Pagina on-Line dal 07/04/2012

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La mente, o Tazio, certamente nasce da essa essenzia di Dio; non dimeno questo s’intende se esso ha alcuna essenzia, et questa, quale ella si sia, se medesima sola sinceramente comprende. Non è dunque divisa la Mente da la essenzia di Dio, ma più tosto a quella in tale modo congiunta, quale è ‘l lume al corpo del sole. Questa mente è Dio nelli huomini, e, per questa, alcuni nel numero de li huomini sono Dii e la loro umanità è molto presso alla divinità. Et però il buono angelo certamente ci rivela gli Dii essere huomini immortali, e li huomini essere mortali Dii. Ma nelli animali irrazionali quella mente è natura, imperò che, in ciascuno luogo dove è l’anima, quivi è ancora la mente, sì come in ogni luogo dove è la vita quivi è eziandio l’anima. Ne’ viventi sanza discorso di ragione, l’anima è vita vota di mente. La mente, di certo, è aiutatrice de l’anime de gli huomini, rivocando quelle nel proprio bene; ma nelli animali che mancano di ragione concorre operando con la natura di ciascuno, e nelle anime delli huomini alle volte resiste e repugna. Certamente l’anima infusa al corpo, continouamente è depravata dalla voluttà e dal dolore, imperò che, per la commistione del corpo, la voluttà e il dolore n’escono fuori quasi come certi rivoli nelli quali cadendo l’anima s’affoga. Tutte le anime adunque alle quali la mente predomina, quelle illumina col suo splendore, a’ loro morbi e mali faccendo resistenza. Et si come lo ammaestrato medico con dolori affligge il corpo dello infermo, quello incendendo e tagliando per cagione di ricuperare la sanità, così la Mente afflige la voluttuosa anima, acciò che da essa disvella le radici della voluttà, imperò che da essa è ogni infermità dell’anima. Et la gravissima infermità dell’anima è la impietà. Ma la opinione, al tutto, non ci addirizza ad alcuno bene, ma più tosto al male, et la Mente, repugnando a quella, così procura il bene dell’anima come il medico la sanità del corpo. Et tutte quante quelle anime le quali non hanno accettata per governatrice la Mente patiscono quel medesimo che l’anime de’ bruti, perché la Mente le lascia allo imperio delle cupidità, al compimento delle quali sono traportate da certo ardente impeto, e a uso di fiere immoderatamente s’adirano e appetiscono, e quello che eziandio è peggio, non pongono fine alcuno alle libidini et non truovono termine de’ mali, né delle passioni. A questi tali ha preposto Dio la legge come uno esecutore e giudice.
TAZIO – O padre, qui risurge quella disputazione del fato, la quale disopra imperfetta lasciammo, imperò che s’egli è statuito alcuni essere adulteri e alcun sacrilegi, or perché alcuno per questo è condannato? Conciò sia che certo gli abbia peccato, costretto dalle necessità del fato?
TRISMEGISTO –  O figliuolo, le operazioni tutte sono del fato: nulla delle cose corporali è sanza quello, né bene alcuno né male può essere fatto sanza quello. Statuito è che quello il quale arà commesso alcuno peccato patisca, quelli per questo pecca, acciò che di quindi patisca ciò che patisce quando arà peccato. Ma del fato e delle pene de’ peccati altrove abbiamo detto. Ma il presente nostro parlare è della Mente, quanto sia possente e quanto sia il suo instinto differente nelli huomini e ne’ bruti; e ancora in che modo essa Mente non è benefica ne’ bruti, ma nelli huomini raffrena l’impeto della libidine e spegne l’ardore della ira, onde seguita che sieno intra gli huomini alcuni irrazionali e alcuni razionali. Ma tutti gli huomini sono sottoposti al fato, alla generazione e alla trasmutazione. Certamente il principio e il fine del fato sono queste due cose, cioè la generazione e la trasmutazione, e tutti gl’huomini patiscono di certo quello che ha ordinato il fato. Vero è che quelli ragionevoli a’ quali noi dicevamo la mente predominare come governatrice, non patiscono al medesimo modo che gl’altri: anzi, alieni da la improbità, non essendo malvagi, non patiscono male.
