Pagina on-line dal 19/05/2012

 

Il testo che segue è trascritto dall’edizione del 1562 contenuta in La espositione di Geber filosofo di M. Giovanni Bracesco da Iorci Nuovi, nella quale si dichiarano molti nobilissimi secreti della Natura, In Vinegia appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari. Il Dialogo di M. Giovanni Braccesco da Iorci Nuovi nominato il Legno della Vita; nel qale si dichiara qual fusse la medicina per la qulae li primi padri viveano novecento anni, occupa le pagine 135-162 della citata edizione che segue quelle del 1544, del 1551 e del 1552.
Abbiamo dunque arricchito il testo l’apparato critico di apposite note che spiegano i lemmi arcaici oo i tecnicismi più lontani dall’italiano moderno, e dunque più incomprensibili.
Per facilitare ulteriormente la lettura dei dialoghi, abbiamo poi rimaneggiato pesantemente la punteggiatura e l’accentazione riconducendole talvolta a quelle moderne, regolarizzato l’uso delle maiuscole nei nomi propri e sciolto alcune abbreviazioni. Le V sono state distinte dalle U, seguendo la grafia moderna, ed è stata introdotta l’elisione dove necessario. Alcuni pronomi sono stati regolarmente separati dall’articolo (es. laquale è stato reso con la quale) mentre alcuni evidenti errori di stampa sono stati corretti. Rarissime interpolazioni, rese necessarie da omissioni nel testo a stampa, proposizioni ellittiche o di difficile interpretazione, sono state distinte da parentesi quadre. Per il resto, avendo preferito privilegiare il lessico originale dell’autore, la trascrizione è stata completamente conservativa.
Su Giovanni Braccesco, reinviamo il lettore all’introduzione ed all’apparato critico della ristampa anastatica dell’edizione del 1562 (Giovani Braccesco da Orzinuovi, La espositione di Geber Filosofo seguito da Il legno della Vita, dialoghi due, riproduzione dell’edizione del 1562, Arché, Milano 1967) e, più recentemente, al lavoro di Francesca Cortesi Bosco, Per la biografia dell’alchimista Giovanni Bracesco da Orzinuovi e un enigma di alchimia in Bergomum anno XCII n° 3 (luglio-settembre) che identifica il Braccesco con un prete Giovanni da Brescia, di stanza a Cortona, che sappiamo, intorno al 1540, in corrispondenza con Luigi Guicciardini.

L’interlocutore di Raimondo Lullo, nel dialogo di Braccesco, è Demogorgon, una divinità che compare per la prima volta nella Genealogia Deorum Gentilium del Boccaccio (che sostiene di avero tratto dagli scritti di un Theodontius, autore oggi inidentificabile) e che, recepito dagli scrittori rinascimentali e barocchi, arriva fino ai grandi dizionari universali del XIX secolo. Gli scritti del Braccesco (nella Espositione sarà Geber a dialogare con Demogorgon) introdurrà questa figura anche nell’immaginario mitologico dell’alchimia. Sulla figura e la fortuna di Demogorgon in relazione alla letteratura alchemica è fondamentale lo studio di Sylvain Matton, Demogorgon dans la littérature alchmique, in Alchimie, Art, histoire et mythes, Archè, Paris/Milan 1995, pp. 265-346. 

Massimo Marra © – tutti i diritti riservati – riproduzione vietata con qualsiasi mezzo e con qualsiasi fine.

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Dialogo di M. Giovanni Braccesco da Iorci Nuovi nominato il Legno della vita, nel quale si dichiara qual fusse la medicina per la quale gli primi padri vivevano novecento anni

     Demogorgon et Raimundo

Dem – Dio ti salvi, maestro Raimundo
Rai – Tu sia il ben venuto. Dimmi chi tu sei et quello che vai cercando.
Dem – La fama della tua sapientia et le opere tue, dimostrano che tu hai cognitione di tutte le scientie. Et perché egliè appetito naturale a tutti gli uomini, et massimamente ai vecchi, di vivere longo tempo, però quantunque di anni grave, di Lombardia son partito et venuto qui in Maiorca, avanti al conspetto tuo, solamente per imparare da te qualche rimedio, accioché anchora qualche anno senza infermità alcuna mi possa difendere contra la morte.
