / Qui è rinchiuso sia bianco che rosso (sow potrebbe essere forma arcaica del participio di to sowe, sigillare, equivalente del moderno to seal, cfr. N. Bailey, An universal etymological dictionary cit., voce sowe; come nell’espressione sow and plit, sigillato e piegato, cfr. E. Coles, English dictionary explaining the difficult terms, 1717 voce omonima – tuttavia altre trascrizioni sostituiscono il corrotto sow con now e l’in con is per cui il verso si tradurrebbe con un più verosimile “Qui è ora sia bianco che rosso”) / E così la pietra troppo affretta la morte / Tutta essa stessa senza fandonia / Sia dura che graziosa e malleabile / Ora comprendi bene e giustamente / E ringrazia Dio di questa vista».

(7) «Uccello di Hermes è il mio nome, e mangio le mie stesse ali per rendermi mansueto».

(8) «Io ti dirò senza menzogne (su leesinge come antenato di lie menzogna, vedi E. Coles, English dictionary cit., voce leasings) / Come e cosa è la mia generazione / Omogeneità è mio padre / E Magnesia è mia madre / E Azoch è in verità mia sorella / E rinascita è in verità mio fratello / Serpente di Arabia è il mio nome / E questo è a capo di tutto questo gioco / Che qualche volta era silvano e selvaggio (il woucle riportato da Bradley è un lemma introvabile, probabilmente corrotto; la copia della Yale University riporta woode con l’evidente senso di bosco, boschivo, silvano) / Ed ora sono mansueto e mite / Il sole e la luna con il loro potere / hanno cacciato me che ero così chiaro. / Le mie ali che mi portavano / Qua e là dove pensavo / Con la loro forza hanno tirato giù / E mi hanno portato dove volevano / Il sangue del mio cuore io desidero / che ora causa gioia e beatitudine / E dissolve la vera pietra / E la congiunge o la porta a termine / Ora rende pesante ciò che era leggero / E fa si che divenga fissa / Del mio sangue ed acqua insegno / Ve ne è abbondanza in tutto il mondo / Scorre in ogni luogo / Chi lo trova può avere grazia / Nel mondo esso scorre su tutto / E diventa rotondo come una palla / Ma tu comprendi bene questo / Della tua opera tu perderai / Perciò sappi dapprima che inizi / Cosa esso sia e tutta la sua stirpe / Di molteplici nomi è pieno / Ma tutti di una sola natura / Tu devi dividerlo in tre / E poi ricongiungerlo come la trinità / E fare di tutti loro tre uno / Ecco, questa è la pietra dei filosofi».

(9) Questa parte è presente solo in alcune delle versioni del Ripley Scrowl. Le avvertenze date per le traduzioni dei passi precedenti sono tanto più valide per questa parte della trascrizione, in cui più evidenti sono i segni di corruzione del testo, e dove mancano varie parole. La traduzione proposta (in alcuni punti più di una proposta di traduzione è una proposta di ricostruzione) è dunque fortemente debitrice del confronto con le più diffuse modernizzazioni del testo: «Nel nome della Trinità / Ascolta e vedrai / Il mio autore, che concepì quest’opera / All’inizio ed alla fine chiara ed oscura / Qualcosa di essi ti dirò / sia in rima che in racconto / Mallapides, Platone e Peion / Ed il libro della Turba Philosophorum / Tanto Aristotele, Geber che Hermes / E anche Lullo, Morieno e Rosaries (probabile corruzione di Rosinus) / Bonelles, Raimondo ed Alberto / Arnaldo e Percy il monaco così nero / Aros e Rasces ed anche Dessrima / La sorella di Mosè, Maria Profetessa / E anche Bacone il grande Chierico / Compirono, ti insegno, tutta quest’opera / E tutti questi si accordano ora in una / Che è qui la pietra filosofale / Diversamente non potrebbe essere / Compresa questa, io ti consiglio / E prega Dio per la sua grazia / Che tu debba avere tempo e spazio. / Per avere la verità di questa parabola / Ringrazia Dio che sia così stabile / Molti uomini la desiderano / * * Papi, Imperatori * * ti dico / Preti, chierici ed anche frati (frier è evidente derivazione del latino frater, cfr. N. Bailey, An universal etymological dictionary cit.) / E non tanti ma i più grandi (assumiamo intuitivamente il lemma mancante con much, come nelle modernizzazioni più diffuse) / Ora Gesù, se è tua volontà (assumiamo il lemma mancante per if) / Preservaci dai dolori dell’Inferno / E così come facesti i giorni / Portaci alla beatitudine del cielo (bles come forma arcaica dell’odierno bliss ) / Ogni sorta d’uomo secondo il suo grado / Amen amen, per Carità».