Pagina on-line dal 27/04/2012

  

Vai alla prima parte

Le psautier d’Hermophile envoyé à Philalete vede le stampe nel 1754 nel quarto volume della Bibliotheque des philosophes chimiques di Jean Mangin de Richebourg.
Si tratta di una raccolta di centocinquanta brevi paragrafi di argomento ermetico, dichiaratamente presentati sul modello dei 150 salmi del salterio liturgico tradizionale della Chiesa Cattolica.
Il lettore che inserisca il titolo nei più diffusi motori di ricerca, noterà immediatamente una serie di pagine web che, con un grado variabile di sicumera, attribuiscono il testo ad un autore ben preciso, Pierre-Jean Joubert de la Salette, discepolo del cartomante e mago Etteilla (al secolo Jean-Baptiste Alliette, 1724-1791). Tale attribuzione, della quale, del resto, il lettore faticherebbe a trovare la fonte originale, è da considerarsi tuttavia del tutto infondata.
Pierre-Jean Joubert de la Salette nacque a Grenoble, secondo alcuni biografi nel 1742, secondo altri nel 1762, e morì nella sua città natale nel 1832. Luogotenente colonnello di artiglieria nel 1792, venne promosso a generale di brigata durante le guerre e sommosse della Rivoluzione Francese, e ricoprì in seguito la carica di ispettore di artiglieria. A partire dal 1800 si ritirò a vita privata per dedicarsi ai prediletti studi musicali, nei quali lasciò la sua impronta di studioso e teorico. Fu membro autorevole della Societé des Sciences et Arts di Grenoble, nei cui atti è possibile trovare traccia dei suoi interventi di teoria musicale (in particolar modo si ricorda la presentazione, nel 1799, di un sistema di stenografia musicale che sostituiva la notazione alle lettere alfabetiche, corredate di punti sopra e sotto per definirne l’ottava). Sempre intorno al 1800 lo sappiamo membro del giurì di istruzione pubblica del dipartimento dell’Isère (il dipartimento di Grenoble) (1). Dal punto di vista della teoria musicale Joubert de la Salette ha lasciato una corposa produzione di studi che spaziano dalla storia della musica ai sistemi di accordatura e di notazione, che qui non avrebbe motivo di essere evocata, ma di cui il lettore non faticherà a rinvenire traccia nei dizionari biografici specializzati e nelle voci enciclopediche (2).
Dal punto di vista ermetico, Joubert de la Salette è effettivamente da annoverarsi tra gli allievi più rilevanti della scuola di Alliette, con il quale lo troviamo in contatto intorno al 1790. Sappiamo inoltre che proprio nel medesimo periodo, in cui era di stanza con le sue truppe a Grenoble, egli si unì al gruppo esoterico del “Tempio del sole” (Temple du Soleil) fondato a Lione da un altro allievo di Alliette, il massone Charles de Bonrecueille (nato a Parigi nel 1753, abbiamo sue testimonianze fino al 1817), anch’egli a sua volta coinvolto, come La Salette, nella Societé des Interprètes du livre de Thot, che raccoglieva i cartomanti allievi ed ammiratori di Etteilla (3). Senz’altro di mano di Joubert de la Salette è il Dictionnaire Synonimique du livre de Thot, précédé d’un discours préliminaire par un membre de la société des Interprètes de cet ouvrage (Parigi e Lione, 1791). Non sarebbe affatto, strano, dunque, un profondo interesse ermetico ed alchemico del generale, occultista e musicologo. Sappiamo che, a partire dal 1785, l’ermetismo e l’alchimia fanno insistentemente capolino nell’opera di Alliette (risalgono a questo periodo della produzione di Etteilla sia Les sept nuances de l’oeuvre philosophique-hérmetique che il Fragment sur les Hautes sciences, in cui l’attenzione per l’alchimia