Pagina on-Line dal 07/04/2012

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Questa traduzione dell’Epistola al Re di Napoli attribuita ad Arnaldo da Villanova, è tratta dalle pagine conclusive della “Concordanza de filosofi”, posta in appendice all’edizione del 1572 del “DELLA TRAMUTATIONE METALLICA SOGNI TRE, DI GIO. BATTISTA NAZARI BRESCIANO…” Brescia, Appresso Pietro Maria Marchetti
La “Concordanza” non è altro che la traduzione di parte di una raccolta di scritti latini attribuiti ad Arnaldo da Villanova, inclusi in diverse raccolte di scritti alchemici pubblicate tra il XVI ed il XVII secolo.
L’epistola occupa le pgg. 229-231 dell’edizione citata.

Per informazioni bio-bibliografiche sul Nazari e sulla sua opera si rimanda alla nota, a firma di Senior, che introduce la riedizione del “Della Tramutatione Metallica Sogni Tre” curata nel 1967 dalle edizioni Arché di Milano.
A parte qualche leggero intervento sulla punteggiatura, al fine di garantire una migliore leggibilità, sono state introdotte poche altre modifiche al testo. Sono state, ad esempio, distinte le V dalle U, inoltre, dove indispensabile alla comprensione del testo, è stata introdotta l’accentazione moderna, sono state sciolte le (rare) abbreviazioni dell’originale, è stato regolarizzato l’uso della maiuscola dopo il punto e nella citazione di testi ed autori. Per il resto, la trascrizione è conservativa. 

