Pagina on-line dal 19/05/2012

Vincenzo Di Giovanni nacque a Salaparuta, in provincia di Trapani, nel 1832, ed ivi morì nel 1903. Sacerdote, studiò nel seminario di Monreale, e quindi assunse la cattedra di filosofia nell’ateneo palermitano. Partecipò attivamente ai moti risorgimentali e militò nel movimento cattolico sociale, sviluppatosi sotto l’episcopato di Leone XIII con la promulgazione e diffusione della Rerum Novarum. Fu filosofo ed erudito di vaglia, e, a partire dal 1897, vescovo di Theodosiopolis, in Armenia. Particolarmente noto per le sue opere filosofiche, di indirizzo giobertiano, della sua sterminata opera storica, filosofica ed erudita si ricordano alcune opere di riferimento, come la Storia della filosofia in Sicilia dai tempi antichi al sec. XIX (2 voll. 1872), i Principi di filosofia prima (2 voll., 1863) e di due volumi di Critica Religiosa e Filosofica (1898).
Lo scritto che segue è relativo al codice Speciale, già studiato da Isidoro Carini (cfr. Sulle scienze occulte del medio evo e sopra un Codice della famiglia Speciale. Discorso letto nell’Accademia di scienze e lettere di Palermo, etc., Pal. 1872), e consiste nella descrizione e trascrizione delle ricette volgari contenute nel codice, proprio in quel periodo acquisito dalla Biblioteca Comunale di Palermo. Esso fu pubblicato nel V volume del Il Propugnatore (1872), la prestigiosa rivista di studi storici e filologici della Regia Commissione per i testi di Lingua diretta da Francesco Zambrini, cui è del resto dedicato lo scritto del Di Giovanni. Il criterio di trascrizione del Di Giovanni, apparentemente, è rigidamente conservativo, e conserva la grafia originale dei lemmi, la quasi totale assenza di accentazione e l’uso della minuscola dopo il punto fermo. La digitalizzazione seguente si attiene scrupolosamente, per quanto attiene alle ricette alchemiche, alla trascrizione effettuata dal Di Giovanni.


Massimo Marra – Tutti i diritti riservati ©, riproduzione vietata con qualsiasi mezzo e con qualsiasi fine.

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Vincenzo Di Giovanni

RICETTE CHIMICHE E MEDICINALI IN VOLGARE ESTRATTE DA UN CODICE LATINO DI SCIENZE OCCULTE DEL SECOLO XIII E XIV.

Al Chiarim. Comm. Francesco Zambrini,
Nella sollevazione di Palermo del 1860 andò saccheggiata dalla soldatesca del Quartiere di Palazzo reale, la Casa Speciale, contigua da oriente al palazzo del Duca di Aunale ed abitata da due buoni preti che tuttavia onoravano l’antico nome della famiglia Speciale, a cui appartenne il Vicerè Nicola detto il giovane, a distinguerlo da Nicola il vecchio, che fu storico contemporaneo e gravissimo delle cose del Vespro; oltre a magistrati, ufficiali del regno e letterati che fin al nostro secolo hanno fatto illustre quel casato. I due fratelli Speciale possedevano una ricca biblioteca che si era andata raccogliendo per più secoli, e conteneva molti codici, fra’ quali preziosissimo il codice principe della Storia di Nicola il vecchio, tenuto in tanto pregio da Di Gregorio e da’ nostri storici (1).
Nel saccheggio della casa i libri furono gettati con altre masserizie a far serragli in difesa della soldatesca accampata nel piano di S. Teresa, e co’ libri non furono risparmiati i codici, o messi in monte cogli altri oggetti, o bruciati per la minestra del campo, o rubati da chi era capace di conoscerne il pregio, siccome dovette avvenire del codice di Nicolò Speciale conservata in cassettino apposta e in ricca rilegatura. Restarono sparsi pel piano volumi e carte, e la sollecita cura di un amico degli Speciale, allora assenti da Palermo, potè a stento raccogliere parte di que’ volumi già guasti, e alcuni mss..
Fra’ quali mss. fu un codice prezioso, che è una miscellanea o meglio collezione amplissima di trattati di scienze occulte a cominciare da Mercurio Trismegisto e finire a Tommaso d’Aquino, a Rogero Bacone e a Rinaldo di Villanova, raccolta e scritta tra il secolo XIII e il XIV, e forse per le giunte delle ultime carte sino al secolo XV. Il codice è in 8° piccolo, in pergamena velina e in scrittura minutissima con iniziali miniate e lettere majuscole in rosso o in azzurro, e contiene più che settanta trattati diversi e principali, alcuni de’ quali o inediti o ignoti nella storia delle scienze occulte del medio evo. Nel dosso della rilegatura fatta da mani assai imperite forse nel secolo passato o principio del presente, fu scritto sopra cartello con lettere ad oro «Maximi momenti liber».
L’egr. ab. Isidoro Carini ha fatta a mie preghiere e data fuori testè una stupenda e dottissima dissertazione sopra questo codice importantissimo (2); e ha notato bene a proposito come questo codice sia forse il più prezioso ms. di alchimia e di scienze occulte che ci abbia lasciato il medio evo, atteso e la rarità de’ codici di queste materie, e il gran numero di trattati che il nostro contiene, e tanta sua antichità che avanza tutt’altri codici sin’oggi conosciuti. Se non chè, nel codice è riferito un catalogo di libri alchimici posseduti da un Fra Domenico de Bonomia del monastero di San Proculo (3), e si leggono alcune ricette chimiche e medicinali in volgare, le quali, perché presso alla metà o sulla fine del codice pare di essere state scritte le prime nel secolo XIII, le ultime nel XIV o sui principi del XV, e si dicono di un Anselmo di Genova, di un buon medico da Chieri, di un maestro Andrea, d’un Petruccio, di un Bartolomeo da Modena, di un Battista. Onde, e perché il codice poté venire in Palermo da Bologna, e perché il volgare delle ricette è degno di essere pubblicato come esempio di linguaggio scientifico chimico di quel tempo, io trascrivo a lei, o illustre sig. Commendatore, queste Ricette pe’ lettori del Propugnatore e per gli amorosi cultori della nostra antica lingua volgare.
Si legge adunque, cominciando da c. 353 secondo al prima numerazione, che risponde a c. 349 della seconda, quanto segue (4), e sempre col titolo in rosso delle Ricette:

A BIANCHIRE IL MODO

Torrai quattro parti di rame sopra detto e fa fonde e togli un parte della mediana sopra detta e mettila in sul rame fonduto et mesta sichè incorpori bene et quando e bene fonduto gittalo in olio o in sevo et delli parra ariento fino et sosterra a fuoco et a martello nollo provato.