Rai – Non sai tu che Dio ha posto il termine alla vita nostra, fuora del quale non si può uscire?
Dem. – Io non domando aiuto contra quello ultimo termine che Dio ci ha imposto, ma contra molte infermità le quali possano avvenire et contra la debilità de l’humido radicale, et caldo naturale. Imperò che anchora gli padri antichi i quali vivevano più di cinquecento anni doveano havere qualche medicina per la quale longo tempo senza infirmità alcuna sostentavano la vita loro.
Rai. – Gli primi padri vivevano longo tempo, perché così era la volontà di Dio, acciò che per la longa vita de gli huomini tosto multiplicasse la generatione humana.
Dem. – Perché adunque non vivevano tutti longo tempo?
Rai. – Vivevano più quegli che erano più prossimi alli primi parenti, imperò che gli primi furono immediate creati da Dio, et di buona complessione et longa vita, et quella bontà più virtuosamente discese alli prossimi che alli remoti.
Dem. – Adunque tutti quegli primi dovevano vivere longo tempo et nientedimanco la scrittura fa mentione di pochi.
Rai. – Quegli primi anni erano egittiaci, et non erano longhi et di dodeci mesi come hora sono.
Dem. – La scrittura fa mentione non solamente degli anni, ma anchora di dodeci mesi, et però quegli non erano anni egittiaci, ma delli ebrei, et erano longhi come gli nostri, come dice S. Agostino nel lib. della città di Dio.
Rai. – Gli frutti della terra erano migliori et più virtuosi a sostentare la vita humana avanti il diluvio,  che dopo il diluvio.
Dem. – Tutti adunque dovevano vivere longo tempo, et questo non è però vero.
Rai. – Non havevano tutti una complessione equalmente forte.
Dem. – Niuno huomo naturalmente poteva havere complessione tanto forte che potesse vivere novecento anni senza lo aiuto di qualche medicina preservativa.
Rai. – Gli primi haveano il legno della vita, il quale longo tempo diffendeva quegli dalla morte.
Dem. – Subito che furono scacciati dal paradiso terrestre furono privati di quello legno.
Rai. – Io ti dirò la causa della loro vita longa. Adamo fu creato pieno di scientia et hebbe cognitione di tutte le cose naturali, et conobbe  le cose le quali potevano prolongare la vita humana, et quelle per se usava, et doppo le insegnò ad alcuni descendenti, et quelli ad alcuni altri, et però gli primi non vissero tutti lungo tempo, perché a tutti non fu rivelato questo segreto.
Dem – Adonque tu nel quale sono state infuse tutte le scientie, insegnami qual è questa medicina che Adamo insegnò ad alcuni discendenti, per la quale vivevano novecento anni.
Rai. – Le medicine conservative devono essere molto durabili et remote alla corruttione (come io ho scritto nel libro de secreti della natura). Imperò che dovendo servare il corpo humano [dalla] corruttione, bisogna che esse siano molto durabili, altrimente farebbono maggiore corruttione. Perciò volendo ne giovani conservare la gioventù et ne vecchi ristorare l’humido radicale et caldo naturale, ci bisogna eleggere la più incorruttibile sustantia che sia sotto il globo lunare, et quella preparare in  medicina et cibo suavissimo, di modo che, pigliata per bocca, quasi subito penetri per tutto il corpo humano, et quello faccia quasi incorruttibile. 
Dem. – Con riverentia parlando. A me pare impossibile quello che hora hai detto. Imperò che, se tutte le cose corporali da Dio a l’uso humano create sono elementi, overo elementate et corruttibili, dove sarà adunque questa medicina tanto incorruttibile?  Veggiamo anchora che ogni cosa generata, dal suo simile è generata (come dice il Filosofo nel VII della Metafisica). Adunque, quello che è perso et consumato della carne humana corruttibile, si debbe rigenerare et racquistare per un’altra cosa corruttibile, come veggiamo de cibi corruttibili i quali, per virtù del calore naturale, si corrompono et tramutano nello stomaco, nel fegato et ne membri, et per virtù della potentia nutritiva si convertono in carne humana. Se adunque quella medicina è incorruttibile, adunque non si potrà tramutare in carne humana, sì come la materia de cieli non si può tramutare in materia elementale.