TAZIO – In che modo ancora, o padre, dì tu questo?
TRISMEGISTO – L’adultero non è egli cattivo? L’homicida non è egli malvagio? L’huomo ragionevole patisce, non adultero, ma sì come l’adultero, non homicida, ma sì come homicida. Impossibile è schifare la qualità della trasmutazione, sì come l’effetto della generazione, ma lecito è, a colui che ha la mente, schifare la pravità, per la qual cosa, o figliuol mio, io ho sempre udito il buono angelo quando continouamente m’ha spirato, il quale, se egli avessi in lettere scritti i suoi ammonimenti, conferirebbe ancora, col tempo, meravigliose utilitati alla humana generazione. Egli solo, o figliuol mio, sì come esso primogenito Dio, ragguardando tutte le cose ha infuso in noi i divini segreti. Et io certamente l’udì così alcuna volta predicare: tutte le cose sono uno, spezialmente i corpi intelligibili; noi viviamo per potenzia, per operazione e per eternità. La mente di colui è buona, sì come è buona la sua anima, et conciò sia che questo sia così, nulla de le cose intelligibili è distante da lo intelligibile. Oltr’a questo la Mente, principe di tutti e l’anima di Dio, può fare ciò che vuole.
Egli queste cose disse. Tu adunque considera queste cose e sta con gli orecchi della mente attenti a questo parlare del fato che io ti dirò. Se diligentemente schiferai li conteziosi inganni, sanza dubbio troverrai che la mente, anima di Dio, è dominatrice sopra tutti, così al fato come eziandio alla legge, e ancora a tutte l’altre cose. Né cosa alcuna di quelle che si aspettano al fato è impossibile alla mente. Et pertanto l’animo umano è superiore al fato, nondimeno non dispregia quelle cose che sono sottoposte al fato. Et queste sono le ottime rivelazioni del buon angelo.
TAZIO – Veramente, o padre, queste cose sono divinamente e ancora comodamente trattate, Ma ancora ti priego che tu mi dichiari quello che tu dicesti, la mente adoperarsi per modo di natura ne’ bruti, adoperando insieme con gli affetti di quegli. Et gli affetti de gli animali irrazionali (sicome io penso) sono passioni. Et se la mente adopera insieme con gli affetti e gli affetti sono passioni, la mente è adunque una certa passione, dappoi che così si conforma con le passioni.
TRISMEGISTO – Deh, quanto nobilmente me ne prieghi o buono figliuolo? Onde giusto è che io ti risponda.
Tutte le cose incorporee che sono ne’ corpi sono patibili, anzi sono propie passioni. Certamente ogni cosa che muove è incorporea e ogni movimento è corporeo. Et ancora le cose incorporee sono mosse da la Mente, e il movimento è passione. Adunque l’uno e l’altro, così quello che è mosso come eziandio quello che muove, patiscono, l’uno certamente dominando, l’altro sendo suggetto. Ma quando si separa dal corpo è liberato da le passioni. Anzi, o figliuolo, nulla è in alcuno luogo che non patisca, imperò che tutte le cose sono patibili, ma la passione et il patibile massimamente in questo sono differenti: che l’uno è agente, e l’altro paziente. Ma i corpi ancora adoperano secondo loro medesimi, imperò che o sono immobili, o e’ si muovono, et passione è quale si sia l’uno de questi. Ma li incorporali s’adoperano sempre, e però sono patibili. Né ti confondino tali nominanze, imperò che l’operazioni e la passione è quel medesimo, nondimeno usarlo con più honorevole vocabulo non nuoce.
TAZIO – Tu hai, o padre, di queste cose assegnata manifesta ragione.
TRISMEGISTO – Oltra questo, o figliuolo, considera che queste due cose, sopra tutti gli altri animali Dio ha conceduto all’huomo solo, cioè il parlare e la mente; le quali cose certamente si giudicano essere del medesimo valore che la immortalità. Et ciascuno che usa queste secondo che si confà, in nulla è differente da li immortali, ma ancora sciolto da’ legami del corpo sarà condotto da l’uno e dall’altro nel coro de’ beati, e ancora in quello de gli Iddii.