A STILLARE LE TRE AQQUE FORTI

A fare le tre aqque forti toglie once VI di sale nitro et onc. VII di vetriuolo romanesco et onc. III dallume zuccherino et metti ogni cosa a pestare et quando son ben peste mettele in un orinale et fa istillare per alembicco a fuoco lento et abbi una ampolluza duno danaro et quando ne uscita una meza ampolla abbi un panno et sede… et favi suso cadere una gocciola et selle bene gialla fini muta un altra ampolla e quando e meza fanne cadere insulpanno una gocciola e selle gialla o un poco meno cherancia fini muta ampolla unaltra e lasciare uscire quello che nesce et ai fatte le tre aqque le quali anno inloro questa proprieta che vedremo appresso.
La prima aqqua e buona alle litigini e a piastre et a volatiche.
La seconda aqqua e buona a porri et ancu et a cossi et a setole et auccide la fistula.
La terza aqqua e buona a rodere il ferro et a divorarlo et e buona a guarire de calli et da porri et da soprossi di cavalli.
A ragunare la seconda e la terza insieme fa uno cavallo nero rosso, se quando la poni in su i peli del cavallo abbi una palettuzza di ferro calda ed scalda la dove tu ai posta laqqua et diverranno bianchi.
A ragunare tutte e tre le dette aqque insieme et avere una spugna et bagnare i capelli con essa al sole e al fuoco sicchè non tocchi la cotenna si fa de capelli neri bianchi.


BIANCHIGIONE BRIEVE
Bianchigione brieve. Togli tre parti dottone ben giallo et una parte di ariento fino et una parte di stagno et abbi un crugiuolo e mettivi entro lottone et lariento et un poco di borrace et mesta e fa fondere et poi vi getta entro lo stagno et quando è fonduto mettivi suso una parte della detta medicina ed avrai il rame bianco a locchio et tocca adde tre o piu et affuoco riuscira nero et sosterra a martello none provata.

BIANCHIGIONE BRIEVE
Bianchigione trovata assai buona. Togli il rame et purgolo nello acieto forte et nel sale in questo modo abbi le piastrelle delrame come di paiolo et polle in su carboni arzenti et lasciale vi stare suso tanto chessiano roventi come fuoco et poi lo spegni nellacieto forte bianco se puoi avere bianco et seno miglio et nel sale et questo fa insino a sei volte e poi togli lib. X darsenico sollimato et pestalo et lib. meza di tasso calcinato cioe gromma bianca calcinata et poi abbi un orinale lotato con loto di magistero et mettivi entro questo et turolo con una peza et poni in sul fornello et da buon fuoco disotto di carboni et fassi calla bocca dellorinale non apressi fuoco et da buono fuoco nel fornello et lascia lui stare per 11 hore di di et poi lo stura e pollo mente dentro quande in colore come dambra levalne et ai ramatora dellorinale. Poi abbi una parte di sale armoniaco et una parte di calcina di guscia duova et macina ogni cosa al marmo et poi metti in uno tegame invetriato a diseccare al fuoco in su uno trepiede e poi il pesta et riponi e poi togle sei parti dellariento sopra detto et fallo fondere et quando fonduto gittavi suso una parte della medicina sopra detta et mesta et fa fondere et poi il gitta inolio o insevo. porra a oncie X di lega et ferra a martello et affuoco non fummera et uscira il tasso calcinato si togli della aqqua chessifa del tasso machessia pura senza altro miscuglio et intridi con essa larsenico sopra detto et avera altrettanto (5).

AQQUA DA OCCHI A CHIFOSSE ABACINATO
Aqua da occhi a chifosse abacinato per fuoco o per altro chiarore. Togli (oncia) 1 peso dambra di halena et grani due damoscado et quarto mezo di legno aloe et onc. 1 ½ di verzino salvatico conoscesi allodore et acolore come di viola quando il radi. Queste cose trita con coltello e lega in peza bianca et prendi mezo bicchiere daqqua rosa e mettevi entro questa peza per uno dì et una volta poi lanetrae et riponi la peza e bella puoi radoprare otto volte. Abbi melegrane dolci et agre e togli le granella et siano tanto chenesca tre bicchieri di vino et poi abbi un vaso invetriato e metti in entro questo vino abolire affuoco lento senza fummo et dachelli bolle shiumalo et fallo tanto bollire che quando se ne poni una gocciola insullunghia et volgi il dito chella nonne caggia et allora e fatto. Poi il neleva et lascia freddare et quello che rimane nemescola collaqqua rosata et metti inampolla e poi ladopra. se vedessi che bisognasse stillarlo confetterlo. ed de bono a ogni maldocchio.


AMAGLIA DA OCCHI
A maglia da occhio, togli un quarto di coppa rosa et pestala et lega in una peza e fai bollire in uno bicchiere daqqua rosata tanto chesciemi il terzo. Et distilla per feltro et adopra.