Massimo Marra

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Sappi o Re che li sapienti hanno poste nell’opere molte cose, & molti modi d’operare, cioè dissolvere & congelare, & hanno posti molti vasi & pesi, il che hanno fatto per acciecare gli ignoranti, & per dichiarare alli intelligenti l’opera predetta. Et nota o Re che li sapienti hanno denonciata l’opera sotto parole brevi, ancor che vi abbiano poste & aggionte altre parole, acciò non fossero intese se non per li sapienti. Ma li sapienti hanno detto che il lapis è uno solo, il quale è composto di quattro nature, lequali sono il foco, l’aere, l’aqua & la terra, ilqual lapis è lapis in similitudine & in tatto, ma non in natura; & si chiama lapis, overo una certa cosa composita.
Il composto mentre è ridotto  per la via dritta, è quello che si cerca, nel quale non è cosa alcuna superflua, overo deficiente, anzi tutte le cose che sono nel lapis, sono a lui necessarie, & non ha bisogno di nissun’altro, & il detto lapis è di una natura sola, & è una cosa sola, laquale nella decottione del foco ha diversi colori, inanzi che si faccia lapis bianco perfetto, & nota o Re che quando il detto lapis sta più nel foco tanto più s’acresce di virtù & bontà, il che non è così nelle altre cose, perché tutte le altre cose s’ardono nel foco & perdono l’humidità radicale, ma il detto lapis tutto solo nel foco sempre si migliora, & la sua bontà cresce, & il foco è il nutrimento dell’istesso lapis, & questo è uno delli segni evidenti a conoscere il lapis, il che intendi bene.
Ilqual lapis si divide innanzi alla operatione in due modi, il primo è corporale, l’altro  è spirituale, & uno esce dall’altro & è unito & si governa con  l’altro, & uno migliora l’altro, & li filosofi chiamano l’uno mascolino, & l’altro feminino, & nota o Re che quando li filosofi hanno nominato l’argento vivo, & la calamita,  dicendo congelate l’argento vivo nel corpo della calamita, che essi non hanno inteso dell’argento vivo volgare, che si vede,  ma hanno inteso che l’argento vivo è una humidità del detto lapis, & che la calamita non è quella che si vede vulgarmente,  ma hanno chiamato calamita tutto il composito, nel quale  è tutta la detta humidità che è l’argento vivo.
La qual humidità non è come le altre humidità, la qual humidità
corre nel foco, & nel medesimo seco dissolve tutto il composito, lo congela, lo fa negro, bianco & finalmente rosso, & così lo fa perfetto: & nota o Re che nell’opera non si mettono più cose, ma una solamente, né bisogna che si faccia trituratione alcuna, de mani,  né si deve aggiungere cosa lacuna col detto lapis, & nota o Re che la terra bianca si chiama lapis bianco perfetto, & la terra rossa si chiama lapis rosso perfetto, la qual terra bianca col governo della detta opera senza aiuto d’altra cosa si converte in rossezza; ma l’aqua overo argento vivo si chiama humidità, mentre esce della compositione overo lapis, è conversa tutta la compositione negra nel fondo del vaso, & così continuando il foco, l’istessa negrezza nella quale è l’humidità si converte in  diversi colori, & finalmente in bianchezza, la qual humidità si chiama ancora aere, ilqual aere overo humidità si meschia con la sua terra & con li altri elementi che sono nell’istesso lapis, si che si faccia una cosa bianca, & nota o Re che la detta humidità aerea laquale è l’argento vivo, è una cosa istessa con la sua terra predetta, & altri elementi che sono nel detto lapis, laqual humidità ancor che sia poca, è sofficiente a nutrire & a fare perfetto tutto il lapis, dal quale viene l’istessa humidità, & è da sapere che nella detta compositione overo lapis, sono il Sole & la Luna in virtù & potenza, & nelli elementi in natura, perché se queste cose non fossero nell’istesso composito, non si fariano di quello né il Sole né la Luna, & nondimeno non è l’istesso Sole, comme il Sole commune, né l’istessa Luna come la Luna commune, perché il Sole & la Luna che sono nella detta compositione, sono migliori di quello che sono nella natura volgare, perché il Sole & la Luna del detto composto sonio vivi, & gli altri volgari sono morti.
Havendo riguardo all’istesso Sole & Luna che sono nel detto lapis come s’è detto, benchè li filosofi habbiano nominato il lapis Sole & Luna a qual fine, perché nell’istesso lapis sono potentialmente, ma non visibilmente, & è da sapere che il lapis overo composito è solamente una cosa, & d’una sol natura, & in esso è tutto quello che a lui è necessario, & in esso vi è quello che lo migliora, & quello che lo fa compito, & non è questo composito, che è una opera d’alcuni animali o vegetabili; ma è una natura monda & chiara delle sue proprie miniere che si transmuta per il governo del foco, & si putrefa, si fa negra, & bianca, & rossa, & viene a più colori.
Et nota o Re, & sappi che hanno detto li filosofi fondete il corpo, & assatelo, si che si converta in aqua, il che s’intende del detto composito, che si funde & si congela, & all’hora si chiama terra; & nota che li filosofi chiamano aqua, mentre che il detto lapis è liquefatto con la sua aqua, laquale è fissa nell’istesso lapis, laqual aqua all’hora è corrente & bianca come aqua.
Et nota o Re, quando essi hanno detto, che si converte l’acqua in aere, che si deve intendere  che la detta aqua si congeli, & si converta in corpo che era innnanzi, & che il corpo sia tanto nel governo del foco si che si converta l’istesso corpo sottile & risolto in perfetta bianchezza & all’hora è chiamato da alcuni aere, ma quando si dice, che si converta l’aere in foco,  si intende che il detto composito che si chiama aere, stia nel foco gagliardo tanto tempo che si faccia rosso, & all’hora sarà compito al rosso, che si chiama foco overo Sole. Et nota o Re che d’un solo composito, & solo di esso si fa l’opera & non d’altro, ilqual composito piglialo puro, senza le immondezze che sono i  quello, cioè che sia mondo come bisogna, ilqual composito governalo nel foco con le sue nature,, & questo lo dei fare nel principio del governo del foco, perché in questo è tutto il difetto overo pericolo.
Et mentre questo è fatto, non può più oltra essere  alcuno difetto, & all’hora il foco deve essere fra il lento & il gagliardo sin che il spirito sarà separato dal corpo, & ascenderà sopra la terra, & restarà nel fondo del vaso il corpo morto senza  che il spirito sia in lui, & è segno che se si mette sopra il foco, & non funde, né fuma, già è compito quanto a questo passo, & mentre è così si riduca l’istesso spirito sopra l’istesso  corpo dal quale è uscito, il qual spirito è simile alle nuvole negre che portano l’aqua, perché questo spirito si chiama aqua di vita per la quale si sostiene questo corpo, & con la quale more, & dopo la morte si vivifica. Et nota che col detto composito vi è quello che mortifica, & vivifica l’istesso composito, & con l’istesso medesimo si fa bianco, & l’istesso composito si fa rosso senza aiuto di sorte alcuna estranea, parimente avertisci, che il foco nel principio dell’opera deve essere lento, nel secondo mediocre, nel terzo forte, cioè accrescendo a poco a poco il foco, si che il detto lapis si faccia bianco & ultimamente rosso.