e l’ermetismo sembrano addirittura predominare su quello per la divinazione e della cartomanzia). È dunque ragionevole pensare che l’ambiente raccolto intorno ad Alliette in questo periodo, coltivasse effettivamente lo studio dell’ermetismo alchemico. Tuttavia, il lettore lo avrà già notato, l’incongruenza cronologica tra i dati biografici di Joubert de la Salette e l’edizione a Stampa del Psautier è evidente. Che si prenda per buona la data di nascita del 1743 o quella del 1763, non è pensabile che il testo, uscito nel 1754, possa essere di mano del colto generale e cartomante.
Il nostro Salterio di Ermofilo si va dunque ad aggiungere alla già lunga lista dei testi alchemici di autore ignoto, sulla cui paternità ogni congettura, in mancanza di elementi ulteriori, è probabilmente fuorviante. 
Le fonti principali del Salterio, se si eccettua il Filalete (che appare tradotto in francese nello stesso volume della Bibliothèque) sono tutte in francese. Flamel, Bernardo Trevisano, Morieno (la cui traduzione era apparsa peraltro nel 1740 nel secondo vol. della Bibliothèque), Basilio Valentino (le cui Douze Clefs con l’Azoth risalgono al 1624 per i tipi parigini di Périer), il Sendivogio (una prima traduzione di Millet de Bosnay appare per i tipi di Périer nel 1609, seguono poi ulteriori edizioni variamente emendate ed accresciute nel 1618, 1629, 1639, 1669, 1723, ed infine l’edizione nella Bibliothèque), il libro di Artefio e quello di Sinesio (che appaiono insieme nella traduzione di Pierre Arnauld nei Trois Traitez de la philosophie naturelle, non encore imprimez a Parigi, per i tipi di Marette, nel 1612, e vengono ristampati per i tipi di Lurent d’Houry nel 1682 prima di essere inclusi nel 1740 nel secondo vol. dell’opera di Jean Mangin de Richebourg), fanno tutti parte della “biblioteca minima” dell’alchimista francese della metà del settecento.
Ermofilo, indirizzandosi immaginariamente ad un Filalete che è, evidentemente, tra le sue principali fonti, maneggia con confidenza la teoria infinita e ricorrente dei rimandi simbolici, la danza ininterrotta dei riferimenti mitici, delle citazioni, dei sinonimi e delle analogie del linguaggio tradizionale dell’alchimia. La materia una si maschera, l’unica operazione si cela dietro mille nomi, l’unico vaso ed unico fuoco si travestono, mutano reciprocamente di qualità e di ruolo per tutta la durata dei 150 “salmi” ermetici, perpetrando ancora una volta il gioco criptico e magistrale del linguaggio ermetico.

Massimo Marra © – tutti i diritti riservati – riproduzione vietata con qualsiasi mezzo e con qualsiasi fine.

 

Vai alla prima parte

NOTE:

(1) In questa veste lo troviamo nel tra gli oratori intervenuti il 31 dicembre 1800 all’inaugurazione di un museo di pittura e scultura ospitato nelle sale dell’antico vescovado di Grenoble (vedi Pilot de Thorey, Notes pour servir a l’histoire de Grenoble, Grenoble 1880, p. 20).
(2) Si veda ad esempio la voce La Salette in F. J. Fétis, Biographie Universelle des Musiciens et Bibliographie générale  de la musique, deuxième édition, tome cinquième (Paris 1863) pp. 204-205.
(3) Sull’ambiente degli allievi di Allliette, sui rapporti tra de Bonrecueille  e Joubert de la Salette, sulle tracce pervenuteci degli studi occultistici di quest’ultimo, si veda Decker, Depauli, Dummet, A wicked pack of cards, the origin of the occult tarot, Duckworth, London 1996, in particolare il capitolo 6, Etteilla’s Disciples and Posterity, e la relativa ricca bibliografia (pp. 100 e sgg., in particolar modo i lavori di Robert Amadou).