A OCCHI SCABBIOSI
A occhi scabbiosi osterenati aqqua provata e specialmente alla scabbia. Togli (oncia) VJ pesi di tuizia et (oncia) I peso di cenere da montieri et mezo (oncia) peso di canfora et (oncia) di seppia et onc. 1 ½ daqqua rosa et onc. 1 ½ di vino bianco et (oncia) IJ ½ pesi zucchea se fosse caldo mettevene meno uno. Torrai la tuzia ben pesta et mettela in uno drappello bianco et abbi il vino in uno bicchiere et bagnavi entro la peza colla tuzia tanto che poco ne rimanga nella peza e così fa dogni cosa prese se non se la camfera e poi togli la camfera e poi tritala colpestello ugnendo il pestello con una mandorla dolce e triterassi sottilissima poi macina…. et mescola il vino elaqqua insieme in una ampolla et avrai aqqua finissima et provata più volte.
Ad occhi magnati per caldo togli tuzia et canfera et aqqua rosa et metti nellocchio ede optima.


Seguono per altre due facce ricette in latino: ma a carte 355 retro dell’antica numerazione, 344 della seconda, ripiglia in Volgare:


OPPTIMUM EXEMPLUM AD FRACTIONEM CAPITIS
A rottura di capo et adosso fesso sanza tagliare fare impiastro. Togli el barbe del benevischio e tritane le midolla e pesta la buccia quanto uno …. et terza parte diserapino et pestalo et farina di grano aburattata tanta mescolata con queste cose chessia quasi come farinata et piano intrise delle dette cose colla cocitura del benevischio. poi il quoci affuoco come farinata e sia come impiastro et pollo sopra la fedita lassa ella mattina di nuovo questo trae la puza sicche nonbisogna di tagliare et trae lossa rotte et de buono a ogni malore e tranne fuori la puza. ancora puoi mettere in luogo di serapino galbano et apoponato et questo col serapino eprovato.


EMPLASTR. MAGISTRI ANSELMI AD IDEM.

Impiastro fine del maestro Anselmo da genova sanzatagliare et a fine atutte piaghe et fedite di capo et de provato. Togli oncie tre di tremantina et oncia una dicera nuova gialla et mettila inuna pentola nuova et fa fondere et fa dolce fuoco et quande fonduto colulo con pezalina et fallo cadere in forte aceto et poi lo rifondi chessi asciughi bene dallaceto et poi togli mezo bichiere di sugo di brettonica et mezo daqqua rosata et uno quarto daristologia ritonda metti poscia et uno grano dincenso et quarto mezo di mastice et fa dolce fuoco et mescola bene. et quando sono state bene fondute abbi latte di femina cabbia avuto figliuolo maschio et gittevi entro queste cose nel detto latte et poi lo rimova tralle mani chessiano nette tanto che questo latte ventri tutto sicche sia bene incorporato dellatte et sara fatto mettilo in uno bossolo nuovo et poi il poni alle piaghe non troppo per volta e vuolesi intaccare la peza colle cesoie e quindi trarra la sozzura. Quando lai posto in sulla piaga abi stoppa bagnata in vino caldo et premila et fallavi suso et poi della asciutta e poni sopressa et lascia stare tre di. se fa senza guarire et senno nonne campera.

UNGUENTUM BASSILICON VALENS AD MULTA (in lettere nere è aggiunto nel margine; trahit munificat et saldat et facit plus… saldatura et reducit carnem)

Unguento bassilicon che trae mondifica et salda et fa della saldatura et de provato et fa rivenire lacarne e caccia il dolore. Togli onc. II di trementina et onc J di butiro et oncia una di cera nuova et onc. I dolio rosato onc. X di pegola et fa bollire ogni cosa insieme e poi cola con una stamigna et riponia et fia ungento fine et provalo.


UNGUENTUM ALBUM VALENS AD MULTA (aggiunto in nero “Che trae et salda una bella saldatura”).

Unguento bianco il quale ebuono amolte cose et vale molto alle bollicole del viso et afiamma salsa et a papici et a …. et a arsure che vegnino per omore corrotto et a tutte rognie et selle bollicole della faccia sonu crude si vi si vuole mettere suso questo unguento fatto con aceto et con olio rosato e conolio comune et con olio violato. Togli mastice et incenso ana onc. | – et litargirio et polvere di piombo di ciasaino onc. una et cerusa onc. III et pesta ogni cosa insieme et fanne polvere et poscia la confetta così togli un poco dolio ed aceto tutto insieme et stempra questa polvere et quandolai bene mescolato insieme mettile insul fuoco in uno vaso netto et fafuoco tanto lento et lascia stare tanto che lunguento corra et allora lo netrai et de fine et provato.

AD TINEAM CAPITIS.

A tigna del capo. Togli ariento vivo et solfo vivo et ancionso comino et eleboro bianco cioe barba di nocca bianca di ciascuno una dramma catapuza staffisatra di ciascuno una dramma sugna porcina o bovina o dorsina meza libra et fa unguento et ugni et trai le setole con pinzette.

AD TINEAM CAPITIS.

A la tigna et rogna togli una manata di patacciuola et una dilanciuola, et una di ….. et una di cenerognola et una dellera terrestra et lavala et pestale et poi addi lib. una di sugna di porco maschio amas…. et tritola alla ….. e falle struggere et quocivi entro queste erbe et quando sono fritte un poco colale con una stamigna e lasciale freddare et quando fredda laqqua ….. di sotto o di sopra gittavia laqqua e guarda quello che…. poi togli onc. + dariento vivo et una derrata di solfo et metti…. et mischia insieme tanto chetti incresca et poi vi metti lunguento col sugo dellerbe dette et pesta ogni cosa insieme tanto che ti allassi et poi metti in bossolo, quanto la vogli oprare alla tegna fa radere il capo et ugni al succo la mattina et la sera e faccosi dì otto e poscia abbi le pinzette e tranne le setole sicche e non ve ne rimanga veruna et poscia ugni et sia guarito in quindici dì et de provato et simile a rogna.


