Pagina on-line dal 26/05/2012

Inevitabilmente, l’enigmaticità simbolica proposta dalle tavole del Mutus Liber, non poteva che attirare l’attenzione di una folta ed eterogenea schiera di commentatori. Nella nota bibliografica introduttiva all’edizione del 1677 ne abbiamo ricordati i principali. Il primo commento alle tavole, tuttavia, è quello dell’anonimo compilatore della seguente recensione apparsa poche settimane dopo l’apparizione del libro, sul numero del 16 agosto 1677 del Journal des Savans
Il commento, pur non prescindendo dalla rituale e scontata condanna della follia dei cercatori dell’oro alchemico, denuncia, in verità, una mano abbastanza esperta nell’uso disinvolto e competente dell’apparto simbolico ermetico, una frequentazione non episodica delle teorie filosofali. Questa è la prima traduzione italiana integrale della recensione. 

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JOURNAL DES SAVANS, di Lunedì 16 Agosto 1677

 
Mutus liber, in quo tamen tota philosophia hermetica, figuris hieroglyphicis depingitur, ter optimo maximo Deo misericordi consecratus, solisque filius artis dedicatus, authore cujus nomen est Altus, Rupellae, apud Petrum Savouret cum privilegio Regis, 1677.  E si trova presso Pierre le Petit ed Etienne Michaller. 

Tutti sanno che Hermes è il primo che ha posseduto la scienza della Trasmutazione dei Metalli, intorno alla quale si vedono ancora tante persone inutilmente occupate. L’Autore di questo libro pretende mostrare qui tutto il mistero di questa alta Filosofia e tutto il progresso quest’Arte, con sole figure geroglifiche, senza alcun discorso e senza nessuna spiegazione. Il che fa chiamare questo libro muto, non dichiarando neanche il nome di colui a cui deve la pubblicazione. 
Coloro che si compiacciono nel rovinarsi alla ricerca della grande opera non sarebbero contrari a che si desse qui l’anima e la parola alle tante figure mute che compongono questo libro. Io mi contenterò di decifrarne qualcuna, lasciando all’autore la libertà di dargli tal altro senso che gli piacerà.
Un po’ al di sopra del mezzo della seconda tavola si vede una vescica di vetro o uovo dei Filosofi, nel quale appare un Nettuno che si innalza su di un Delfino, con sotto le braccia due figure umane con i caratteri dell’oro e dell’argento sulla testa. Sembra che l’autore voglia mostrare che bisogna mettere questi due nobili metalli nell’uovo dei filosofi per fermentarli ed aprirli col sale volatile del Nitro estratto dal sale comune che è molto fisso, rappresentato da un Delfino, dal quale questo Nettuno si eleva. Questo sale volatile nitroso, che è l’Agente universale dei Filosofi e che contiene il loro sale, il loro zolfo ed il loro mercurio, è eccitato dal calore dolce ed umido del bagno vaporoso a fuoco di lampada, come si vede alla base di questa medesima tavola.
Ma poiché il sale nitro, tale quale si trova ovunque nell’aria, deve essere perfettamente purificato e separato dagli zolfi estranei, dall’allume e dal sale fisso comune che esso ordinariamente  contiene, la quarta tavola sembra mostrare che quando il Sole è nel segno dell’Ariete o del Toro, bisogna raccogliere su dei panni ben puliti la Rugiada celeste impregnata di questo fuoco fisso e sale solare, che l’aria, condensata dalla freschezza della notte, lascia cadere sulla terra come una spugna pressata che rende l’acqua contenuta nei suoi pori.
Quando questo sale solare, che non è altro che un nitro purissimo, è concentrato e pietrificato con una giusta preparazione, esso imbeve la luce e diviene un piccolo sole artificiale. Forse è quel fuoco perpetuo delle urne degli antichi, così celebre nell’antichità e tanto ricercato dai moderni; e potrebbe anche essere che i nuovi fosfori del signor Krafft, di cui abbiamo parlato nel Journal precedente, non siano altro che una preparazione di questo stesso Nitro. Il medesimo sale, debitamente ridotto in liquore, diviene l’Alkaest, o dissolvente universale, tanto nascosto dai Maestri dell’Arte: così l’esperienza mostra che il sale volatile della Rugiada di Maggio, dissolve l’oro tanto facilmente quanto l’acqua calda discioglie il ghiaccio.
Nella terza tavola si vede questo mercurio dei Filosofi che è il sole e l’anima delle piante, impiegato per aprire questi due nobili metalli con l’aiuto del calore del bagno vaporoso, e per mezzo delle due sostanze che contiene, delle quali l’una è bianca e l’altra è rossa. La bianca è la Luna dei Filosofi e la rossa o interna, è il loro Sole, ed è da quest’ultima che i Maestri dell’Arte estraggono con lo spirito di vino una tintura che è l’autentico Oro Potabile dei Filosofi, dopo che il nitro, raffreddato, ha preso un colore blu abbandonando il verde che aveva acquisito nel crogiolo con due ore di cottura. Così questa parte interna del Nitro, che è lo zolfo omogeneo a quello dell’oro, da che acquista il suo colore per gradi, preparato in una certa maniera, dà una bella tintura d’oro al Regolo d’antimonio.
Nelle quattro tavole che seguono, questo sale nitro o mestruo universale, è impiegato per preparare il mercurio comune. La tredicesima tavola contiene la Proiezione e la quattordicesima sembra insegnare ad ottenere una miniera artificiale e perpetua, nella quale l’oro e l’argento crescano come le piante sulla terra. Poiché, in effetti, l’esperienza mostra che un’oncia d’argento di coppella sciolta nello spirito di Nitro cresce in una fiala come Albero Metallico, se vi si aggiunge mezza libbra di acqua di fontana ed all’incirca due once di buon mercurio comune.
Infine, la quindicesima tavola mostra che il mercurio comune, un tempo indomabile come Ercole, sotto la cui figura l’autore lo rappresenta, è infine vinto, e dopo la sua morte se ne formano il Sole e la Luna, vale a dire l’oro e l’argento artificiali dei veri Filosofi ermetici.