Nicolas Flamel (pseudo)- Il Desidero Desiderato (trad. di Massimo Marra)
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Questo tesoro di Filosofia ci insegna la santità di colui a cui tutto appartiene, il cielo, la terra e il mare, e tutte quelle altre cose che sono create. Da lui procedono tutti i tesori della saggezza, essendo lui solo il creatore di tutto che dal niente ha avuto la potenza di trarre ogni cosa, legando ed unendo le cose eterogenee con le omogenee, ed accordandole insieme benché differenti. Attraverso la sua bontà egli ha voluto, con certi medicamenti, rendere la salute alle creature inferme e dare perfezione alle cose imperfette. Cosa che i saggi, o antichi filosofi, hanno pienamente compreso attraverso due mezzi, come hanno essi scritto nei loro libri.
Di questi due mezzi l’uno è vero e l’altro è falso. Ed il vero è scritto in termini oscuri, affinché non venga inteso che dai soli saggi, che vogliono nascondere la loro scienza ai malvagi che avrebbero potuto farne cattivo uso.
Sappiate dunque che la nostra scienza consiste nella conoscenza di quattro elementi, le cui qualità si mutano reciprocamente le une nelle altre, sulle quali i filosofi sono di comune avviso. Sappiate ancora che in tutte le cose create al di sotto del cielo vi sono quattro elementi, invisibili alla vista ma a tutti gli effetti esistenti, per mezzo dei quali, sotto le sembianze della dottrina degli elementi, i filosofi hanno insegnato la loro scienza; essi sembrano intendere per i quattro elementi diverse cose, come sangue, peli, capelli, uova, urina ed altre materie ancora di cui non ho tenuto alcun conto quando sono pervenuto a comprendere i loro scritti.
Ho dunque riconosciuto la vera materia, o sperma e seme di tutti i metalli e cioè il mercurio cotto e congelato nel ventre della terra grazie al calore dello zolfo, che lo cuoce per sua propria virtù e dalla cui moltiplicazione sono prodotti e procreati nella terra differenti metalli, il cui seme o materia è unico e simile. Ciò nonostante, questi diversi metalli sono differenti per una azione accidentale, ossia per il nutrimento e la maggiore o minore cottura, come per il fatto di essere più o meno temperati, più o meno brucianti, cosa che i filosofi affermano di comune accordo. Perché è certo che tutte le cose sono fatte di ciò in cui si risolvono per dissoluzione, come si può vedere nel caso del ghiaccio, che, essendo formato di acqua, col calore si risolve in acqua. Se è tuttavia manifesto che il ghiaccio, essendo acqua, si converte in acqua, ugualmente i metalli, che nel loro principio sono stati mercurio, si convertono in mercurio, cosa che ti dimostrerò in questo discorso.
Posto ciò, risolveremo facilmente l’argomentazione di Aristotele che, nel 4° libro delle Meteore, dice: Sappiano tutti gli artisti che le specie dei metalli non possono trasmutare se non sono ridotti alla loro materia prima, riduzione di cui parleremo in seguito.
La moltiplicazione dei metalli è facile, ma non la loro trasmutazione, poiché ogni cosa che nasce nella terra e vi cresce si moltiplica, il che si vede nelle piante, negli alberi e negli animali. Infatti da un seme si generano mille semi, da un albero procedono mille rami o, per meglio dire, una infinità di altri alberi, e da un sol uomo si è compiuta la procreazione di tutto il genere umano.
Tutte le cose aumentano e si moltiplicano nella loro specie, ed anche il metallo può aumentare e moltiplicarsi, e ciò senza alcuna differenza. Aristotele domanda se questo aumentare e questa moltiplicazione si compiono nelle miniere naturali, o se è artificiale. Ora, costantemente. tutti i metalli nascono e crescono nella terra. Dunque è possibile che si compia in essi una crescita ed una moltiplicazione all’infinito. Ma questa non può realizzarsi se non attraverso ciò che è perfetto nella sfera lunare o ordine dei metalli, la generazione e perfezione dei quali costituisce la medicina perfetta che è l’elixir dei filosofi, che non si può arrivare a fabbricare se non attraverso un mezzo proprio o cosa interposta, dal momento che non vi è movimento da un’estremità all’altra se non attraverso un mezzo appropriato. Io ho conosciuto la natura di questo mezzo o cosa intermedia, la quale contiene in sé le estremità, che sono lo zolfo e il mercurio. Dall’uno e dall’altro si perfeziona e si compie l’elixir attraverso la cosa intermedia, la quale deve essere naturalmente più purificata, più cotta, meglio digerita, migliore, più perfetta e, di conseguenza, più prossima.
Così, mio caro lettore, guardati dall’errare e dal mancare, perché l’uomo raccoglierà solo il simile di ciò che avrà seminato. Tu vedi ora cos’è la pietra dei filosofi, e conosci i mezzi attraverso cui si può pervenire ad ottenerla. Ricordati sempre che nulla di estraneo si mette o si aggiunge nella sua composizione e, al contrario, che bisogna togliere le cose superflue, e che nulla conviene al nostro segreto se non ciò che è prossimo e della sua stessa natura. Sto dunque per spiegarti le sentenze ed i detti degli Antichi, con le loro parole oscure, nascoste sotto enigmi e parabole. Faccio ciò affinché tu possa giudicare ed intenda bene la dottrina dei filosofi, e comprenda che essi nulla hanno scritto che non sia veritiero.
PRIMA PAROLA DEI FILOSOFI
La prima parola dei filosofi è ciò che essi hanno chiamato soluzione e fondamento dell’arte. Così dice Maria, sorella di Mosè e profetessa: rendi molle una gomma e congiungila con un’altra attraverso un vero matrimonio. La renderai come un’acqua corrente; dice anche il profeta: se non convertite la cosa corporale in incorporea, voi lavorate invano. Parmenide o Egadimene, parlando di questa soluzione o conversione, dicono, nella Turba, che qualcuno, intendendo parlare di questa soluzione, crede che si tratti di acqua di mare, ma che se costoro avessero letto i libri e li avessero rettamente intesi, comprenderebbero che si tratta di acqua permanente, la quale non può essere permanente senza essere disciolta, congiunta e resa una medesima cosa con il suo corpo. Perché la soluzione dei filosofi non è un’imbibizione d’acqua, ma conversione e mutazione dei corpi nell’acqua dalla quale essi sono stati originariamente creati, ovvero il mercurio, allo stesso modo in cui il ghiaccio si converte nell’acqua liquida dalla quale aveva tratto la sua essenza. Così, per grazia di Dio, hai già un elemento, che è l’acqua, e conosci anche la riduzione del corpo in acqua liquida.