EMPIASTRUM MEDICI DA CHIERI

Impiastro del buono medico dachieri et de buono a doglie et alle dita sanza tagliare et da trarre puza dogni menbro. Togli lucertole e tagli aloro il capo et la coda et poi le fa bollire colluovolo della canna nellolio vecchio et poi cola il detto olio et abbi cera nuova et falla vollire in questolio et quando bollita lascia afreddare et hai unguente e pollo ove bisogna che traga et saldi. Et abbi presente che tuttavia vuole esser due cotanti lolio chella cera et non bisogna mai tagliare fedita et tutti li guarì secondo il detto impiastro.


AL MALE DELLA PIETRA

All male della pietra maraviglioso sperimento et guarisce in XI dì. togli pastinaca salvatica et seme di ginestra et falla bollire in buono vino et poi la fa stare al sireno tre di e tre notti. poi togli i noccioli di VJ datteri et mettili a riquocere tra carboni un poco sicche tu gli possa pestare ben sottili et metti questa polvere nel ditto vino et dallile a bere per dì quaranta la mattina a digiuno un bicchiere et la sera insul vespro un altro. Senno facessi a una otta per di …. si vi metti quaranta noccioli pesti e ben polvirizzati.


A CREPATI ROTTI

A color che sentono di rotto nel pettiglione. Togli boccie di pruno boccio et votale delle granella dentro et poi le fa seccare et polvirizzare et abbi fiore di mele premuto et fallo tritare et battere il più che puoi et piglia tanto delluno quanto dellaltro a peso et abbi zucchero fino et fallo vollire a modo di commata e poi vimetti entro queste cose. sevogli che sia migliore …. metti un poco di fini spezie sanza pepe et fa lattavario epigliane per volta meza oncia la mattina et la sera et non piu et usi di mangiare in ogni tre giorni dei rugaligo colluova la mattina et la sera et diliberra.


AD FRACTURAM CAPITE.

A rottura di capo et a dosso fesso sanza taglia et a ogni tagliatura o rottura cosa provata. togli cera bianca olio rosato trementina razia di pino bino bianco o brusco tanto delluno quanto dellaltro et metti a bollire ogni cosa insieme afuoco lento et quando incorporato levalo dal fuoco e rimenala per mano sicche incorpori bene et quando la opri intacca la peza in piu luogora et sopra poni stoppa bagnata in vino caldo et premuta et poi stoppa asciutta et muta il dì due volte.


AD OGNI PERCOSSA E SCHIACCIATE

Optima medicina atutte cadute et fedute di mazza o schiacciature che siano rotte lossa o costole, togli barbe di rigalino et pestale et togli il sugo e daglielo a bere ogni mattina infino a dì XIJ et dacheli ae bevuto il sugo e mandatal giuso et tu abi due huova fresche cotte molli et mescolavi entro seno dagretti ortolani e dagliele bere. E questo impiastro poni al male et togli incenso et mastice et apostolico et rozia di pino et pece navale et farina dorzo et farina di grano etutto per igual peso et intridi con chiara duovo et ponsuso gelato et lascialvi stare suso per XIJ di poi lo rinfresca et fia libero in due volte. E questo impiastro si ponga insuì male come detto.


Segue nel Codice dopo queste ricette: Incipit liber magisti Miccaelis Scotti de arte alchimie etc. e così altri trattati e spiegazioni di voci alchimiche e indici di ricette, fra le quali sono notate le soprascritte in volgare colla segnatura delle carte sì che da quest’indice possiamo sapere quali altre ricette in volgare si contenevano nelle carte mancanti, e che il brano che resta a c 353 e precede la prima delle Ricette qui trascritte appartiene a una ricetta che trattava la bianchigione del rame. La quale era preceduta da queste che più non si trovano e cominciano da c. 346 della numerazione antica, cioè: – Consol da coppelle – Quanta parte osso si mette et come preparato – A far più forti coppelle – Colore da coppelle – c. 347 – Come si concia il vetro per colore – Colore da coppella – c. 347 – Del modo di saggiare o como sacconcia la coppella c. 348 – De modo mettere piombo secondo il tenore di rame – Come si concia il piombo – Come si conti al saggio lariento che tiene il piombo – Della coppella da sagiare il piombo non vi vuol colore – Modo da sagiare piu brieve – Del modo di cogliere i pesi – Come sono di necessità bilancie e pesi – Come si sconta dal saggio il tenore del piombo – Della cenere di Sarmenti – c. 349 . Quantosso si mette cola cenere e chente – A far consolo daltra cenere di sarmenti – colore da coppelle – Altra cenere che di sarmenti – Colore – A far colore sanzocchi – A far coppella per saggio – Colore – A far coppelle forti – Consolo da coppelle – A fare cenere da coppelle – colore – c. 350 – Colore fine – di conoscere le monete allegate dargento – c. 351 – Monete doro a quanti carati sono – A partire con aqqua – A colorire oro ed ariento a 18 c. et senza rame – c. 352 – Di lotare lorinale – Aqqua da roder l’ariento – bianchigione di rame – A fonder pietra bianca che venga cristallo – bianchigione di rame – (indi seguono a c 353 della numerazione antica le Ricette trascritte)-
Dopo si hanno a c. 434 e 474 e segg. della seconda numerazione queste altre ricette pure in volgare: cioè:

«Questa recepta ebi damastro Andrea. Togli ariento vivo quarto uno sale ammoniaco,  1 allume dipiuma  1 salpietro  1 calcina duova overo calcina viva tartaro divino bianco añ  11. pesta tutte queste cose insieme molto bene et mettile collariento vivo in un vasello chessia ben chiuso et pollo al fuoco inprima alento fuoco poi vieni crescendo tanto chel vasello sia tutto fuoco poi loleva dafuoco troverrai lariento vivo nelfondo.