Rai. – Tu hai parlato dottamente, ma pensi tu che nelle cose elementate non vi sia altro che elementi corruttibili?
Dem. – Di qual cosa adunque, insieme con gli elementi, sono composte le cose elementate?
Rai. – Di una sustantia sottile, ovvero humidità radicale. et intrinseca, detta quinta essentia, diffusa per le parti elementali, semplice et molto incorruttibile, et questa longo tempo conserva le cose ne l’essere loro. Et la natura sapiente ha ordinato questo perché desidera longo tempo conservarsi negli individui, et perpetuamente nelle specie. Et quantunque nella generatione univoca de gli animali, ogni animale generi simile a sé nella specie, nientedimanco nella generatione cessabile, la qual si fa per putrefattione e corruttione del generante, il generato è difforme dal generante nella specie, ovvero genere, come veggiamo de cibi per li quali si genera quello che della carne humana è mancato per vigore del calore intrinseco et estrinseco. Et non dico che questa medicina sia totalmente incorruttibile como è il Cielo, ma perché ella è generata di materia sopra tutte l’altre incorruttibile, et è fatta semplice per la separatione degli elementi corruttibili, se debitamente si conservasse durerebbe 10.000 anni senza corruttione, et pigliata per bocca, longo tempo conservarebbe il corpo humano incorruttibile. Per questa cagione gli medici essortano sempre usare gli cibi manco corruttibili.
Dem. – A me pare che questa tua openione sia simile a quella di alcuni filosofi i quali dicevano che la Salamandra vivea di solo fuoco, et lo Alec di acqua sola, et la talpa di terra sola, et il Cammeleone di aere solo.  La quale opinione è falsa, perché nulla cosa elementata vive di semplice elemento, ma vive di quelle cose delle quali ella è composta (come dice il Filosofo). Adunque uno huomo non potrebbe vivere di quella humidità radicale sola, semplice et tanto incorruttibile.
Rai. – Io non dico che l’huomo potessi vivere di quella medicina sola, ma usando quella, con la temperantia delli altri cibi, potrebbe pervenire infino appresso appresso alla età de padri antichi, i quali nel paradiso terrestre haverebbono usato non solamente il legno della vita, ma anchora gli altri frutti.
Dem. – Gli primi padri usavano questa medicina?
Rai. – Questa dovevano usare per vivere longo tempo.
Dem. – Non potevano pigliare cosa migliore, la quale diffendessi quegli dalla morte?.
Rai. – Parlando naturalmente, questa era la migliore medicina che fussi in tutto il mondo. Imperò che, secondo la sententia del Filosofo nel decimo della Metheore, in ogni genere vi è uno il quale tiene il primo grado di quello genere. Et perché questa medicina è generata della più incorruttibile et virtuosa materia che sia sotto il cielo, perciò tiene il primo grado nell’ordine delle medicine conservative.
Dem. – Adunque non può essere altro che il legno della vita
Rai. – Già ti ho detto che secondo la scrittura di Moise furono privati di quello legno
Dem. – Forse che Moise, il quale nella sua gioventù fu instrutto in tutte le scientie delli egittij, et hebbe notitia dei quella divina scientia (Come dice Vincentio nel Naturale al VII libro) ha parlato con qualche oscurità, come hanno fatto anchora gli altri filosofi.
Rai. – Non voglio credere più né manco di quello che si conviene.
Dem. – Debbe forse essere quella herba con la quale Medea rivocò Esone alla gioventù; et con la quale Esculapio sucitava quegli che erano pressoché morti.
Rai. – Ella è quella medicina, ma non dire herba.  Gli antichi sotto le favole poetice hanno occultato questa scientia, et hanno parlato per similitudine.(1)
Dem. – Che similitudine è questa?
