Pagina on-Line dal 07/04/2012

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Ieri, o Esculapio, ti assegnai perfetta ragione, ma al presente io penso essere necessario che noi disputiamo brevemente del senso. Il senso e il movimento pare che principalmente sieno differenti in questo: che il moto è secondo la materia, e il senso secondo la essenzia. Nondimeno a me pare che l’uno e l’altro abbino insieme convenienza nell’essere distinti per ragione nelli huomini. Nelli altri animali il senso è unito alla natura, ma nelli huomini la intelligenzia et lo intelletto certamente è differente da la intelligenzia, sì come Dio da la divinità, imperò che la divinità procede da Dio e la intelligenzia dall’huomo. Questa è sorella del parlare, o si vero l’uno e l’altro sono insieme strumenti, imperò che né il parlare si pronunzia senza intendimento, né quel che s’intende si manifesta a luce senza il parlare. Per la qual cosa il senso e la intelligenzia, sì come annodate nell’huomo, insieme s’accordano, imperò che né possiamo in alcuno modo sanza senso intendere, né sanza intendimento sentire. Nondimeno egli è possibile lo intendimento essere inteso sanza senso, a similitudine di quegli che veggono né sogni le fantasie. Ma a me pare ancora che l’una operazione e l’altra si eserciti nelle visioni de’ sogni, et il senso essere desto dal sonno a la vigilia. Oltre a questo l’huomo è diviso in anima e in corpo, e quante volte l’una e l’altra particella del senso insieme consentano, tante volte lo intendimento per il concetto della mente si manifesta. La Mente concepe tutte le manifestazioni, certamente tante volte buone quante volte il seme è infuso da Dio, ma contrarie quando da certi demoni vi sono entro sparse le semenze. Certo nessuna parte del mondo è sanza la presenza de’ demoni, e il lume loro discende tutto da esso Dio. Et finalmente il demonio, entrato nell’huomo, sparge in lui i semi della propia operazione, et la mente ripiena di semi e gravida per questo partorisce adulterii, stupri, homicidi, patricidi, sacrilegii e dispregio delle cose de Dio, scannamenti, disfacimenti di citadi, pestilenzie delli huomini e tutte l’altre cose che sono tutto opere de’ mali demoni.
I semi di Dio certamente sono pochi, ma quelli in verità grandi, belli e buoni, cioè la virtù, la temperanza, la pietà e la cognizione di Dio. Colui il quale riconosce Dio ripieno di tutti i beni, consegue le divine manifestazioni; io dico manifestazioni non simili a molti, per la qual cagione, se alcuni si saranno dati a tale cognizione, né essi piaciono al volgo, né il volgo a essi, et finalmente sono riputati stolti, sono schermiti e ancora alle volte odiati et svillaneggiati et di vita privati. Ma noi abbiamo detto qui abitare la iniquità et la terra essere la sua provincia. Io dico la terra e non tutto il mondo, come alcuni impii male parlano. Ma l’huomo devoto a Dio quanto prima comincerà a gustare la divina visione, allora tutte l’altre cose dimentica, e quelle ancora che a gli altri huomini sono ree, allui accaggiono come cose buone, consigliandosi prudentemente et riducendo ciascuna cosa a scienzia, e, quello che è più da maravigliarsi, convertendo del tutto i mali sempre nel bene.
Ma ora mai ritorniamo un’altra volta al parlare del senso. Humana cosa è il congiungere il senso con la intelligenzia. Né tutti gli huomini (come di sopra ho detto) usano la intelligenzia, ma l’uno secondo la materiale e l’altro secondo l’essenzia, imperò che colui il quale è servo della pravità ha ricevuto (come detto abbiamo) dai demoni il seme dell’intelligenzia secondo la materia; ma se alcuni sono amici della bontà, Dio ha custodia della loro natura, imperò che Dio è autore del tutto e, faccendo tutte le cose, a se medesimo le rende simili. Ma queste cose, generate buone, diventano sterili nell’uso della