A crescere il peso et rischiarare il fiorino togli due parti di sale ammoniaco el una parte di virderame et polvirizalo et poi lo imbeverà con aceto fortissimo overo con orina et mettilo in vaso invetrato et fall bollire in sulla brascia et iscalda bene il fiorino et poi lo gitta caldo in questo vaso et de facto augmentativo pondere ciarificativo
……………………………………

A saldatura di ferro optima coniungni il ferro che vogli saldare et togli vetropesto insalivia melius collaqqua sottilemente admodo di colore et limatura dirame emischia lalimatura col dicto vetro et ognine illuogo che vuogli saldarre et metti affuoco tanto che il rame fonda et de salda.
Ancora torre sale ammoniaco sterco di cane et vetro pesto et rame et conaqqua mischiare et sopra porre alluogo coniugnendo et porre al fuoco salda.
Ancora borrace et rame pesto collaqqua fa il simigliante a saldare ferro (6).

A dorare con pocha spesa. Prendi lazurro della magnia onc.  emacinalo sottile eponi daparte. Epoi prendi diverderame pesto onc. ½ eprendi di sale nitro fine uno quarto doncia et con esso queste due chose metti un poco di boracie tanto che sia danari due pesi. E tutte e tre queste chose metti asolvere inforte acieto che visisolverano dentro. epoi che vi sono istate dentro alchuni diprendi il sopadetto azurro e chol detto acieto meschola efanne pilole comecieci ominori um pocho.
Poi prendi charati 2 di rame e charato uno doro emetti afondere in choregiuolo equande fonduto metti sopra il detto rame eoro una pilola diquelle faciesti de lazurro edella fondera sopra quande fusa mettivene unaltra chanchefondera e quande fusa metti laltra echosi fatanto che tutte labbi consumate sopra ildetto rame eoro efatto charai chosi tirimarra nel choregiuolo um pocho di rame più che quello vimettesti perche netrae dellazurro della magnia chenetiene efa battere il detto rame sottile emettilo nello ariento vivo chomefai loro quando vogli dorare efarai malghama con laquale malghama arama lariento chi vogli dorare elariento saramera equesto ariento chosi aramato dora et riusiravi suso piu cholorito che sello dorassi biancho epotrai dorare con assai meno ispesa eoro eriusiratti piu bello assai.