Rai. – Nella preparazione di questa medicina una volta si fa verde come l’herba, et perciò l’hanno nominata vegetabile et herba. Per questa causa Metuendo, discepolo di Hermete, parlando di questa materia diceva: o quanto ella è simile alli vegetabili, per il colore verde! (2)
Dem. – Non potrebbe essere herba, essendo le herbe tanto virtuose et medicinali?
Rai. – Questa medicina non si potrebbe fare di cose vegetabili, né di animali, né di cosa alcuna discendente da quegli.
Dem. – Qual’è la cagione?
Rai. – Dovendo quella essere incorruttibile sopra ogni cosa elementata, egliè necessario che sia estratta da materia sopra tutti  aliena alla corruttione.
Dem. – Tu hai pur detto nel libro de secreti della natura che dobbiamo cavare quella del vino rosso. Et il medesimo conferma Giovanni da Rupescissa, et altri dicano dalla Celidonia, et altri dal sangue humano.
Rai. – Non ti lassare ingannare et non credere alla semplice lettera de Filosofi in questa scientia, perché dove hanno parlato più apertamente, quivi hanno parlato più oscuramente,  cioè per enigma, overo per similitudine.
Dem. – Che similitudine hanno usato in questo luogo?
Rai. – Il Seniore filosofo dice: Questa cosa si converte di colore in colore, di sapore in sapore, di natuira in natura; per questo sono multiplicati li suoi nomi. Mireris filosofo dice: Perché è fatto rosso, avanti che diventi bianco? Responde: due volte si fa negro, due volte si fa citrino et due volte diventa rosso. Perché adunque due volte si fa rosso, come vino rosso et sangue humano, cioè doppo la putrefattione et nella distillatione, perciò gli antichi parlando per similitudine, l’hanno nominato vino rosso, sangue humano, sangue di drago et altre cose simili.
Dem. – Crederia che essendo gli animali più nobili che ogni altra cosa inanimata, havessino anchora più virtù medicinale.
Raim. – La eccellentia de gli animali non consiste circa la proportione et commistione de gli elementi, ma consiste nell’anima. Et perché la sopradetta medicina si fa di sustantia corporea et materiale, perciò sono alcuni minerali, la compositione de quali è durissima e più forte che non sono gli animali, la compositione de quali, quanto al corpo, è debile et facile di corruttione, et di poca virtù.
Veggiamo che gli animali i quali sono occupati circa le cose alte et sublimi, sono privati delle vili et infime. Perciò alcuni minerali i quali non hanno operatione alcuna intellettuale, overo sensitiva, hanno più virtù corporea che tutti gli animali.
Dem. – Se questa medicina non si può fare di vegetabili, né di animali, potrebbesi fare de mezi minerali? Come sarebbono sali, alumi, attramenti, marcassite, antimonij, solfi et argenti vivi comuni?
Rai. – Né anchora di questi.
Dem.- Sono molto durabili.
Rai. – Non sono sopra ogni cosa elementata virtuosi. Né incorruttibili.
Dem. – Chi corrompe questi?
Rai. – Il fuoco grande.
Dem. – Il fuoco corrompe e ruina ogni cosa?
Rai. – Non corrompe però l’humido radicale de metalli né il caldo il caldo loro complessionale et radicale. Come affirmano Geber nel fine del II libro et Alberto nel III libro de Minerali, al capitolo II.
Dem. – Per qual cagione?
Rai. – Per la loro homogeneità, et durissima et fortissima compositione et colligatione, et per la vaporabile mistione et longhissima et temperatissima decottione nella minera.
Dem. – Adunque tu vuoi conchiudere che questa medicina si dee fare de l’humido radicale et caldo similmente radicale de metalli?
Rai. – Veggiamo li metalli i quali già da mille anni  sono stati sotto terra nelle anticaglie di Roma, essere anchora incorrotti et non havere patito detrimento alcuno: pensa adunque quanto durarebbe il loro humido radicale, purificato, distillato et separato da qualunque parte corruttibile grossa et elementale. Per questa causa Geber nel II liro al capitolo XII diceva: Veggiamo la cosa distillata diventare più pura et meglio essere custodita dalla putrefattione.