SECONDA PAROLA DEI FILOSOFI.
La seconda parola dei filosofi è che l’acqua si converte in terra attraverso una leggera cottura, continuata fino a che la nerezza, o colore nero, non venga in superficie. Perché come dice Avicenna al capitolo degli umori, il calore, producendo la sua azione in un corpo umido, genera e fa apparire il colore nero, come si vede nella calce che ordinariamente si produce. E perciò Monalibus raccomanda, a coloro che verranno dopo di lui, di rendere le cose corporali incorporee per dissoluzione, operazione nella quale bisogna accuratamente guardarsi a che lo spirito non si converta in fumo, temperando e misurando il fuoco all’intensità del calore del sole di luglio, affinché, per lunga e dolce decozione, si converta in terra nera. In questo modo, tu hai un altro elemento, che è la terra.
TERZA PAROLA DEI FILOSOFI
La terza parola dei filosofi è la mondificazione o purificazione della terra, di cui Morieno dice: Questa terra con la sua acqua si monda, si purifica, si pulisce e, quando sarà ben pulita, tutto il segreto, con l’aiuto di Dio, sarà ben governato. Così dice Hermes: l’Azoth ed il fuoco sbiancano il lattone e ne tolgono la nerezza. E, a questo riguardo, Morieno dice: sbiancate il lattone e rompete i vostri libri, per paura che non si rompano i vostri cuori. È la composizione di tutti i saggi filosofi, e terza parte di tutta l’opera. Aggiungete dunque, come è detto nella Turba, la siccità della terra nera all’umidità della sua propria acqua, e fatele cuocere fino a che non siano bianche. Avrete così l’acqua e la terra, con l’acqua imbiancata.
QUARTA PAROLA DEI FILOSOFI
La quarta parola dei filosofi è l’acqua, la quale potrà salire per sublimazione quando sarà ispessita e coagulata, ovvero congiunta con la terra. Per questo mezzo, tu hai la terra, l’acqua e l’aria, ed è ciò che Philippus dice nella Turba: sbiancatela e distillatela prontamente con il fuoco, sino a che non ne esca uno spirito che si trovava in essa, il quale è chiamato la cenere d’Hermes. Ed è per questo che Morieno dice anche: non disprezzate la cenere, perché essa è cenere permanente e diadema del vostro cuore. E nel libro chiamato Lilium, è scritto: avendo aumentato il fuoco con un buon governo o regime, dopo che si è pervenuti al bianco, si arriva alla cinerazione, ovvero al colore della cenere, che è denominata terra calcinata. Il che fa dire ancora a Morieno: al fondo del vaso rimane la terra calcinata, la quale è della natura del fuoco. In questo modo tu hai quattro elementi, ossia l’acqua dissolta in terra dissolta, e l’aria sottile calcinata in fuoco. Di questi quattro elementi, dice ancora Aristotele nel suo libro del Regime di governo dei principi: quando avrai ottenuto l’acqua dall’aria, l’aria dal fuoco, ed il fuoco dalla terra, allora avrai pienamente e perfettamente tutta l’arte della filosofia. E come dice Morieno: è la fine della prima composizione.
QUINTA PAROLA DEI FILOSOFI.
Passiamo ora alla seconda composizione, che insegna i pesi e che mostra come tingere e vivificare la prima composizione. Il che ha fatto dire a Calib: Nessuno ha potuto fin ora, né potrà in seguito, tingere la terra fogliata, se non con oro. È per questo che Hermes ha detto: seminate il vostro oro in terra bianca fogliata, la quale è fatta per calcinazione, ed è di natura di fuoco sottile e d’aria. Dunque, noi seminiamo l’oro in questa terra, quando vi mettiamo la tintura d’oro. Ma l’oro non può mai, per sua propria virtù, tingere perfettamente un altro corpo, se non è esso stesso reso perfetto dall’arte. Il che fa si che Morieno dica: benché la nostra pietra abbia già in sé, naturalmente, la tintura, nondimeno, l’oro come corpo non contiene alcun suo movimento se, in precedenza, esso non riceve una maggiore perfezione per mezzo dell’arte e di certe operazioni. Geber, nel libro delle Radici, dice anche: l’operazione si compie affinché la tintura dell’oro sia resa migliore e più perfetta di quanto di per sé non lo sia per propria natura, ed anche affinché sia fatto l’elixir, secondo le allegorie ed il linguaggio oscuro dei saggi: che si faccia dunque una conserva composta da una specie di pietra, e che da essa sia poi composta una medicina per guarire, purgare, trasformare e trasmutare tutti i corpi in vera luna.
Ma, per sapere se abbiamo bisogno del solo oro e non di altro corpo, ascoltiamo Hermes che dice: alla prima composizione, suo padre è il sole e sua madre la luna. Il padre è caldo e secco, generante tintura, e sua madre è fredda e umida, e nutre ciò che è stato generato. Per questa ragione, il sole e la luna sono di propria natura difficili da fondere, e quando sono congiunti, in modo che si mescolino all’oro, allora sono prontamente solubili. Perciò Maria dice: prendi il corpo, gettagli sopra il mercurio chiaro, che non si prende né si trattiene che per putrefazione, e prendi anche la tintura dello spirito ed avvicinala al fuoco, fino a che tutto si fonda; poi gettavi sopra la sua donna, che è la luna. Dunque, se uno di essi fosse tinto nella nostra pietra, la medicina non fonderebbe mai facilmente, né si renderebbe liquida e darebbe tintura; il mercurio sfuggirebbe e se ne andrebbe in fumo, perché in lui non vi sarebbe un corpo proprio a ricevere la tintura. Ora, il segreto principale è di avere la medicina prima che il mercurio divenga fuggitivo per liquefazione. È vero che la congiunzione di questi due corpi è tuttavia necessaria nella nostra opera. Dunque, come dice Geber nel Libro perfetto dell’Arte, il mercurio è il più prezioso dei metalli, perché è la tintura del rosso che trasmuta tutti i corpi, ed essendo anche il lievito che converte tutta la pasta nella sua natura, è conveniente cuocerlo. È l’anima che congiunge lo spirito con il corpo, perché, così come il corpo umano senza anima è morto ed immobile, così pure il corpo è impuro senza il lievito, che è la sua anima. Infatti il lievito del corpo preparato converte in sua natura tutta la pasta, e non vi è altro lievito al di fuori ci ciò che è appropriato al sole ed alla luna, che dominano su tutti gli altri pianeti. Allo stesso modo questi due corpi dominano su tutti gli altri corpi e li convertono nella loro propria natura, ed è per questo che vengono denominati fermento, o lievito, perché senza questo fermento, le gomme non possono emendarsi né correggersi, come scrive Meridius dicendo: ciò non può emendarsi né correggersi se, in precedenza, non è assottigliato per arte ed operazione. Su questo Hermes dice: figlio mio, estrai ed attira l’ombra appropriata dai raggi del sole, ovvero la terrestrità o natura terrestre.