A fare iltalcho chalcinato evenuto amodo duno inghuento edicie viene amodo duno bituro eche tanto sottile che freghadosi in su lamano epare uno untume efa lacarne bianchissima et giugnendovi alchune aque odorifere elisio perfecto.
Prendi iltalcho sfogliato emetteloti nela mano esopra metti della neve estropiccia bene insieme iltalcho ella neve e poi della mano ticadra iltalcho chalcinato sottilissimo, ilquale ricieve in uno vaso daqua eandra infondo eparte nestara aghalla amodo de uno olio. Racholo efallo asiughare dallaqua e aralo sottilissimo.
A anche midicie che mettere iltalcho in una pezza leghato e questo mettere sopra una pignatta di fave che sieno alfuoco per cuocersi efare che ricieva quello fumo che fa la pignatta ancora per questo modo si chalcina bene e sottile.
Due aque da fare lisio. Togli aqua roxa quanta voi è dalle tanto sale giemo chalabocha ti paia salata bene eponi daparte questa aqua.
Poi prendi acieto biancho forte .δ. .φ. emettevi dentro onc. ½ dilitargiro bene pesto sottile eponi alfuoco efa bolire poi leva dafuoco elasia aposare equando chiaro levagli ilitargiro disotto esalva lacieto chiaro ede la seconda aqua e dellaltra per iguale parte einsu la palma della mano lemischia insieme ediveranno bianche chome latte menale bene coldito insulla palma della mano poi le poni dove vogli inbianchare efa biancho esottiglia lapelle e conservala chiara.
A fondere iltalcho edicie viene in cholore di perle. Prendi iltalcho polverezato che sia bene sottile parte una e parte meza dorpimento e unaltra meza parte de draghanti. Tutte queste chose peste e meste bene insieme et metti tutte queste chose in choregiuolo e poni a fuoco de charboni edalli fuoco chomantachi e fondera dicie chi lorpimento el draghate si consuma et talcho rimane fonduto in cholore diperla.
A fare sale armoniacho prendi libre 9 di sale chomune preparato elibre .v. di filigine et libre .1. di sale armoniacho epesta insieme efa polvere eabbi libre 50 durina duomo e intridi le dette polveri emetti in vaso di terra edaltro eponi afuocho efa bolire tanto che rimangha asiutto poi loprendi espezalo in pezuoli come nocielle emetti in boccia chabia il chollo non troppo largo emettilo afuocho chome fai il solimato e nel principio con lento fuocho tanto nescha lumido epoi inforza esarra chome ilsulimato.
Ricietta dafare i spechi, prendi libre .1. disolfo elibre .1. ½ di pecie grecha elibre .v. di piombo elibre ½ di mercureo emetti ilpiombo afondere e quande fonduto togli largento vivo edaglile epoi glida laltre .II. sopra dette cose apocho apocho ardendoglile adosso epoi chai chosi fatto gitta il piombo ipiastrelle efane pezuoli esalvalo quando lai chosi choncio evogli fare lospecchio togli iltuo vetro etemperalo alfuocho epoi loschalda bene per modo vipossi fondere il detto piombo quande fonduto agira ilvetro eapicharossi.
Sopra fare dolcie loro disse petruccio. togli loro che tu vogli adolcire emettilo afuocho in choregiuolo bianchi echon charboni nuovi efondilo etiello bene chaldo edalli unpocho disolimato unpocho diboracie ovogli un opocho di mattone pesto eciaschuno ebuono eoltre almantacho chelli soffia dallato fa che tu abbi uno mantacho apetto edalli e dalli vento disopra e fa sia choperto dicharboni permodo chelsofio non gli vada adosso senza fiamma eguardalo alchuna volta esello vedi in coore de spechio eluciente come uno sagio in chopella sofiagli adosso con uno chanone in sulafaccia esevedi che non tema ilsofio erimanga ciaro elucido come ilsagio enon tema il sofio trallo egittalo caralo dolcissimo etutte queste disse petruzo erano verissime pruove.
Smalto di cholore di balasio trasparente che si chiama rufachieri. Prendi il vetro facto per meta evocholi overo cristallo chalcinati libre 5 e libre 5 disoda da bichieri edalli agueste V libre libre 1 disale di gromma emetti in fuocho efa vetro elasialo bene purificare epoi che facto togli alle V libre diquesto vetro mentre che fonduto libre 1 de crocho ferro δη dirame arso e δj di limatura dotone emeschiato ogni cosa insieme metti nelvetro emesta bene et guardalo dal fummo edalla fiama elpiu che puoi et sesieno dicholore ista bene esechondo lovogli pieno e ciaro arogi emancho emancho il crocho ferro e veratti bene facto. E piu dicie che per fare venirlo piu bello che gittando sopra ilvetro quando efonde del losso delle corne decastrone arse et chalcinate bianche nel fuocho bene peste estaciatte che fa piu bello e piu purifichato emestare cholvetro il detto osso.
Arifare lachanfora tieni questo modo abbi lachanfora chomella viene epestala bene epoi abbi uno fornello piciolo fatto come vedrai disegniato (7) qui apie emetti disopra nel dicto fornello una teghia murata amodo chestanno ichapegli dapartire efa chella teghia sia bene alta tanto chesia uno quarto dibrazo dal fondo alorlo eimpila diciennere istaciatta poi prendi una ampolla chome da inchiostro mache sia grande che tengha una metta della efa chel fondo della detta ampolla sia piano chome quello della teghia equandai così tutte le tue chose prendi sale commune preparato che non ischoppi pesto bene emettine nelfondo della detta ampola, tanto cheve nesia alto uno dito grosso. Esopra ildetto sale metti ladetta chanfora epoi sopra ladetta chanfora metti adogni libre dichanfora  6 di pesi disale armoniacho pesto amodo chome se mettessi formagio sopra lasagnie efacto che tuai così metti ladetta ampolla nella teghia dove sono lecieneri e fa chelampolla sia meza vota emeza choperta dalle cieneri etura la bocha disopra chonuna piastrella diferro edafuoco piana mente tanto chella vegi montare dalla parte dellampolla che rimaso vota efaciendo chosi larifarai bellissima e chiara come cristallo esulimerai tutta chiara ebella ella bruttura rimarra alfondo in su ilsale esia avisato chella chagione perche lisimette sotto ilsale chomune sifa perche non arda in sul fondo dellampolla el sale armoniacho lisida perche lasulimi meglio e piutosto.
A fare tuzia sechondo disse bartolomeo damodona chavea facta. Tolse libre .j. dilitargiro e onc. φ difricta di quella di che si fa ilvetro e tolse onc. .j. dantimonio etutte chose in sieme pesto emacino sottile e poi nstepo chollaqua per modo chera chome uno savone bene ispesso efacto chebbe chosi tolse uno ferro chome sarebbe una chaviglia da charro e debba dienamina schietta pesta e macinata sottile con laqua come se fosse uno savone bene inspesso e in questa cienamina misse il detto ferro siche tutto intorno sinbracto di questa cienamina o poi lo puose asechare e quando fusecho anchora lo ricoperse un altra volta con la detta cienamina e puose a sechare qundo fu secho al medesimo modo puose insu ildette ferro le sopradette 3 chose e tante volte velomise suso con mettere easughare chello vifece grosso due chostole dicholtello che intanto e poi asiutto mise il dicto ferro in fuocho diriverberazione chome farebbbe inuna fornacie di vasi di terra e perispatio di 6 adotto ore viene facta secondo che dicie.
A fare terzia sechondo me. N. Prendi parte una di litargiro e parte una di fricta da fare vetro e parte una di cienamina e onc. una dantimonio pesta e macina tutte cose insieme bene sottile a modo come uno favore bene ispesso poi prendi uno bastonciello di ferro odirame grosso come lovogli et sopra il detto bastone metti una coverta di cienamina macinata sottile che vi si mette suso a modo come si mette laciera insulle chandele e questo si fa perche la tuzia che voi fare non sapichi insulferro quando li darai fuoco. quandai chosi facto togli la prima sopradecta medicina che e a modo duno savore spesso e gittalo sopra il decto ferro elasia asughare e tante volte ve lo gitta e asugha che visia grosso quanto tu vogli poi chelai fatto a tuo senno metti il detto ferro in fuocho di fornace di vasi ditera dove abia il fuoco mezano non il magiore e non il minore e parmi tiverra beni facta sechondo mio giuditio.
A rifare e purgare bene lazuro almodo di N. togli la pietra delazuro de impasta sottile mente macinato o voi uno azuro che fosse brutto o male necto edichativo cholore. Poi togli di quella che usano di prendere ighottosi per guarire della ghotta chesia beni netto e mettilo al fuocho per modo diventi beni liquido e chonesso meschola bene la polvere dellazuro efai chome uno pastello sodo chome da fare pane bene soda e lasia posado ½ die.
Poi prendi uno sacchetto di pannolino sottile nuovo bene serato e mettivi dentro questo tuo pastillio e in uno pajuolo daqua beni chalda tanto che vi possi soferere la mano mena questo sachetto. quando ti pare muta laqua e lasia riposare lazurro alfondo che ne uscito e poi lonetrai e pollo in suna peza lina repieghata in molte dopie che resughera piutosto e chosi fa tante volte quanto vedi il tuo azurro escha bello. E quando lovedi non escha bello chome vogli pollo da parte e nonlo mescholare chol primo e chosi lotrarai molto bene. e se ti paresse duro ausire dagli laqua piu chalda che quanto piu sara chalda meglio nusira e quando narai tratto lazuro vedrai rimanere nel sachetto una bruttura chome mota laquale facie brutto lazurro. E quando lazurro chai tratto easiutto siuole purgare del pastillo onde usito accio che rimanga piu netto tieni questo modo. togli sapone molle eimpasta lazurro che vogli purgare con esso e fanne chome una pasta e lasialovi riposare entro uno di. e poi abbi uno sachetto nuovo forte chome quello di sopra eschalda dellaqua e menalo perentro chome faciesti di prima e usirà dal sachetto il tuo azurro netto e purgato chome quando faciesti di principio lavalo conlaqua tanto che sia bene netto e tutto metti poi sopra una peza lino in molti dopie che rasiughera piutosto e aralo bello e mollo asiughare al sole. E questo dicie N. aprovato. E cosi puoi dogni chativo azurro trarre il migliore per questo modo e penso che quello della magnia si farebbe per simile modo e penso che agiugniendo al primo pastillo la metà mele che farebbe molto meglio quello della magnia. Questo non dicho di pruova masechondo mia opinione.
A fare biacha i pochi prendi piombo e fondilo epoi che fondato abbi della biaqua trita e leva il piombo dal fuocho e chosi fonduto gittavi suso della biacha trita e mesta e mesta forte e chalcinerassi. E quando lai bene chalcinato togli chalcina viva e cienere di vagiello la più biancha che puoi avere e mischia insieme conla chalcina e poi togli di forte acieto e fallo passare per questa cienere e chalcina amodo di ranno otu le fa bulire nel detto acieto e poi lo sitilla per feltroe selai fatto bollire maselai facto passare chome ranno non bisognia stillare feltre e quando lai chosi facto serba quello acieto. Togli il piombo che tuai chosi calcinato e distendilo insu unasse oin su marmo espruzzavi suso di questo acieto e poi lasugha e vedralo diventarlo bianchissimo e fermentasi. e fa chosi piu volte tanto che labi atuo modo poi togli la tua biacha e macinala sottilmente e lavala bene si che nechacci tutta la salsedine ed arala perfetta e buona. rimatene quella così lavata edasiutta e mettila nellaqua e seglierai la grossa dala sottile perchel sottile va aghalla ed anuvola laqua el grosso va a fondo e poi lasciugherai e chocierai alentissimo fuocho e de facta.


