Pagina on-Line dal 07/04/2012
_______________________
_
O Tazio, io tratterò, oltre a quello che è detto, questo parlare, acciò che non ti manchi il precipuo nome di Dio e che ti sia noto essere molto manifesto quello che a molti pare occulto, imperò che se egli non si manifesta in luogo alcuno, certo e’ sarà niente. Quello che si palesa al nostro aspetto è generato, ma quello che si nasconde è sempiterno, imperò che non è necessario ch’egli apparisca, imperò che non manca d’essere. Certo esso pone avanti a gli occhi tutte l’altre cose, e esso sta segreto; cioè quello il quale usa la sempiterna vita, mentre che chiaramente a luce conduce ogni cosa, nelli luoghi occulti si nasconde. Nondimeno elli dimostra ciascuna cosa alla fantasia, imperò che la fantasia s’addopera solo circa quelle cose che sono generate, nella quale è niente fuori de la generazione.
Ma l’unico e non generato è incomprensibile alla fantasia; ma conciò sia che per lui tutte le cose sieno manifeste, ancora in tutte e per tutte le cose risplende, et spezialmente si palesa a quelli a’ quali egli ha voluto communicare la notizia di sé. Tu adunche, o figliuolo mio Tazio, in prima con pietosi prieghi, priega il signore Padre, unico e da cui è l’uno, che tu sia degno della sua misericordia. Et così intanto finalmente potrai intendere Dio, se pure solamente uno dei suoi razzi benignamente illuminerà la tua intelligenzia. Certamente solo lo nascoso intendimento vede le cose nascose, adunque se tu lo riguarderai con gli occhi della mente, credimi, o Tazio, che egli tisi manifesterà. Certo, Dio, sanza alcuna invidia, per tutte le parti del Mondo in ciascun luogo risplende e intanto si manifesta, che non solamente intendere, ma ancora, per un modo di parlare, ci è quasi lecito toccarlo con le mani, imperò che da ogni parte a’ nostri occhi si mette innanzi e manifesta, e vedesi la sua imagine. Ma se il tuo interiore lume ti si nasconde, in che modo te o lui troverai? Finalmente, o figliuolo mio Tazio, quando tu pure vorrai vedere Dio, riguarda su il sole, poni mente il corso della luna, considera l’ordine di tutte quante le altre stelle e come ciascuno di loro conserva il perpetuo ordine. Certamente ogni ordine è termino da’ limiti del numero e del luogo. Il Sole, dio prestantissimo de gli altri celestiali dii, al quale tutti gli altri del cielo ubbidiscono come a principe et che è stato più amplo che la terra et che il mare, non dimeno soffera che innumerevoli stelle, minori di lui, sopra di lui si rigirino. Or dimmi figliuolo o di chi teme egli? Di chi dubita? Diverse stelle hanno diversi movimenti, e chi è quello che assegni la misura di ciascuno lor movimento?
TAZIO. – La Tramontana, la quale si rivolta perpetualmente intorno a quel medesimo, e la quale tira seco tutta la machina del Mondo.
TRISMEGISTO. – Chi è quello che usi questo instrumento? E chi è quello che fa stare il Mare a’ suoi termini? Chi è quello che forma e sostiene nel mezzo il peso della Terra? Certamente, o Tazio, egli è alcuno Autore e Signore di queste cose, imperò che egli è impossibile conservare luogo o numero o misura sanza virtù dello Autore, e l’ordine non può esser fatto dalla deformità, e la deformità ha bisogno di Signore che le dia l’ordine. Or volesse Dio, o figliuolo, che ti fosse conceduto la possanza che, con l’aiuto delle alie, tu volassi nella più alta parte dell’aria, et posto nella mezzana regione tra il cielo e la terra, ragguardassi la solidità della terra, la diffusione del mare, il corrimento de’ fiumi, la larghezza dell’aria, la vita e celerità del fuoco, il corso de’ pianeti e la rapace velocità del cielo; o figliuolo, o cosa felicissima a vedere, o beatissima visione, che certo che, con uno movimento d’occhi, l’ordine di tutto il mondo comprenderesti e il fattore immobile per alcuno modo mosso, il quale, benché nascosto sia, ancora chiaramente vedresti.