Così, la preparazione o assottigliamento del fermento o lievito ci è necessaria, come possiamo comprendere attraverso la similitudine di un bambino che, al momento della sua venuta alla luce, nasce perfetto, ma non può pervenire a perfezione d’operazione o di vita se non è subito alimentato con un po’ di latte, e se, in seguito, non gliene si dà di più, poco a poco, aumentando con prudenza il suo nutrimento. È ciò che noi dobbiamo fare al riguardo della nostra pietra. Prendi dunque, nel nome di Dio, la quarta parte del fermento del sole, vale a dire una parte di questo fermento e tre parti del corpo imperfetto, ovvero della luna, e disciogli il fermento fino a quando esso non sia divenuto come il corpo imperfetto. Che il vaso sia accuratamente tappato, e che ogni cosa sia ben preparata, come raccomanda Hermes, che dice: all’inizio della tua opera, prendi, prima di mescolarle, parti uguali e fresche delle materie. Mescolale tutte insieme, pungile o bruciale una volta, fino a che esse siano armonizzate come in matrimonio. Che la concezione sia fatta in essi nel fondo del vaso, e che la generazione della cosa generata si faccia nell’aria. Il che fa si che Morieno dica: all’inizio, fa’ che la luce rossa riceva e prenda il fumo bianco in un vaso, per ferma congiunzione, senza che nulla ne possa esalare.
SESTA PAROLA DEI FILOSOFI.
La sesta parola dei filosofi: quando congiungerai la quarta parte del fermento assottigliato con tre parti della terra imbiancata, e l’imbeverai, come prima, della sua stessa acqua, cuocila sovente e reiteratamente, fino a che di due corpi non se ne faccia che uno, senza alcuna disomogeneità di colore. A questo proposito, Morieno dice: quando il corpo bianco sarà calcinato mettici dentro la quarta parte del fermento d’oro, perché il fermento, ossia l’oro, è come il lievito del pane, che converte nella sua natura tutta la massa della pasta. Cuocilo dunque nella sua stessa acqua, fino a che sia ridotto ad una sola cosa ed a corpo secco. Perché come dice Maria: quando l’aria lo toccherà e colpirà, lo congelerà, e allora sarà fatto un corpo. È questo il segreto. Sappi che, quando dai il fermento al suo corpo, è la sua anima che gli doni. È ciò che dice Morieno con queste parole: se tu non metti e non spingi il corpo purificato fino al fondo, se tu non lo rendi bianco e non gli doni l’anima, non hai appreso nulla e nulla intendi di questo segreto. Bisogna dunque mescolare il fermento col corpo puro e netto, e non con un corpo sudicio ed impuro. Perché, come dice Basius: questi corpi non possono riceversi né mescolarsi reciprocamente, se non sono in precedenza ben puliti e ben purgati; perché il corpo non riceve affatto lo spirito, né lo spirito riceve il corpo in modo che lo spirituale possa divenire corporale ed il corporale spirituale, se, prima della loro commistione, essi non sono stati ben puliti e perfettamente purificati da ogni sozzura e da ogni impurità. Ma quando questi corpi sono ben netti e purgati, allora lo spirito abbraccia repentinamente il corpo, e del pari, il corpo abbraccia lo spirito e, attraverso il loro mutuo abbraccio, si perviene alla perfezione dell’opera.
L’alterazione si compie attraverso la natura, e ciò che era spesso diviene sottile ed attenuato. È ciò che dice Ascanio nella Turba: lo spirito non si congiunge al corpo fino a che il corpo non sia perfettamente purgato e pulito dalla sua sporcizia e dalle sue fecce.
Quando, all’ora della congiunzione, si vedono apparire diverse cose miracolose, allora il corpo imperfetto, col mezzo del fermento, prende un colore fermo e permanente e questo fermento è l’anima del corpo imperfetto. E lo spirito, per mezzo dell’anima, si unisce col corpo e si converte con lui nel colore del fermento, che diviene con esso un’unica cosa. Questo dolce elixir, come dice Avicenna, si tinge con la sua propria tintura, si immerge ed affonda nel suo olio e si fissa con la sua calce, della quale abbiamo trovato l’acqua, come avviene tra i minerali per l’argento vivo, e il suo olio, come è per lo zolfo o l’arsenico. Ma, nei minerali, l’operazione si compie in modo ancora migliore, più abbondante e sottile. Di queste ruote, o mutazioni, Maria dice: in quest’opera non vi sono che cosa meravigliose, perché in essa vi entrano quattro pietre delle quali un re dirige il regime ed il governo. Da ciò è manifesto, per colui che possiede intendimento sottile e sa pesare le parole dei filosofi, che ciò che questi hanno scritto con tanta oscurità, è infine chiarito. Essi dicono che la nostra pietra è composta di quattro elementi e l’hanno comparata agli elementi.