LISIO SECONDO BATISTA CON TALCHO PERFECTO

Predi argiento solimatoe in bocia botata e messa in cieneri a solimare in questo modo chella stia nelle cieneri a giaciere chosie: (8) e da fuocho e solimera di sopra e quande sulimato e volgi la parte dove esulimato di sotto in sulle cieneri e solimerà dachapo e poiche esulimato anche lo rivolgi e chosi fatre volte ella terza volta tralo fuori epestalo sottile e mettilo insuso marmo alumido esolverassi in qua e quella seba poi fa davere aqua istillata di fiori di malva e delluna aqua e dellaltra meschela insieme per iguale parte queste aque chosi meste metti talcho macinato sottile edelle lo solverano messe al fuocho e poi lascia stillare le dette aque deltalcho alento fuocho. E quando sono istillate leva da fuocho eltalcho rimarrà congielato in fondo della bocia – il quale sia perfecto lizio da donne del quale dicie che una donna nella marcha ne guadagnio di gran danari e non sadoprava se non per done di gran signori. ».


Queste sole ricette, o egregio signore, ci ho trovate nel Codice scritte in volgare: ad esse seguono per altre quattro faccie ricette latine in altro carattere, forse degli ultimi anni del sec. XVM e in una, che qui mi piace anche trascriverle, è detto per fondere le bombarde:

Quando vis facere fusibilia ut pummardas et alia pone ad tres libras heris fini quinque, stagni fini et devenietut octone. Sed bummarda est melior de here puro si curreret – Optima fit de octone fino (quest’ultima avvertenza è di un altro carattere ed inchiostro, ma del tempo).