TAZIO – Or non usano il parlare gl’altri animali oltre all’huomo?
TRISMEGISTO – No figliuolo mio, ma la voce. Et molta differenzia è intra ‘l parlare e la voce. Il parlare è comune a tutti gl’huomini, ma la voce è propia di ciascuna generazione d’animali.
TAZIO – O padre, or non usano diverse generazioni d’huomini diversi parlari?
TRISMEGISTO – Diversi parlari usano o figliuolo. Certamente e’ si truova un huomo e ancora un parlare, in qua e in là, per interpretazione traportato. Et essere finalmente uno Verbo, e il medesimo Verbo è appresso a gli Egizzi, a’ Persiani e a’ Greci. Ma e’ mi pare che non sappi, o figliuol mio, la virtù e l’amplitudine del Verbo. Il beato Dio, buono e sapientissimo, pronunziò l’anima essere nel corpo, la Mente nella anima e il Verbo nella Mente. Et disse il Padre di questi essere Dio. Adunque il Verbo è imagine e mente di Dio, e il corpo della forma, e la forma dell’anima; e l’aere è purissima parte della materia, e la anima dell’aere, e la mente dell’anima, e finalmente della mente i Dio. Ma i Dio è circa il tutto e ancora per tutto; la mente è circa l’anima, e l’anima è circa l’aere, e l’aere è circa la materia. Ma la necessità e la providenzia e la natura sono strumenti del mondo e dell’ordine de la materia, imperò che ciascuna cosa delle intelligibili è essenzia, e la loro essenzia essa unica stabilità. Ma di quelli corpi che sono nel mondo ciascuno di loro è moltitudine. I corpi composti che hanno essa identità, e che alterandosi insieme trapassano, conservano perpetualmente la immortalità di essa identità. Negli altri corpi che sono composti, di ciascuno corpo è il numero, e impossibile è farsi constituzione o composizione, o veramente dissoluzione, sanza numero. Certamente le unitadi se medesime generano e accrescano il numero; e ancora disciolte ritraggono il numero in se medesime. La materia certamente è una, e tutto questo mondo è uno grande i Dio, imagine d’uno maggiore unito a quello, e che conserva l’ordine e la volontà del padre, che è intera plenitudine di tutta la vita. Et in esso non è alcuna cosa appartenente a tutta la eternità e restituzione paterna, o veramente a la parte o al tutto, che non habbia uso di vita, né cosa alcuna sanza parte di vita è al mondo, né mai fu, né sarà, imperò che il Padre suo ha voluto il mondo essere vivente mentre chì’e’ dura, onde necessario è questo essere i Dio. Et in che modo, o figliuol mio, possono essere in Dio et nella imagine del tutto e nella plenitudine della vita, alcune cose che non abbino vita? La privazione della vita è corruzione, et la corruzione è perdimento. In che modo adunque può essere corrotto alcuna parte di quello che è incorruttibile? Et cosa alcuna di Dio, può essere distrutta?
TAZIO – O padre, or non muoiono nel mondo gli animali che sono parte del mondo?
TRISMEGISTO – Parla più correttamente o figliuolo, imperò che tu erri nel nome. Nel mondo, o figluolo, non muore alcuna cosa, ma i corpi composti si dissolvono, et il dissolvimento non è morte, ma è certo risolvimento di cose miste; et l’unione si scioglie non perché muoiano le cose che sono, ma perché le cose vecchie ringiovanischino.
TAZIO – Conciò sia che certa operazione di vita sia, non è questo certo mutamento? E pertanto, che cosa è nel mondo che sia immobile?
TRISMEGISTO – Nulla o figliuolo.
TAZIO – Or non ti par egli immobile la terra?