Abbiamo mostrato che vi sono quattro elementi nella nostra pietra, perché, come dice Razi: tutte le cose che sono sotto il cielo della luna e che il sovrano Creatore ha creato, partecipano dei quattro elementi: tali elementi non appaiono alla vista, ma sono conoscibili attraverso i loro effetti. Perché la pietra è una sola cosa, una sola sostanza, una radice, una natura, come ci insegna Hermes dicendo: comincia, nel nome di Dio, e conosci la natura della nostra pietra, perché essa procede dalla radice della sua materia, perché essa è di questa radice ed in questa radice, e nulla entra dentro di lei che da tal radice non proceda e provenga. In effetti, nulla conviene ad una cosa se non ciò che è più prossimo alla sua natura, poiché ogni cosa ama il suo simile. Il che fa si che Platone dica: è una sostanza ed un’essenza che non sono che una cosa, calda e secca, fredda ed umida, il che fa si che la si chiami piccolo mondo, perché da essa, in essa, con essa ed attraverso di essa esistono tutti i metalli. È simile ad un albero i cui rami, le foglie, i fiori ed i frutti sono da esso, in esso, con esso e per esso. È certo che qualunque cosa non può generarsi se non dal suo simile o da cosa simile alla propria specie e che gli sia omogenea, ovvero della stessa natura. Così, questa cosa è unica, a sé simile, e non diversa da sé né composta. Ma i filosofi hanno dato a questa pietra dei nomi di cose corporali di ogni specie. Perciò, dice Pitagora: questa pietra si chiama con tutti i nomi, ma nondimeno non vi è che un solo nome che le sia proprio.
Con nomi diversi si chiama questa Luna
Ma la sua natura non è che una.
Questa luna, anima ed acqua, è chiamata con diversi nomi, benché essa non ne abbia in realtà che uno. Tuttavia, come dice Perrier: lasciate la pluralità dei nomi oscuri e tenebrosi, perché non è che una la natura che sovrasta ogni cosa, e non ve ne sono diverse. In verità non vi è che una sola natura, che si fa germogliare e moltiplicare da sé. Perciò, come dice Diomede, dobbiamo capire che la natura non si emenda non si corregge che nella sua stessa natura, nella quale non dobbiamo introdurre alcuna cosa estranea o eterogenea, che nulla potrebbe, ma lasciarla da sola, come ho appena detto, e farla germogliare e moltiplicare come ci insegna Maria dicendo: Kibrit bianco e calce umida, che non sono che una sola cosa della stessa specie, sono le radici di quest’arte. I filosofi hanno chiamato queste cose con nomi diversi, i quali, nondimeno, non indicano che un’unica cosa. Il che è confermato da Morieno, che dice: vi dico la verità: nulla ha tanto indotto in errore i nuovi filosofi quanto la pluralità dei nomi.
Sappiate tuttavia che questi nomi non sono che i colori che appaiono nella congiunzione, ed in tal modo non errerete nella via dell’opera, perché infine, benché i filosofi abbiano moltiplicato i nomi e le loro sentenze, ciò nonostante essi non intendevano che una cosa, una via, un modo d’operare, un’unica apparizione dei colori. E ricordate che tale apparizione di colori non avviene e non si mostra se non nel tempo della congiunzione dell’anima con il corpo. In una sola volta, dice Morieno, il fuoco rinnova in sé i diversi colori. I filosofi hanno anche detto che la nostra pietra è composta da corpo, anima e spirito, ed hanno detto la verità, perché il corpo, in sé imperfetto, è un corpo grave, pesante informe, malato e morto.
L’acqua è lo spirito che purga, assottiglia, ed imbianca il corpo. Il fermento è l’anima, che dà al corpo imperfetto la vita che esso non aveva in precedenza, e che gli conferisce una forma migliore e più eccellente. Il corpo è Venere e femmina, e lo spirito è Mercurio. Per questo Morieno dice: non si può avere Mercurio se non dai corpi disciolti per liquefazione; e non da una liquefazione volgare e comune, ma solo da quella che rimane permanente fino a quando lo sposo e la sposa non siano uniti insieme, il che dura fino al bianco, o imbiancamento. Ricordate che il corpo deve essere interamente liquefatto e fuso, quando, durante la cottura, appare la nerezza. Il che fa dire a Boellus: quando vedrete che la nerezza si eleva e comincia ad apparire sull’acqua, sappiate che il corpo è già liquefatto e disciolto. Cuocetelo nella sua acqua con calore moderato, affinché si dissecchi insieme al vapore a sé simile; se ne formerà una cosa unica, che introdurrà in sé la perfezione. Ma lo spirito converte a sé il corpo sublimato e penetrato, e, perciò, lo si chiama acqua di vita, acqua permanente e penetrante. Per questo, Dardarius, nella Turba, dice: Mercurio è l’acqua permanente senza la quale non si compie nulla, perché la sua virtù è un sangue spirituale, congiunto col corpo, che essa cambia in spirito mescolandovisi. Ed essendo ridotti ad uno, essi si mutano l’uno nell’altro, perché il corpo corporifica lo spirito e lo spirito trasmuta il corpo in spirito, lo tinge e colora sotto forma di sangue, perché tutto ciò che ha spirito ha pure sangue, ed il sangue è un umore spirituale che conforta la natura. E sappiate che più il corpo è cotto e inzuppato o lavato nel proprio umore, più esso apparirà chiaro, puro e migliore. Ma, come dice Morieno: nulla, se non l’azoth, può togliere al lattone la sua ombra, quando è cotto insieme ad esso fino a che non lo renda colorato e bianco come gli occhi del pesce; perché, allora, la sua virtù si trasmuta nella natura del suo fermento.
Ricordate però che il fermento è l’acqua fissa che tinge e colora la pietra, la vivifica, l’abbraccia e la trattiene. Per questo Maria dice: il corpo fisso è della materia di Saturno, e comprende la digestione e la separazione delle tinture e dei colori, e senza di esso il nostro segreto non perviene ad alcun effetto se il sole e la luna non sono congiunti in un corpo. infatti, come dice Euclide: l’artificio di quest’arte consiste solo nel sole e nel mercurio i quali, essendo composti ed congiunti insieme, hanno una tintura infinita, perché nell’opera si acquisisce un colore sfumato e diffuso che inclina al bianco, e si converte poi gran parte del bianco in colore citrino, il che si può provare gettando del sangue in latte ed acqua. Dunque, poiché il fuoco è già mescolato con l’acqua, essi saranno quattro. In seguito fa in modo che diventino uno, e perverrai a ciò che cerchi, poiché, allora, il corpo sarà passato per fuoco debole e non debole, e su di lui regnerà la pace. Ma, dall’inizio fino alla fine, la preparazione di queste cose si compie con la lodevole acqua fissa, poiché essa mostra manifestamente la sua tintura nella propria proiezione, ed è la mediatrice, la cosa intermedia tra le cose contrarie; è essa stessa l’inizio, il mezzo e la fine, ovvero la prima cosa, la cosa intermedia e la finale. Chi comprende ciò intende la dottrina dei saggi.