Il compilatore raccolse in questo codice quanto di più importante in fatto di alchimia correva ai suoi tempi e possedevasi forse in Italia, giusta il catalogo di opere di alchimia trascritto nel Codice stesso e proprio posseduto dal frate bolognese del monastero di San Proculo, a ragione creduto raccoglitore e trascrittore di questa importantissima collezione di trattati di scienze occulte. I quali venivano raccolti insieme sull’ultimo ventennio del secolo XIII e primo trentennio del XIV, poiché il raccoglitore vi nomina alchimisti suoi maestri o amici, da’ quali avea appreso speciali esperimenti o avuti libri a trascrivere, che appunto vivevano sullo scorcio del sec. XIII: come ad es. maestro Giacomino da Rialto provinciale, da Avignone, che scriveva il suo libro alchimico detto Archilacum, ex scientia Cardinalis Albi (v. c. 303 retro, antica numeraz.), e dava al nostro compilatore alcuni suoi speciali trattati (c. 313 retro, ant. numeraz.) insieme a capitoli di maestro de Seccha napolitano (c. 307-308 reto, ant. Numeraz.) e di fra Daniele da Cremona dell’ordine de’ predicatori, mentre fornivano eziandio il nostro compilatore di trattati, di capitoli e di esperimenti alchimici, un fra Michele de Sigolis (c. 313 retro, ant. num.), un fra Ramondo suo provinciale (c. 318, 319 ant. numer.), un fra Ugolino de caprona, un abate de Candeghio, un Guiglielmo de pño etc.. Le ricette poi in volgare del codice sono di un medico da Chieri, di un maestro Anselmo da Genova, di un Bartolomeo da Modena, di un Petruccio, di un Battista, che paiono anch’essi contemporanei alla trascrizione del codice. Ora si sa, o illustre Signore, che Giacomo da Rialto fioriva presso il 1280, e che Anselmo da Genova compose un empiastro pel pontefice Bonifazio VIII (9); e del tempo stesso si troverebbero, cercandoli, l’Andrea che in un luogo o nota del Codice (c. 416 ant. numeraz.) ha il titolo di pictor, e sarà stato degli antichi bolognesi, anteriori o contemporanei di Oderigi maestro e Franco Bolognese, e il Bartolomeo da Modena che doveva essere notissimo fra gli alchimisti e i chimici del tempo del trascrittore del nostro Codice, cioè della fine del XIII e principio del XIV secolo (10); se pure non sia quel Bartolomeo che fiorì appunto in Bologna come astrologo nel 1202, anno di data del suo trattato della Sfera, rimasto sino a noi. Né dovrebbero trascurarsi per la storia delle scienze occulte in Italia l’abate da Candeghio, l’Ugolino da Caprona e il maestro Sbarra o Sbarre o Isbarre (11), da Pescia (c. 416 ant. numeraz.), arabo (seracinus), e il fra Raimondo provinciale, nominati dal nostro raccoglitore come suoi amici o contemporanei, così come il Petruccio, che non sappiamo a quale città d’Italia si appartenga, ma che dovette pur essere anc’egli assai celebrato come l’Andrea e il Battista, autori siccome lui di ricette chimiche dal nostro accolte nella sua ricchissima miscellanea.
Il sig. Carini aggiunse al suo dotto discorso l’Elenco de’ Trattati e de’ Capitoli contenuti nel Codice Speciale (ora acquistato dalla biblioteca Comunale di Palermo), frai quali trattati è intromesso un elenco di opere di alchimia possedute dal Fra Domenico di San Proculo, e un dizionario alfabetico di varie sostanze chimiche col nome per lo più arabico interpretato in latino, oltre a due alfabeti greci colla pronunzia scritta di quel tempo, e un alfabeto ebraico e altri segni di alfabeto occulto per le scienze alchimiche o astrologiche (12). Colla guida di questo paziente studio del Carini, e con quanto si è riferito dal detto Codice per la parte volgare, di che il Carini non s’intrattiene, in questa lettera, potrà qualche dotto, o illustre Signore, studiare di proposito tanto importante Codice, e trarne cognizione (13) e luce che non si è tuttavia potuta avere o perché il Codice non è stato conosciuto che da pochi mesi, o perché non è stato sin oggi studiato che solamente per darne notizia, e più per amore che per professione di simili studi.
Voglia intanto, ill.mo sig. Commend. mantenermi sempre la sua benevolenza, e credermi di cuore
Palermo, addì 15 luglio del 1872,

tutto suo dev.mo
Vincenzo Di Giovanni


NOTE

(1) Come altrove notai (Filol. e Letter. Sicil., t. I, p. X) poté appartenere a questa biblioteca il codicetto delle Poesie di Aldobrando da Siena mandato al Gonfaloniere di Siena da un anonimo palermitano nel 1862, trascritto nel 1433 da un altro codice posseduto da Andrea Speciale, che pur egli l’avea fatto trascrivere da antica pergamena, secondo una nota di esso codice senese e dell’altro fiorentino, de’ quali diedero notizia il Bartoli e il Grottanelli, e si è intrattenuto il Conte Baudi de Vesme nell’Appendice alla Raccolta Arborese del Martini e nella Memoria sopra Gherardo da Firenze ed Aldobrando da Siena.
(2) V. Sulle scienze occulte del medio evo e sopra un Codice della famiglia Speciale. Discorso letto nell’Accademia di scienze e lettere di Palermo, etc., Pal. 1872, p. 97, XXXIII.
(3) Exemplum librorum alchimicorum quos habet reverendus frater Dominicus monacus monasterii Sancti Proculi de Bonomia habet (c. 387).
(4) La faccia comincia con parte di una ricetta che veniva dalla carta precedente già mancante ab antico, e trattava, siccome appresso si dice, della bianchigione del rame. Però è lasciato il frammento, e si trascrive dalla ricetta che comincia a metà pagina.
(5) Come aggiunta a piè di pagina si ha quest’altra ricetta: «Affare oro matto da dipingere togli (oncia) disto g. 7 (oncia) di sale armoniaco, 7 (oncia) dariento vivo 7 (oncia ) disotto 7 mestola insieme et soblima.».
(6) Seguono altre ricette, ma in latino: e però si va a p. 474.
(7) Nel margine del Cod. si trova la figura di un fornello con un’ampolla.
(8) Qui nel margine è la figura del fornello colla boccia coricata.
(9) V. Tiraboschi, Stor. Della Letter. Ital. T. V, p. 402, Milano 1822.
(10) Abbiamo argomento a stabilire questo tempo della trascrizione, cioè l’ultimo ventennio del sec. XIII e il primo triennio del XIV, dal trovarsi nel codice dato all’Aquinate il titolo di santo in un trattato, quando in altri si nomina semplicemente fra Tommaso d’Aquino, ora beato Tommaso. La canonizzazione del Santo Dottore fu fatta da Giovanni XXII in Avignone nel 1323, e quindi il trattato col titolo di santo è scritto posteriormente a quest’anno, siccome i trattati avuti da maestro Giacomino da Rialto sono de’ tempi del cardinal Bianco, cioè del 1262, che è il tempo stesso di maestro Anselmo da Genova, e di Bartolomeo astrologo.
(11) Questo cognome Sbarre si ha in Lucca in un poeta del sec. XVIII, v. Tirab., op. cit., t. VIII, p. 743.
(12) Queste cifre o caratteri occulti sono nel Codice qualche volta anche usati, e in una carta si fa rispondere in margine alla parola scritta con quelle lettere ignote la traduzione sanguis; si che credo doveva intendersi sotto que’ caratteri quanto non si poteva rivelare a tutti, e quel sanguis doveva essere sangue umano.
(13) Il Carini ha potuto anche notare quali de’ trattati alchimici che si leggono nel Codice siano tuttora inediti o sconosciuti: ed è cogli altri certamente assai importante il trattato su’ pesi e sulle misure del tempo, Liber de ponderibus.