TRISMEGISTO – Mai no, ma commossa da molti movimenti. Non dimeno essa sola è stabile in un certo modo. Or non sarebbe cosa indegna essa, nutrice di tutti, che ciascuna cosa concepe e partorisce, non avere movimento? Imperò che impossibile è alcuno partorire sanza movimento. Et ancora sarebbe cosa non degna a chiamare sterile questo quarto corpo, imperò che il chiamarlo immobile null’altro significa che qualche cosa sterile. Considera o figliuolo questo generalmente, che ciò che è nel mondo, o scemando o crescendo si muove. Et oltre a questo ciò che si muove vive; e necessario è a ciascuno de’ viventi non essere una medesima cosa. Lo universo mondo, tutto insieme esistente, sanza dubbio è immobile, ma le sue parti sono per tutto mutabili. Non dimeno nulla è suggetto alla corruzzione, ma certe false nominanze conturbano gli huomini, imperò che la generazione non è creazione di vita, ma è manifestazione di essa nascosta vita. Et la morte non è mutazione, ma piuttosto occultazione. Conciò sia adunque che queste cose così sieno, tutte le cose sono immortali. Certamente lo spirito è vita della materia, e la mente dell’anima; e da la mente deriva ogni vivente. Adunque ogni vivente è immortale per la mente, ma l’huomo massimamente sopra tutti è immortale, il quale è capace di Dio e conformasi alla divina essenzia, imperò che a lui solo, intra tutte le generazioni de’ viventi, esso i Dio s’accosta certamente la notte per visioni e il dì per diverse forme, et per tutte le cose gli pronunzia le cose future per uccelli, per interiori, per ispiriti, per selve. Per la qual cagione veramente lo huomo è detto sapere le cose presenti e le passate, e quelle che devono venire. Ma io voglio, o figliuolo mio, che tu principalmente consideri che ciascuna generazione de gli altri viventi abita in qualche parte del mondo. Li humidi certamente l’acqua, i terreni la terra, gli uccegli l’aria. Ma l’huomo usa tutte queste cose, cioè la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco, e sguarda su il cielo, e quello col senso misura. Ma Dio è circa il tutto insieme e per tutto, imperò che egli è potenzia e atto di tutte le cose. Et non è, o figliuolo, molto malagevole ad intendere Dio, e quante volte tu il vorrai vedere, considera l’ordine del mondo e l’ornamento del suo ordine, considera la necessità di quelle cose le quali s’apprendono col senso, e la providenzia di ciò che è fatto innanzi e di quello che tutto dì si fa. Vedi la materia piena di vita e tale e tanto i Dio, il quale va tanto degnamente con tutti i buoni e belli dii e demoni e huomini.
TAZIO – Ma queste, o padre, sono certe operazioni.
TRISMEGISTO – Ah figliuolo, e donde vengono queste cose, se non da Dio? Or non sai tu che sì come le parti del mondo sono il cielo, la terra, l’acqua e l’aria, così le membra di Dio sono la vita, la immortalità, la necessità, la providenzia, la natura, l’anima, la mente, et la perseverazione di tutte queste cose è esso bene? Né si fa in luogo alcuno cosa alcuna, né è fatta, ove esso Dio non sia presente.
TAZIO – Adunque è egli, o padre, nella materia?
TRISMEGISTO – La materia, o figliuolo, a ciò che a quella s’assegni propio luogo, è separata da Dio. Et che altro stimi tu quella, che una roza e non composta congregazione? Né credere questa potere stare per se medesima se ella non è formata, e se ella è formata è formata certamente da altri, imperò che detto abbiamo le operazioni del formare essere parti di Dio. Da cui adunque è conceduta la vita a ciascuno de gli animali? Da cui sono fatte immortali quelle cose che usano il dono della immortalità? Et da cui sono mutate le cose mutabili? Et se nominerai o materia, o vero corpo, o veramente essenzia, tieni a mente essere tutte opere di Dio. Et l’atto della materia essere ragione di materia, et l’atto de’ corpi ragione de’ corpi, et l’atto della essenzia essere ragione della essenzia, e questo tutto è Dio. Né alcuna cosa è nel tutto che non sia esso i Dio. Adunque, circa Dio, non è né grandezza, né luogo, né qualità, né figura, né ancora il tempo, imperò che egli è il tutto, e il tutto è circa tutte le cose e per tutte le cose. Et tu, o figliuolo, onora e adora questo Verbo. Ma il culto di Dio è uno, cioè non essere vizioso.

 

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