Inoltre, alcuni filosofi hanno affermato: se non convertite i corpi in non-corpi, e non fate sì che le cose incorporali acquistino corpo, non troverete la regola ed il cammino della verità. E, se i filosofi dicono la verità, la regola è in questa operazione: poiché dapprima il corpo si fa e si rende acqua, in modo che la cosa corporale si faccia incorporea, ovvero spirito, ed in seguito, nella congiunzione, lo spirito, ovvero l’acqua, diviene corpo. A questo riguardo Hermes dice: converti e cambia le nature e troverai ciò che cerchi. Il che è vero, perché nella nostra arte per prima cosa noi facciamo di una cosa spessa una cosa sottile, vale a dire che dal corpo facciamo l’acqua. Dopo ciò, da una cosa umida ne facciamo una secca, ossia dall’acqua facciamo la terra, ed in questo modo cambiamo e convertiamo le nature, poiché di una cosa corporale ne facciamo una spirituale, e da una spirituale una corporale. È ciò che dice lo stesso Hermes: la nostra opera è la conversione ed il cambiamento del corpo di un essere in un altro essere di una cosa in un’atra cosa, della debolezza in forza, della grossolanità e densità in tenuità e mollezza, della corporalità in spiritualità: allo stesso modo avviene per il seme dell’uomo nella matrice femminile, che compie, per congiunzione naturale, cambio e mutazione di una cosa nell’altra fino a che non si sia formato l’uomo perfetto. Perché, come dice Aristotele: ogni generazione si compie in natura dalle cose omogenee, il che è certo, e lo stesso avviene per quanto riguarda la generazione dei metalli. Il che fa dire ai filosofi: non fatevi intervenire nulla di estraneo, né polvere, né acqua, né altra cosa, perché se vi entrasse qualcosa di eterogeneo e di differente natura, essa la corromperebbe e la distruggerebbe interamente. Il che è confermato dal re Aros, che dice: che non si coaguli che con il suo nobile zolfo, che gli è simile poiché da esso stesso proviene.
Dopo di che, facciamo che ciò che è al di sopra sia uguale a ciò che è di sotto, vale a dire che lo spirito sia fatto corpo ed il corpo sia fatto spirito, come è detto all’inizio della nostra opera e come avviene nella sublimazione. In questa, difatti, ciò che è sotto è come ciò che è sopra, e al contrario. Il tutto si converte poi in terra, ed è per questa ragione che Hermes dice: ciò che è sopra per sublimazione è come ciò che è sotto per precipitazione, e ciò che è sotto per costipazione è come ciò che è sopra per ascensione, per preparare cose miracolose da una sola cosa.
L’acqua e la terra sono in basso, l’aria e il fuoco salgono in alto; l’acqua e la terra, concepiscono e nutrono, l’aria e il fuoco agiscono, armonizzano, congiungono, e questi quattro, nella nostra pietra, convengono e si accordano insieme, come ci insegna Senior dicendo che i quattro elementi sono purificati nella nostra pietra, poiché in essa l’acqua è fissa, l’aria è tranquilla, la terra è ferma ed il fuoco avvolge il tutto. Queste quattro nature che si respingono tra loro, sono nella pietra e sono generate da essa. Da ciò che abbiamo detto è dunque manifesto che la nostra pietra è composta da quattro elementi.
Tutti i filosofi hanno ribadito che la nostra pietra è di quattro elementi, che contengono corpo, anima e spirito. Essi dicono che queste tre cose sono d’una materia e d’una natura, e che posseggono un’unica acqua ed una radice. Di certo essi affermano la verità, perché tutta la nostra opera si fa attraverso la nostra acqua, e da essa, in essa e per essa si trova tutto ciò che è necessario. È infatti lei che dissolve i corpi, e non per dissoluzione volgare e comune, come pensano gli ignoranti che convertono in acqua le nubi fondenti, ma per soluzione veramente filosofica, convertendoli nell’acqua untuosa e viscosa dalla quale sono stati procreati. Ciò fa che Socrate dica: la vita di ogni cosa è l’acqua, perché quest’acqua compie la dissoluzione del corpo e dello spirito e, da una cosa morta, ne fa una viva. È l’aceto più forte, più acido dell’acido. Cuocetelo sino a che non divenga spesso, ma fate attenzione che l’aceto non si converta in fumo e non si perda e si evapori del tutto. In più, questa stessa acqua trasforma e converte i corpi in cenere, li polverizza ed incera. Ascoltate ciò che ne dice il re Martas: la nostra acqua congela i corpi e li rende neri, e quest’acqua lava e netta ogni corpo, ne toglie ogni nerezza, tinge ogni materia bianca facendola rossa. Essa rende ad ogni cosa morta una vita perpetua, e, per questo motivo, è esaltata e stimata, poiché tra tutte le cose è essa che compie le più grandi e le operazioni più meravigliose. Morieno dice: l’azoth ed il fuoco sbiancano il lattone e ne tolgono ogni oscurità. Il lattone è un corpo impuro e sporco, ma l’azoth è il mercurio. Inoltre, quest’acqua congiunge corpi diversi dopo che sono stati preparati, e questa congiunzione è tale che il calore del fuoco non la può vincere. Questa stessa acqua compie il matrimonio tra il corpo ed il fermento, li cambia l’uno nell’altro e li difende dalla combustione del fuoco, poiché la terra, quando è calcinata e bianca, si perfeziona elevandosi in alto e si rende spirituale e della natura dell’aria, e per mezzo di cui essa diviene aerea, incorruttibile e penetrante. Su questo Hermes dice: essendo l’acqua dell’aria tra il cielo e la terra, essa è la vita di tutte le cose, poiché è la mediatrice tra il fuoco e l’acqua attraverso il suo calore e la sua umidità. Per il suo calore, essa è più vicina al fuoco e, per la sua umidità, è più prossima all’acqua, il che gli fa compiere il matrimonio tra l’uomo e la femmina, dal momento che lo spirito, per la sua sottigliezza, è conforme all’aria. Dunque, l’acqua dell’aria vivifica la morte, compie il matrimonio e garantisce la composizione della combustione del fuoco. E, per questa ragione, i filosofi hanno detto: converti l’acqua in aria, affinché la vita sia fatta con la vita, perché quando è entrata, essa è vita e spirito.