Dem. – Donde vuoi tu che li metalli habbiano tanta virtù sopra tutte le cose elementate?
Rai. – Dal Cielo.
Dem. – Le cose dure non ricevono virtù celeste, perché non sono obedienti alli Cieli. Veggiamo che il sugello non imprime la sua figura nella pietra dura, ma nella cera molle.
Rai. – Gli raggi de corpi celesti in nullo de gli elementi so uniscono con tanta virtù e possanza quanto nella terra, perché essa è proprio et fermo retinacolo delle virtù celesti et centro delle sue sfere, et però ella è produttiva di cose mirabili, cioè vegetabili animali et minerali. Hermete diceva chela genitrice del metallo è la terra, la qual porta esso metallo nel ventre suo. Et che la terra era madre de metalli et il Cielo padre. Et che da quello s’impregnava la terra ne gli monti silvestri et piani et acque et in tutti gli altri luoghi. Vero è che stando essa terra nella sua durezza non può producere cosa alcuna, perché non è obediente alli movimenti; ma perché per il continuo moto celeste et virtù solare et di altri pianeti, essa terra continuamente si cuoce, perciò si assotiglia et si altera et le parti più sottili, per virtù del Sole, si levano in fumo. Però le virtù celesti le quali continuamente vengono dal Cielo, et penetrano la terra, trovando la materia semplice, sottilissima, spirituale, incorruttibile, lucida et perspicua, et per lo ingegno della natura preparata et atta a ricevere le virtù celesti, per la similitudine la quale hanno insieme, nobilmente s’infondono in esso doppio fumo metallico radicale. Et essendo essa materia spirituale longissimo tempo stata in quella spiritualità et obedienza celeste, perché la sustantia de principij metallici è uniforme et huomogenea, la quale con longhissimo tempo et in mille anni s’indura come dice Geber nel I libro, al capitolo VII, perciò gli Cieli in quella hanno infuso più et più mirabili virtù che in qualunque altra cosa, perché in quella hanno più lavorato. Et questa è la causa della grandissima virtù de metalli sopra ogni altra cosa elementata. Vero è che, essendo dopo molto tempo questo doppio fumo et vapore spirituale venuto alla durezza del metallo, quantunque ritenga le virtù celesti, nientedimanco essendo impedito et suffocato dalla terreità et durezza, non può dimostrare fuora a quelle virtù, ma volendo noi quelle virtù celesti alla luce condurre, rimoviamo la terreità et densità del metallo, et quello riduciamo alla prima semplicità, la qual sufficientemente decotta, dimostra tanta virtù che quasi subito muta gli corpi humani, et quegli riduce alla vera sanità. Considera quanta virtù habbia questa medicina. Imperò che Noé, il quale hebbe notitia di questa scientia (come dice Vincenzo del Naturale al VII libro), essendo di cinquecento anni, genere Sem, Cham et Iafet.
Dem. – Quello che hora hai detto molto mi piace. Ma non sarebbe meglio fare la sopradetta medicina di pietre preciose, che de metalli?
Rai. – Per qual cagione?
Dem. – Perché sono molto incorruttibili et molto medicinali, et hanno più virtù celesti che gli metalli. Perciò (come adduce Alberto nelli Minerali) Hermete et li suoi seguaci dicevano che tutte le virtù delle cose inferiori sono prima nelle stelle et immagini celesti. Et queste virtù dicevano descendere nelle cose naturali, nobilmente et ignobilmente. Nobilmente, quando le materie recipienti esse virtù celesti sono più simili alli corpi celesti, nel lume et perspicuità. Ignobilmente, quando le materie sono confuse et fetulenti, nella quali quasi si opprime la virtù celeste. Perché adunque le gemme in sustantia, nel lume et perspicuità, et ne colori, sono più simili alli corpi celesti
che gli metalli, et dovrebbono essere migliori per fare questa medicina tanto virtuosa.