operazione, imperò che la revoluzione del mondo, commuovendo le generazioni, fa le qualitadi, alcuna maculando e imbrattando col male, e alcuna nettando e purgando con bene. Il mondo, o Esculapio, possiede senso e movimento non consimile al senso e al movimento umano, ma certo più potente, e così ancora più semplice, imperò che il senso e la intelligenzia del mondo è solo questa, cioè tutte le cose fare e le fatte risolvere. Esso mondo è l’organo della divina volontà, principalmente composto per questa ragione, che ricevendo tutti quanti i semi da Dio, e quelli ritenendo nel suo sicuro seno, certamente ogni cosa componendo produca, e ancora tutte le cose dividendo rinuovi, et come perito agricoltore che taglia e pota tutto quello che è troppo cresciuto, acciò che nelli intervalli ordinati de’ tempi una altra volta rinverzisca. Né è cosa alcuna alla quale il mondo non presti vita, e insieme ancora il luogo della vita, et eziandio è quell’ordinatore; ma i corpi sono de la materia indifferenti, de’ quali alcuni di terra, alcuni d’acqua e altri d’aria, e ancora molti di fuoco, ma certamente tutti composti. Nondimeno alcuni più congregati e alcuni più semplici, quelli gravi e questi lievi. Ma la velocità del movimento di quello induce varietà di qualità di generazione, imperò che, esistente la continua spirazione, concede a’ corpi la qualità insieme con la superabbondanzia di vita; Dio adunque è Padre del mondo, et il mondo di quelle cose che sono nel mondo; et Cosmo, cioè il mondo, certamente figliuolo di Dio. Et quelle cose che sono nel mondo consistono sotto la Signoria del mondo, et di ragione è chiamato κόσμοσ, perché di certo egli adorna tutte le cose di varietà di generazione e quelle cose la cui vita non ha fine con perpetua operazione, per la velocità della necessità e per la commistione degli elementi, e per l’ordine delle cose generate. Adunque esso cosmo, cioè ornato, è nominato per necessità e per merito: Il senso e la intelligenzia di tutti gli animali s’influiscono da la parti di fuori, inspirati da quello che tutto contiene. Ma Cosmo, cioè il mondo, perpetualmente conserva tutte quelle cose che da essa origine di Dio ricevette. Certamente Dio non è, come a molti pare, privato di senso e di mente, e quelli che così dicono, aggravati dalla miseria, non bene, ma perversamente parlano. Tutte le cose, o Esculapio, insieme in Dio e da Dio dipendono, parte operando per il corpo, e parte muovendosi per l’essenzia dell’anima, e altre vivificandosi per ispirito; e alcune altre sono recettaculi di morti. Ma noi diremo più rettamente dicendo Dio non avere tali cose, ma acciò che noi manifestiamo chiara la verità, noi confesseremo lui essere il tutto, né quelle lui certamente ricevere di fuori, ma non dimeno che egli le porge da lato di fuori. Et questo è il senso e la intelligenzia di Dio muovere sempre tutte le cose, onde già mai non debbe venire tempo nel quale alcuna cosa delle esistenti sia annichilata. Ma quante volte io dico esistenti, io dico il tesoro di Dio, imperò che Dio abbraccia le cose esistenti, nulla è fuori di lui, e egli è fuori del nulla. Queste cose, o Esculapio, intendendole tu, ti parranno vere, ma non intendendole, incredibili. Imperò che lo intendere è esso credere, ma il non credere senza dubbio è non intendere.
Ma di certo il mio parlare è trascorso in fino alla verità, et ancora la mia mente, condotta dal parlare a uno certo termine, gusta la verità, et comprendendo finalmente tutte le cose e trovandole consonanti a quelle che il parlare dimostrava, subitamente le ha credute, e in essa perfetta fede felicemente s’è riposata. Adunche quelle cose che di Dio si dicono intese, certamente si credono, e non intese si negano. Et questo basti essere detto de la intelligenzia.

 

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