La nostra acqua, dunque, sublima i corpi, e non per sublimazione volgare, come pensano gli ignoranti, che credono che la nostra sublimazione sia un salire in alto, ragion per cui essi prendono corpi calcinati che mescolano con spiriti sublimati, come lo zolfo, il mercurio, l’acqua, il sale ammoniaco e l’arsenico, che mescolano insieme in modo da produrre una sublimazione tale che i corpi montano in alto con gli spiriti, per dire poi che spiriti e corpi sono sublimati, purgati e purificati da tutte le loro superfluità. Essi si ingannano, perché, dopo la loro sublimazione, essi trovano tutto più impuro di quanto non lo fosse in precedenza, perché l’arte è più debole della natura. Alberto Magno, nel suo libro dei Minerali, dice a questo proposito: quando gli umori estranei sono purgati dalla sostanza dello zolfo attraverso l’artificio della natura, l’arte non può purgarli di più, perché l’artifizio della natura è più sottile di quello dell’arte. È per questo che la nostra sublimazione è quella dei filosofi, attraverso cui, da una cosa piccola e corrotta, ne traiamo una grande, pura, perfetta ed eccellentissima.
Quando diciamo: costui è salito a tale dignità, è lo stesso che se dicessimo: i corpi sono sublimati, vale a dire assottigliati e mutati in altra natura, cosicché sublimare è la stessa cosa che assottigliare, il che è perfettamente compiuto dalla nostra acqua. Su ciò Morieno dice: la nostra acqua toglie il fetore dal corpo morto in cui non vi è anima, e, quando quest’acqua avrà sbiancato l’anima e l’avrà sublimata conservando il corpo, essa eliminerà dal corpo ogni cattivo odore.
Prendete, dice Alchimede, la materia dalle sue proprie miniere e sublimatela in alto. Portatela sulle sue più alte montagne e riducetela alle sue radici. Dunque, sublimare non è altra cosa che assottigliare una materia grossolana, sul che Hermes dice: sublima sottilmente ed ingegnosamente e separa il sottile dallo spesso, perché, dalla terra, essa monti al cielo, e, in seguito, ridiscenda in terra ricevendo la virtù sublime superiore, per penetrare nelle sfere inferiori della gravità e della pesantezza, al fine di rimanervi e fermarvisi. Intendi dunque, in questo modo, la sublimazione dei filosofi, perché in ciò molti si sono ingannati.
Inoltre, la nostra acqua mortifica i corpi, li vivifica, li porta all’occidente e, in seguito, li fa tornare in oriente. Essa fa apparire il nero nella mortificazione, quando questi corpi si convertono in terra per mezzo della putrefazione. Dopo di ciò, innumerevoli e diversi colori appaiono prima dell’imbiancamento, ed alla fine arriva il bianco, che è stabile e permanente. Perché, allo stesso modo in cui un seme di frumento, essendo seminato in terra, produce molti altri semi solo se marcisce e muore, e, al contrario, non morendo nulla produce, così anche i semi di tutte le cose che nascono e crescono sulla terra cambiano, mutano e, se la corruzione vi alligna, subito germinano e si moltiplicano in una semenza simile a quella da cui hanno tratto la loro radice e nascita. Lo stesso succede alla nostra acqua. Essa si nutre, si putrefà e si corrompe, e, germogliando, in seguito risuscita e si vivifica da sé. A questo riguardo Calib ha detto: quando ho visto l’acqua congelarsi da sola, ho compreso che la scienza era certa e, attraverso quel segno, ho creduto che il segreto era autentico. Cuocete dunque quest’acqua con il suo corpo, fino a che la sua umidità sia disseccata dal fuoco, e disseccatela in questo modo fino a che non si possa vedere che essa ha raccolto i suoi spiriti e che ha preso dimora nella radice del suo elemento. Ciò avverrà quando avrai mortificato il corpo bianco e tenero; allora l’acqua sarà spirituale, avendo il potere di convertire le nature in altre nature, ed allora, ancora, essa vivificherà i corpi morti, facendoli germogliare e fruttificare.
Per di più, la nostra acqua è di diversi ed ammirevoli colori che appaiono e si mostrano in sì gran numero che non è possibile il crederlo o il pensarlo. È allora che lo spirito si armonizza col corpo per mezzo dell’anima. Lo spirito è anche il legame dell’anima, e l’anima estratta e tratta dai corpi, è la tintura dell’acqua. Su ciò Senior dice: nell’acqua è la tintura dei tintori, la quale se ne va sopra il drappo per disseccamento, mentre la tintura propria vi rimane per impressione. Lo stesso avviene di quest’acqua, o anima, che porta con sé la tintura e la mette sulla terra bianca, alterata e fogliata o in schiuma. Hermes chiama quest’acqua acqua di schiuma d’oro o fiore di zafferano, perché tinge la terra calcinata. E per questo, egli dice, seminate l’oro in terra bianca fogliata. Da ciò si procede all’acqua spirituale, e l’anima rimane con il corpo, il quale è la tintura del sole. Quest’anima è come un fumo sottile che non si mostra che per il suo effetto, e la sua azione è una manifestazione di colori. Il fuoco si genera dal fuoco e si nutre nel fuoco ed è il figlio del fuoco e, per questo, bisogna che ritorni al fuoco, affinché non tema affatto il fuoco, come il bambino ritorna alle mammelle di sua madre.