Rai. – Confesso che se noi havessimo a convertire et preparare in medicina tutta la sustantia loro, sarebbono migliori alcune gemme che gli metalli, la virtù de quali è suffocata dalla terreità et altri accidenti sopravenuti alla materia radicale, nella quale stanno le virtù celesti; ma perché (come ho sopradetto) né gli metalli, né anchora le pietre ricevono virtù celesti quando sono in forma de metalli, overo di pietre, ma quando sono in forma di vapori, infino a tanto che siano duri. Et perché gli vapori de quali si generano gli metalli stanno più in quella spiritualità, similitudine et obedientia celeste, che non fanno gli vapori de quali si generano le gemme, adunque gli metalli hanno più virtù celesti che le gemme.
Dem. – Come possiamo noi esser certi di questo?
Rai. – Le gemme in sustantia sono propinque alli elementi et la prima materia loro et prime qualità elementali sono poco alterate, overo tramutate dalla sua prima natura. Et la natura con poco di arteficio ha coagulato et indurato quelle, con quella diafanità et chiarezza la quale havevano nella loro prima materia fumosa  Et però anchora che siano dure, et le virtù di quelle per la durezza loro siano alquanto legate, nientedimanco dimostrano anchora qualche virtù celeste, la qual cosa non avviene alli metalli, imperò che prima che vi si introduca la forma metallica, vi bisogna longissima tramutatione, et contemperantia di elementi, et purgatione et tramutatione di solfo et argento vivo, sali et alumi, et longissima decottione di queste cose. Et se le pietre sono molto durabili, non avviene per la molta quantità dell’humido radicale viscoso, il quale strettamente leghi insieme le parti, percioché ne partecipano poca quantità, et sono facili di trituratione, ma egliè causato perché sono coagulate dal freddo, et in questo la natura vi ha durato poca fatica. Et perché il freddo coagulando chiude li pori, et dentro serra il caldo naturale, perciò il caldo dell’aria non li può aprire et corrompere. Ma il caldo del fuoco vehemente, il quale quantunque corrompa alcuni metalli non  può perciò corrompere l’humido radicale di quegli, perché fortissimamente egliè commisto con il secco terrestre sottile et digesto. Et questi dalli antichi sono nominati solfo et agento vivo. Con questi due adunque, si fa la sopradetta medicina sopra a tutte incorruttibile et virtuosa.
Dem.- Marsilio Ficino dice che egliè totalmente falso a credere che la materia de l’oro entri nella compositione del corpo humano, overo che si assomigli a quello, overo si converti in sustantia potabile, perché bisognarebbe che esso si trasmutasse prima in sangue et doppo in carne, la qual cosa è impossibile per la sua durezza. Adunque se questa medicina non si può fare di oro, manco si potrà fare delli altri metalli.
Rai. – Egli è vero che gli metalli esistenti in sustantia de metalli, quantunque con acqua vite fossino sottigliati, non haverebbero affinità né convenientia alcuna prossima con la carne humana, ma corrotta la prima forma dura et dedutti alla loro prima materia sufficientemente purificata et digesta, allhora avrebbono quella affinità et convenientia con il corpo humano, la quale hanno gli altri cibi, overo medicine conservative, quantunque questa fusse molto più virtuosa delle altre
Dem. – Per quello che tu hai detto, comprendo che tu vuoi solvere et distillare questo humido radicale et materia prima.
Rai. – Tu dici il vero.
Dem. – Come potrò io dalle acque metallice fare medicina per gli corpi humani, essendo quelle fetidissime, horribili, corrosive et tanto acute che gli filosofi dicano quelle essere pessimo veneno? Morieno Romano parlando di quello odore diceva: Questo è odore il quale si assomiglia all’odore de’ sepolchri, nelli quali li morti si sepeliscano. Veggiamo che le acque de’ bagni hanno qualche horribilità, perché passando per li luoghi sotterranei et minerali tirano con sé qualche parte minerale et odore metallico. Adunque maggiormente sarà più horribile essa sustantia metallica conversa in acqua.