Et se pure ancora volessi investigare l’artefice Dio, o per quelle cose fragili che sono sopra la terra, o per quelle che sono nascosto dalla profondità dell’acque, o figliuolo, riguarda bene la composizione del corpo umano per lo esemplo del quale impara chi è stato conditore di sì bella imagine. Chi fu dipintore de gli occhi? Chi lavorò a tornio il naso e gli orecchi? Chi distese le labra de la boccha? Chi tese i nervi e le gogli? Chi empié le vene di sangue? Chi raccozzò le sode ossa? Chi coprì a torno la carne con la sottile pellicula? Chi divise con tale ordine le dita? Chi distese i fondamenti de’ piedi? Chi perforò i meati e aperse i pori? Chi constrinse insieme e ristrinse la milza? Chi fece il cuore in figura di piramide? Chi allacciò le vene al fegato? Chi intagliò le channe de’ polmoni? Chi concedette al ventre la capace larghezza? Chi figurò i membri del corpo degni d’honore nelle parti manifeste? Chi nascose nello occulto i membri vergognosi e volle che fussino nascoste, segreti all’aspetto de’ riguardanti? Vedi quante opere della divina arte in una materia si dimostrano, e ciascuna bella e dirittamente misurata, e che ancora sono ne’ loro propii officii differenti. Or chi fu quello che ciascuna di queste cose figurò? Quale è la madre? E quale è il padre? Non è egli solo esso invisibile Dio, il quale per propia volontà ha fatte tutte le cose? Ma conciò sia che, di certo, nessuno ardisca di dire essere stata fatta statua o imagine senza fabbro o depintore, or’ penseremo noi la maravigliosa constituzione di questo mondo essere fatta senza conditore? O ciecho homicciuolo, o troppo impio, o ruinato nelle profonde tenebre dell’ignoranzia. Abbi riguardo, riguardati dico, o figliuolo mio Tazio, che già mai tu non dica l’artifizio essere fatto sanza l’artefice; anzi, più tosto, per più conveniente nome chiamerai Dio Padre, e stimerai la sua propia operazione è d’essere padre. Et se mi costrignerai che io ne parli più arditamente, io dirò questo essere la sua essenzia, cioè concipire e fare ciascuna cosa. Ma si come nulla può essere fatto senza fattore, così è impossibile Dio essere sempre se egli sempre non fa ogni cosa, cioè in cielo, in aria, in terra, in mare, in tutto il mondo e in ogni e ciascuna parte del mondo, così in quello che è come in quello che non è; imperò che nulla è in tutta la natura che egli medesimo non sia. Certamente egli è quelle cose che sono, e ancora quelle che non sono; certo quelle cose che sono le produsse a luce, e quelle che non sono in sé medesimo le nascose.
Questi per migliore nome Dio, questi occulto, questi ancora più manifesto di tutti, questi chiaro alla mente, questi presente a gli occhi, questi incorporeo e ancora che (per uno modo di parlare) ha molti corpi imperò che esso solo è il tutto, ed ancora ha tutti i nomi perché è padre della unità et ancora non ha alcuno nome perché egli è il padre di tutti, che cosa adunque ti lauderà? Sarà egli alcuno posto sopra te o sotto te? Or dove rivolto io gli occhi, acciò che io ti laudi? O disopra, o di sotto, o dentro, o fuori? Non ci è modo né luogo intorno a te, né alcuna altra cosa di tutte, ma in te et da te tutte le cose. Ogni cosa concedi e finalmente nulla ricevi. Certo tu ai tutte le cose, ma quello che tu non ai è nulla.
Ma, o padre, quando ti loderò io? Noi non possiamo pigliare il tempo, né il momento tuo. Deh, in che migliore cosa principalmente canterò io le tue laudi? Lauderotti io in quelle cose che tu arai create? O più tosto in quelle che tu non avrai create? O forse in quelle che tu da tenebre a la luce riducesti? O in quelle che ancora si nascondono nel tuo segreto seno? Deh, perché cosa finalmente cantarò io i sacri Hymni alla tua maestà? Deh, sarò io, laudantoti secondo la mia possanza, io medesimo? O diventerò un altro? Certamente tu medesimo se’ quello che io sono. Tu se’ quello che io sarò, finalmente tu se’ quello che io dirò, imperò che tu se’ ogni cosa, e nulla altro è fuori di te. Et certamente tu medesimo se’ quello che non è. Tu se’ tutto quello che è generato, e tu se’ quello che mai non è generato. Certo Mente intelligente, Padre fabbricante, Dio efficiente, bene che fai tutti i beni, la più pura parte della materia, l’aria e dell’aria l’anima, e dell’anima la mente, e, finalmente, della mente Dio.