Qualche filosofo ha anche chiamato la nostra pietra col nome di metallo bianco. Per questo, nella Turba, Iasmindrius e Lucas hanno detto: sappiate, voi tutti che cercate la nostra scienza, che non si ottiene la vera tintura se non dal nostro metallo bianco, il quale non è affatto metallo volgare, poiché questo guasta e corrompe tutto. A ciò si aggiunge che il metallo dei filosofi imbianca e rende perfetta ogni cosa cui si associa. Il che fa dire a Platone: ogni oro è metallo, ma ogni metallo non è oro, perché questo è per natura simile al metallo per pesantezza, durezza e natura; esso non è altro che ciò che si ottiene in natura d’oro dalla corruzione di quel che è nella terra. Ma il nostro metallo ha spirito, corpo ed anima, e queste tre cose non sono che una; perché spirito corpo ed anima sono un’unica cosa, tanto più che quest’anima è spirito dall’uno, dell’uno, con l’uno, che è la sua radice. Dunque, il metallo dei filosofi è il loro elixir perfetto e compiuto di spirito, corpo ed anima. È per questo che gli stessi filosofi hanno dato nomi differenti alla loro pietra affinché non fosse compresa che dai sapienti e fosse nascosta agli ignoranti. Ma, per quanti nomi essi usino e per quanto differenti essi siano, nondimeno, non si tratta che di una sola e medesima cosa.
A questo riguardo dice Morieno: c’è una pietra occulta, nascosta e seppellita nel più profondo di una fontana vile, abietta, poco apprezzata, coperta di sterco e di escrementi a cui, benché non sia che una, si danno ogni sorta di nomi. Su ciò il saggio Morieno dice: questa pietra non pietra è animata ed ha la virtù di procreare e generare. Questa pietra è uccello e né pietra né uccello; è molle e prende nascita, origine e specie da Saturno o da Marte, sole o Venere a seconda se essa è Marte, sole e Venere. Questa sola pietra è più splendente e lucente di tutti gli astri, ed anche più della luna, perché per ora essa è d’argento, ed in seguito sarà d’oro, ricevendo diverse specie e forme, ad esempio da elementi come l’acqua, il vino, il sangue, il cristallo, il latte, la Vergine, lo sperma o seme dell’uomo, l’aceto, l’urina di bambino, la pietra o gomma del sole e suo generale splendore. L’orpimento costituisce il primo elemento, ed è qualche volta denominato pietra predetta, mare purgato e purificato col suo zolfo. In tal modo i filosofi ne variano e cambiano il nome, perché non vogliono manifestare tal segreto ai folli ed agli ignoranti, ed avviluppano questo segreto sotto diverse forme e sotto diversi nomi, affinché non vi siano che i saggi e i sapienti che possano sciogliere il viluppo e comprenderlo. Lo stesso Morieno aggiunge: la nostra pietra è la confezione o composizione del nostro segreto, ed è simile, nell’ordine, alla creazione dell’uomo, poiché per prima si fa la congiunzione, per seconda la corruzione, per terza la fecondazione, per quarta il parto, per quinta la nutrizione. Intendi e pesa attentamente le parole di questo filosofo e non devierai dal cammino che conduce alla verità.
Apri gli occhi, caro lettore, vedi e comprendi che lo sperma dei filosofi è un’acqua viva, e che la loro terra è il corpo imperfetto, che è denominato madre, perché contiene e comprende tutti gli elementi, e, per questa ragione, quando lo sperma di mercurio si congiunge con la terra del corpo imperfetto, allora si ha ciò che si chiama congiunzione, perché, in quel momento, il corpo di terra, o terra del corpo imperfetto, si dissolve in acqua di sperma e si fa acqua senza alcuna divisione. In altro luogo è pure detto: la soluzione del corpo e la congelazione dello spirito sono due cose, ma non costituiscono che una operazione, perché lo spirito non si congela che con la dissoluzione del corpo, ed il corpo non si dissolve che per la congelazione dello spirito. E, quando corpo ed anima si armonizzano e si congiungono insieme, ciascuno di essi agisce contro il suo compagno facendolo simile a sé. La terra e l’acqua ce ne forniscono un esempio perché, quando l’acqua si aggiunge alla terra, essa, attraverso la propria umidità, si sforza di sciogliere la terra e, rendendola più sottile di quanto non fosse in origine, essa la inumidisce e la rende simile a sé, poiché l’acqua è più sottile della terra.
L’anima fa la stessa cosa nel corpo, ed è in questa stessa maniera che l’acqua si rende spessa con la terra e diviene simile, quanto alla densità, alla terra, perché la terra è più densa dell’aria. Per questa ragione si comprende che tra la soluzione della terra e la congelazione dello spirito non vi è differenza né di tempi né di operazione, né l’una può compiersi senza l’altra. Ora, così come non vi sono differenze né di tempo né di operazione nella congiunzione dell’acqua con la terra, allo steso modo non vi sono differenze di tempo né di maniera d’operare quando il seme dell’uomo si mescola con lo sperma della femmina al momento della loro congiunzione. Essi non si separano più l’uno dall’altro e così non vi è nell’ordine della natura, che un unico fine, un’unica conclusione, un’unica via ed operazione. Il Re Merlino ha detto a questo proposito: la congiunzione presuppone la mescolanza, ed i semi si mescolano come il latte, il che è evidente quando la mistura è perfetta e, da questa mescolanza perfetta prosegue la generazione.
Bisogna comprendere da ciò che stiamo dicendo, che, quando la terra si dissolve in polvere nera e comincia a trattenere del mercurio, è il maschio che esercita la sua azione sulla femmina, vale a dire l’azoth che agisce sulla terra. Sul che Aristeo, nella Turba, dice: gli uomini non generano insieme, né le femmine possono concepire da sole, perché la generazione non si compie che attraverso maschio e femmina, e natura non gioisce che quando i maschi ricevono le femmine, perché allora si compie la generazione, e non adattando follemente alle nature altre estranee e dissimili nature. Fai dunque congiungere il tuo figlio, Gabertin, con sua sorella Beya, che è una fanciulla fredda, dolce e tenera. Gabertin è il maschio, e Beya la femmina che emenda e corregge Gabertin, poiché da lei questi trae origine. E benché Gabertin sia più caldo di Beya, nondimeno non può generare senza Beya.