Rai. – Si come i frutti, nel principio della estate sono acerbi et stitici perché non hanno havuto sufficiente digestione et decottione, et mentre che tirano nuovo et nuovo humore dalla terra non si possono sufficientemente maturare et dolcificare, ma per longo calore di tutta l’estate si decoquono et digeriscono, si fanno dolci et odoriferi, così avviene alla nostra medicina estratta dalla terra de’ metalli, imperò che avanti la sufficiente digestione et decottione ella è fetida et horribile; et mentre che gli vapori di quella nella decottione salgano e scendono, non si può sufficientemente adolcire, ma coagulati quegli vapori sufficientemente digesti, acquista mirabile suavità et dolcezza. Perciò Arnaldo, nel Rosario dice: dolcifica lo amaro et haverai tutto il magisterio.
Dem. – Evvi segno alcuno per il quale io possi conoscere quando questa medicina sia finita?
Rai. – Giovanni da Rupe, et io anchora, havemo detto che a duoi segni si conosce quando questa è finita e perfetta. Il primo, se il vaso nel quale vi è posta questa medicina, posto nel canto della casa per miraculo et vinculo invisibile tirarà a sé tutti gli entranti, e farà quegli stare fermi circa sé, allhora sarà finita. Il secondo segno, se il detto vaso posto sopra la torre, tirarà tutti gli uccelli, i quali sentiramnno lo odore della medicina, et farà quegli firmare intorno a sé. Allhora la medicina sarà finita.
Dem. – Che vuole significare Giovanni di Rupe?
Rai. – Per la torre egliè significato il fornello posto nel canto della casa, nel qual fornello è posto il vetro dove si cuoce la nostra medicina. Per li entranti nella casa et per li uccelli volanti, sono significati quegli spiriti, overo vapori, i quali, per virtù del calore, volano e vanno su e giù, per il longo collo della boccia, i quali quando si fermano et non salgono più allhora la humidità acquea è consumata, la materia è coagulata et quasi dolcificata, et la medicina è finita. Et non ti maravigliare di questa intelligentia, imperò che, secondo la sententia di Rasi, gli antichi per occultare questa scientia divina hanno usato tanti nomi, similitudini, favole et enigme che a pena et con difficultà l’huomo potrebbe ritruovare nuove inventioni per occultare quella. Giovanni Pico anchora della Mirandula, nel fine del libro della dignità dell’huomo, dice: che egliera costume de gli antichi Filosofi tutte le cose divine, alte et sublime descrivere sotto il velo di molte enigme et favole poetice.
Dem. – Questa medicina che tu hai detto, potrebbe sanare tutte le infirmità curabili?
Rai. – Io ho detto che questa medicina tiene il primo grado nell’ordine delle medicine, et perchè si trovano diversi gradi delle medicine, et alcune si estendono più o manco a sanare diverse infirmità et a conservare il corpo humano dalla corruttione, adunque questa è potente et virtuosa sopra tutte l’altre a sanare molte infermità. et difendere il corpo humano dalla corruttione. Veggiamo anchora che la sustantia sottile et formale, la qual’è sommersa nella quantità et materia, non può esercitare le sue virtù, ma quanto più è spirituale et formale et separata dalla materia et quantità, tanto più estende le sue virtù a fare molti effetti. Et perché la medicina nostra è composta di spiriti sottili et di materia semplice et quasi separata da ogni materia elementale, però senza impedimento alcuno si può estendere a tutte le infermità curabili. Conosciamo anchora che ogni agente ha la virtù di operare, secondo la propinquità et similitudine, la quale partecipa con il primo attivo. Il primo et universale arrivo corporeo et semplice, è il corpo celeste, il quale come causa universale si estende a tutte le cose inferiori. Et perché la nostra medicina, per la sua sottilità, purità et incorruttibilità, sopra tutte le sustantie corporee ha grandissima propinquità et similitudine con gli corpi celesti, per la qual cosa dalli Filosofi ella è nominata Cielo et quinta essentia, però sopra tutte le cose corporee inferiori, come