Quando Gabertin si corica con Beya, egli muore subito, perché Beya gli monta sopra, l’abbraccia e lo racchiude nel suo ventre, in modo che più nulla si vede di Gabertin. Beya, dunque, ha abbracciato Gabertin con un amore così veemente che ella lo ha interamente concepito e trasmutato nella sua natura, dividendolo di diverse parti. Ecco ciò che dice ancora il Re Merlino: ciò che nella concezione era come latte, si cambia e trasforma in sangue, ciò che era bianco si fa nero e dopo sopravviene il rosso splendente.
La fecondazione si attua quando la terra si imbianca per la predominanza ed il governo della natura. L’acqua, mescolata con la terra, cresce e si moltiplica, e la generazione si compie con la nascita di una nuova stirpe. Allora, bisogna lavare e nettare la terra annerita ed imbiancarla al calore del fuoco. Su ciò dice Haly: prendi ciò che è sceso sul fondo del vaso, lavalo e purificalo bene col calore del fuoco, fino a che ne siano eliminate la nerezza, la densità ed il sudiciume. Fanne anche uscire, volare e risolvere ogni eccesso di umidità, fino a che non sia ridotto come bianchissima calce, senza che vi appaia alcuna macchia o immondizia. Allora la terra è pura e pronta a ricevere l’anima. La fecondazione, mettendo a confronto e corroborando ciò che è stato mutato e cambiato, dopo la concezione, costituisce la promessa di qualcosa di ancor maggior perfezione. Ciò che è stato ben purgato e purificato si leghi, in seguito, e si congiunga in buona pace.
Il parto arriva quando il fermento dell’anima si armonizza con il corpo, o terra bianca, di modo che, dal tutto, se ne faccia uno, tanto in sostanza che in colore. Allora la nostra pietra è nata e compiuta, ed ha vita perpetua poiché lo spirito è congiunto ed armonizzato col corpo per mezzo dell’anima. È la vera composizione. Ascoltate Haly su questo punto: ciò, egli dice, si compie con purificazione e matrimonio, il qual matrimonio non è altro che mescolare il sottile con il denso ed inserire ed armonizzare l’anima col corpo; e la putrefazione è cuocere ed arrostire la terra ed innaffiarla, fino a che essi si mescolino insieme, e tutto non sia ridotto ad uno. In queste materie non si crei disomogeneità di varietà né separazione. Allora, avendo mescolato la terra con l’acqua, essa si forzerà di trattenere ciò che è denso, ed il sottile sentirà l’impulso di purgare l’anima col fuoco, perché possa apprendere a tollerarlo e sopportarlo. Ugualmente, lo spirito, nato in questi corpi, si sforzerà e desidererà di spandersi con essi. Ecco ciò che ne dice il Re Merlino:
La quarta fecondazione
Per via di corruzione
Del bambino fa produzione
A ciò che è nato, la vita è data,
E, se non è nato, la vita è negata.
Il nutrimento si compie quando la creatura, essendo fuori dal ventre, ha bisogno d’essere nutrita. Il primo nutrimento è il latte, al conveniente calore, affinché ciò che sta per nascere sia poco a poco confortato e corroborato, aumentando il nutrimento a proporzione dell’accrescimento. Perché, più le ossa si fortificano, più facilmente il bambino giunge alla giovinezza e, di conseguenza, ad un’età perfetta, di forte sostanza e virtù.
Nella nostra opera bisogna operare allo stesso modo. Sappiate dunque che nulla può generarsi e procrearsi senza calore, ma che il troppo calore guasta e fa perire il composto; che il bagno troppo freddo scaccia e fa fuggire ciò che gli è congiunto, ma che il calore temperato scaccia, con la sua dolcezza gli umori corruttori del corpo. Il che fa dire a Morieno: ciò che è nato per prima cosa è messo alla luce, e, in seguito, nutrito e custodito. Il fuoco sovrasta l’acqua e la fenice somministra e brucia il nutrimento. È per questo che la nostra pietra è chiamata il figlio nato. A questo proposito è detto nella Turba: onorate il vostro re che viene dal fuoco, coronatelo di un diadema ed illuminatelo fino a che non arrivi ad un’età perfetta. Non fatelo né bruciare né fuggire per il troppo calore, perché, se voi lo provocate con più calore di quel che occorre, egli vi sottrarrà il suo regno e governo. Suo padre è il sole e sua madre la luna. Il vento lo porta nel suo ventre e la terra è la sua nutrice. Egli è realmente nutrito del suo proprio latte, vale a dire dello sperma da cui è stato tratto all’origine; sia dunque inzuppato ed inumidito poco a poco e sovente del suo mercurio, fino a che egli abbia bevuto a sufficienza e a sazietà. Allora, come dice Haly: il corpo trattiene la tintura, la tintura fa apparire il colore e ed il colore mostra la tintura, nella quale c’è la luce, la vita e la natura. Questo è il cammino dritto e rapido per arrivare alla perfezione della nostra materia, ed anche alla fine dell’arte ed alla consumazione della nostra opera.
Attraverso tutto ciò che ti ho detto, tu puoi, mio caro lettore, intendere facilmente le parole oscure dei filosofi e potrai comprendere che essi si accordano tutti su questo punto, e cioè che non vi è altro mezzo di saggiamente operare nella nostra arte, se non quello che ti ho spiegato. Ora, dunque, hai già la soluzione del corpo e la sua riduzione alla sua prima materia; a seguire, hai la sua conversione in terra, e, parallelamente, l’imbiancamento della terra nera, poiché possiedi l’assottigliamento o mutazione nell’aria. Allora infatti si compie la distillazione dell’umidità che è in lui, e ciò che si eleva e sale dalla terra si fa in natura d’aria, la terra rimane calcinata ed è allora che si ha il fuoco di natura. Avrai anche la commistione di anima, corpo e spirito tutti insieme, e la conversione o mutazione dell’uno nell’altro, da cui il composto trae un grande accrescimento, la cui utilità è assai maggiore di quanto si possa concepire o comprendere attraverso alcun ragionamento.
Tutto ciò si compie per mezzo dell’aiuto del Signore, unico dispensatore di tutti i tesori e di tutte le grazie, il quale, in trinità, è un solo Dio, che regna nei secoli dei secoli. Così sia.