medicina universale potrà sanare tutte le infermità curabili, non solamente pertinenti al fisico, ma anchora al cirugico. Dicano anchora gli medici che la iera pigra (3) ha singular virtù a tirare gli humori dal capo, dal collo, e dal petto, e non dalli altri membri inferiori, perché ella è generata per virtù delle stelle le quali hanno influenza sopra il capo, colo et petto, come sono le stelle di Ariete, Tauro et Gemini. Et similmente potremo dire delle altre medicine, le quali tirano gli humori dalle gambe, ginocchi et piedi, perché hanno ricevuto speciale influsso et virtù dalle stelle di Capricorno, Acquario et Pescie. Et perché tutti gli metalli ricevano lo essere, il nome, il numero, gli colori, le virtù et proprietà da tutti gli pianeti, et tutti gli pianeti hanno influentia et virtù sopra tutto il corpo humano, adunque la medicina nostra de’ metalli generata haverà virtù sopra tutto il corpo humano. Et se l’acque de’ bagni hanno virtù di sanare molte infermità perché tirano con sé qualche virtù metallica etr minerale, molto maggiore virtù haverà essa sustantia metallica conversa in sustantia potabile. Et perché scondo la openione de gli antichi Filosofii tutti gli metalli, secondo la similitudine, virtù, nomi, colori et propretà sono in qualunque metallo, come io ho scritto nella espositione di Geber, adunque la medicina nostra quantunque fussi estratta da uno solo metallo, nientedimanco havrebbe in sé le virtù di tutti gli metalli et pianeti, et havrebbe virtù sovra tutto il corpo humano a sanare tutte le infermità curabili. Et questo vuolse significare Giovanni di Rupe, il quale, parlando della nostra humidità radicale et quinta essentia sotto il nome di acqua vite, diceva che l’acqua ardente buona ha in sé le virtù di tutti gli metalli. Et come dice il sopradetto, l’acqua nostra non è acqua de viti, ma è acqua di vita, perché dà la vita alli huomini.
Dem. – Quantunque le sopradette ragioni siano dette sapientemente, nientedimanco a me pare impossibile che una medicina sola et semplice, possi sanare tutte le infermità, et la ragione è questa: le infermità contrarie (secondo che dicano i medici) si curano con medicine contrarie. Et perché le qualità contrarie non possono essere in uno solo subietto, però non mi pare possibile che una medicina possi sanare tante infermità. Dicano anchora tutti gli filosofi che da una cosa sola non procede se nonuno effetto, adunque una medicina sola non  può sanare più che una infermità.
Rai. – Una cosa sola et semplice fa molti effetti contrarij, secondo la diversa natura et dispositione de’ recipienti. Veggiamo che il calore del sole fa contrarie operationi, imperoche desicca il luto et liquefa la cera, nientedimanco ella è una sola operatione et in sé non ha contrarietà alcuna. Et quantunque la medicina nostra sia una sola, et forse ha una sola et propria operatione, nientedimanco se volemo considerare quella, in quanto per la grande similitudine la quale ha con tutte le cause celesti, le quali sono molte, ella è suscettiva di molte virtù celesti. Et perché ella è estratta da tutti gli elementi, però diciamo la medicina nostra invirtù havere tutte le quaità elementali et essere multiplice et potere causare molti et varij effetti contrarij.
Dem. – Hora dimmi distintamente la pratica di questa medicina.
Rai. – Leggi la espositione di Geber, imperò che in quella ti vi troverai la materia et la pratica distintamente scritta.
Dem. – Io ti ringrazio di tanta liberalità. A te mi raccomando

Il fine della Espositione di Geber et del Legno della vita.

 

 

NOTE:

(1) Nell’edizione cinquecentesca, contro l’evidenza del discorso, per un errore palese, la frase che comincia per “Gli antichi…” è attribuita a Demogorgon.
(2) Nel testo originale, per un errore evidente, l’esclamativo è sostituito dal punto interrogativo.
(3) La Iera Pigra Galieni era una preparazione a base di valeriana, cinnamomo, zafferano, aloe ed altre spezie, spesso usata per purgare gli umori.